Mercoledì 28 Maggio: Capitalismo di Rapina
Mercoledì 28 Maggio ore 21.00 a Lecco presso la “Sala conferenze della Banca Popolare di Sondrio” in Via Amendola, angolo Corso Martiri.
Saranno presenti Mario Gerevini, Vittorio Malagutti e Piero Ricca.
Le manovre intorno a Telecom Italia, il crac della Parmalat di Tanzi, l’ascesa dei nuovi finanzieri e non solo: il libro racconta la storia sotterranea del “capitalismo di rapina”. I percorsi occulti del denaro, un sottobosco poco illuminato dagli articoli dei giornali, che secondo gli autori spesso non vanno oltre i semplici verbali d’interrogatorio o le intercettazioni telefoniche. Gli autori seguono le tracce dei soldi, entità resa ormai sempre più astratta, tra conti bancari e giochi di sponda in Borsa, fino a ipotizzare complicità ad altissimo livello nelle grandi banche, nelle istituzioni, nel mondo politico, nelle autorità di controllo. Un’affollatissima galleria di personaggi: Fazio, Fiorani, Ricucci, Coppola, Gnutti, tutti finiti sotto i riflettori dei media per effetto delle inchieste giudiziarie, alle cui spalle vive e lavora una folla di banchieri, avvocati, fiduciari. Sono loro a essere definiti come i gran sacerdoti del capitalismo di rapina.
Ecco il video inerente alla questione “Capitalismo di rapina” girato in campagna elettorale da Qui Lecco Libera. Protagonista : Giancarlo Giorgetti, segretario nazionale della Lega Nord. Avete in mente la Lega che denuncia Roma ladrona e i misfatti dei meridionali? Bene, tutta fuffa. In realtà, nei palazzi, al telefono con i banchieri, spesso capita che questi leader d’altri tempi caschino nelle stesse procedure che anni addietro, sgolandosi, denunciavano.
Settimana scorsa son stati rinviati a giudizio Antonio Fazio, Fiorani, Frasca e Luigi Grillo (senatore del Pdl).
La cosa rende ancor più attuale e interessante il dibattito che si terrà mercoledì 28 a Lecco.
Da notare questa piccola precisazione : Luigi Grillo, rinviato a giudizio, è stato appena eletto presidente della commissione lavori pubblici. Siamo in ottime mani. Come al solito.
Di seguito vi incollo le dichiarazioni del suo legale : “Credo che il clamore della vicenda abbia indotto il giudice a disporre il rinvio a giudizio non ritenendo di assumere una decisione che per qualcuno non sarebbe stata in linea. Quanto a Grillo, è tranquillo – afferma il suo difensore – e del resto si è sempre sentito così perchè è consapevole di non aver commesso nulla di quanto invece gli viene contestato”.
A mercoledì!
mah. più di dieci anni fa ero leghista anche io. tesserato e militante. ne uscii strappando la tessera perchè stando dentro avevo visto che il cardine dell’azione del partito era più la corruzione e la scalata alla poltrona che il federalismo. in questi anni poi bossi & company ce l’hanno ampiamente dimostrato.
Se può interessare posto un articolo che ho letto sul “The Economist” (sole 24 inglese) riguardo Mediobanca, Draghi, Geronzi e gente varia…per far capire un pò come cambia l’informazione all’estero..
“One step forward, two step back” recita il titolo (un passo avanti e due passi indietro)
è un lavoretto tradurre e ricopiare, se non interessa risparmio fatica :)
Piffo
Posta pure, anche in inglese, ma soprattutto vieni domani sera!
Maicol
purtroppo stasera non posso, avevo già detto a Duccio, domani esame di storia economica…domani quando torno dall’esame lo traduco per chi serve …comunque quello che si può notare al volo è che si parla dei processi e condanne senza porsi problemi, anzi il giornalista si stupisce di come “Mr Draghi apparently turned a blind eye to the man’s legal problems” (il Singnor Draghi sembra che abbia scelto di non vedere i problemi legali dell’uomo [Geronzi]”
Italy’s Mediobanca From The Economist, June 21st 2007
ONE STEP FORWARD, TWO STEP BACK
AMID the loud chorus of approval for the youngish crowd dragging Italy’s banking system into the 21st century, it has been easy to miss a few dissonant notes. Though Mario Draghi, the central-bank governor, has approved cross-border takeovers, so far foreign banks are not at the top of the league. And the older generation of bankers, who for decades ran Italian banks like a gentlemen’s club, still seems to call too many of the shots.
How else to explain the goings on at Mediobanca, a renowned Milanese investment bank? It had recently started to shake off the legacy of its powerful founder, Enrico Cuccia, only to find itself in thrall to another old-style capitalist, 72-year-old Cesare Geronzi.
On June 27th Mediobanca’s shareholders are due to approve articles of association that will establish a dual structure of supervisory and management boards. Mediobanca’s managers hope that the new structure will allow them freedom to expand abroad and to increase activities like proprietary trading at home. Alas, the list of candidates for the supervisory board has an average age of 57, not much lower than that of the present board; and for a bank with international ambitions, there is a conspicuous lack of American names.
Too many look like anachronisms, especially the prospective chairman, Mr Geronzi, who chairs Capitalia, an Italian bank that agreed to be taken over by its bigger rival, UniCredit, in May. He appears to owe his job at Mediobanca to Alessandro Profumo, boss of UniCredit, even though Mr Geronzi is more at home in the political hurly-burly of Rome, from where Mediobanca has always kept a healthy distance, and has little international experience.
Mr Geronzi also has legal problems. In December he was sentenced to a year and eight months in prison, against which he is appealing, for involvement in a corporate bankruptcy. Courts in Rome and Parma are expected to decide in July on Mr Geronzi’s indictment for alleged responsibility in the collapse of two food companies. “Geronzi’s chairmanship will send a completely wrong message. It will be a kick in the teeth for [Mediobanca],” declares John Andrew, chairman of Eidos Partners, a boutique investment bank in Milan.
All of which should be unsettling for Mediobanca’s managers, led by Alberto Nagel. After Mr Cuccia’s death, aged 92, seven years ago, Mediobanca appeared to be doomed. It lost money in 2003, its back-room sway over business dynasties such as the Agnellis dissipated. Since then, its mergers-and-acquisitions business has bounced back, however, and in the year to July 2006 the bank made net profits of €494m ($601m).
Yet it is still partly a prisoner of its past. Its consumer-credit and leasing operations sit awkwardly in an investment bank. It also has large strategic stakes in Assicurazioni Generali, Italy’s biggest insurer, and in RCS Media Group, which owns Corriere della Sera, Italy’s main newspaper. Together they account for more than half of its €14bn value.
Mediobanca should be broken up, but that will not happen because it is governed by a shareholders’ pact that has Capitalia and UniCredit as its biggest members. The power of these pacts is a clear sign that Italian banking has not yet joined the modern age. That new stars such as Mr Profumo blatantly used them to support Mr Geronzi, and Mr Draghi apparently turned a blind eye to the man’s legal problems, does not reflect well on them either.
Ottima e istruttiva la serata da Voi organizzata su “Capitalismo di Rapina”, di mercoledi 28 maggio. Chiari e senza fronzoli i due relatori.
Una domanda ed una proposta sono rimaste inevase – per colpa mia – e che credo possano essere utili comunque porle all’attenzione vostra e dei frequentatori di questo spazio libero e necessario che è QLL.
La proposta è collaterale a quanto abbiamo sentito nell’incontro e ve la pongo dopo la domanda che è questa: “Tolto il capitalismo di rapina, cioè quello da aule di Tribunale, da “furbetti del quartierino”, che è stato ben descritto sia nel libro che nell’incontro stesso, resta e c’è un capitalismo altro, un capitalismo non dico buono ma socialmente profittevole?”
E se c’è chi è, chi sono? Possono essere veramente, e specularmente, quelli che hanno combattuto e arginato i “furbetti”?
Vedasi l’esempio della scalata a RCS Corriere della sera. Che, come hanno detto i relatori, era visto da Ricucci e soci come il potere alto (nobile)?
Forse perché in quel salotto, nei posti di comando e non di contorno, siedono i Tronchetti Provera con Pirelli, i Ligresti con la Fondiaria–Sai, i Geronzi con le Generali, i Pesenti con Italcementi, gli Agnelli con la Fiat, i Della Valle con Dorino, i Benetton di Autostrade con Edizioni Holding…?
Il capitalismo è ridotto ad avere questi come rappresentanti? E se si, si può essere contenti?
Ed a Lecco come siamo messi?
Io credo, e qui concludo con la proposta che QLL debba focalizzarsi decisamente di più anche e soprattutto sull’ambito locale. Campagne e denunce, riflessioni e pareri su temi del territorio. (ottimo, se si evolve, il post su Madonna della Sfiducia, lì tutto si sa serve solo costringere la gente a vedere)
Per stare al capitalismo di rapina le vicende Leuci e ancor più Riello/Beretta di questi ultimi tempi sono paradigmatiche e meritano inchieste, denunce, indignazione e anche informazione diffusa. Nonché vivaddio sostegno ideale e concreto agli operai che sì forse oggi, toccati direttamente, rialzano la testa, ma c’è bisogno di voi. L’indignazione sociale non è ancora percepita.
A margine la vostra videocamera potrebbe monitorare quanti esercenti – il epricolo non eprcepito – ad ogni acquisto vi rilasciano lo scontrino fiscale.
Un bell’autosondaggio
Bisogna fargli assaggiare l’asprezza dello scontro e voi con le vostre idee, vitalità, estrosità, e la vostra videocamera, potete dare il un contributo per far argine al capitalismo più o meno dichiaratamente di rapina.
Dice il Talmud: Non ti è imposto di completare l’opera, ma non sei libero di sottrartene.
bravi
paolo
Cavolo ho la febbre a 39…che lavoro che mi fate fare :)
Spero che qualcuno lo legga! in alcuni punti ho ritenuto necessario un mio intervento (per spiegare termini oppure per commentare brevemente)…i miei interventi sono tra parentesi quadre
Dal “The Economist” – 21 Giugno 2007
UN PASSO AVANTI, DUE PASSI INDIETRO
Nel centro del coro di applausi di approvazione per la massa giovanile portata con difficoltà dal sistema bancario italiano nel 21esimo secolo, ci si è facilmente scordati di alcune note dissonanti. Sebbene Mario Draghi, il governatore della banca centtrale, ha approvato un acquisizioni [di azioni] internazionali, fino ad ora le banche straniere non sono in cima alla competizione [cioè non arrivano a prendere azioni delle banche….aggiungo io ci sarà un motivo…].
E la vecchia generazione di banchieri, i quali per decenni hanno trattato le banche Italiane come un club per gentiluomini [espressione colorita], sembra che ancora diano gli ordini. [cioè comanda la vecchia generazione]
Come spiegare diversamente i movimenti di Mediobanca, una famosa banca di investimenti di Milano? Essa ha recentemente iniziato a rimuovere l’eredità del suo potente fondatore, Enrico Cuccia, solo per ritrovarsi sotto il controllo di un altro capitalista vecchio stampo, il 72enne Cesare Geronzi.
Il 27 Giugno gli azionisti hanno pianificato di approvare articoli di associazione che di fatto creano una struttura “duale” del tavoli di comando. I capi di Mediobanca sperano che la nuova struttura consentirà loro libertà di espandersi all’estero e si incrementare le attività quali il commercio dei Marchi [nel senso, delle marche famose, marca è Nike, marca è ferrari ecc]. Sfortunatamente, la lista dei candidati per il tavolo di supervisione ha superato l’età di 57 anni, non molto meno del tavolo odierno; e per una banca con ambizioni internazional, c’è una cospiqua assenza di nomi Americani…. [cioè gli Americani non vengono certo a finanziare Mediobanca per espandersi, e senza soldi americani dove vuole andare Mediobanca???]
Troppi appaiono gli anacronismi, specialmente il futuro presidente [di Mediobanca], il Sig. Geronzi, che è il presidente di Capitalia, una banca italiana che permette di essere aggredita e superata dal suo acerrimo rivale, Unicredit, anche se il Sig. Geronzi si trova più a suo agio nella politica confusionaria di Roma, da dove Mediobanca ha sempre mantenuto una distanza di sicurezza, ed ha una piccola esperienza internazionale. [credo si voglia dire che la banca che gestisce geronzi va a rotoli, quindi immaginiamoci mediobanca…e lancia un’accusa a geronzi riguardo le sue amicizie politiche…]
Il Sig. Geronzi ha anche problemi legali. A Dicembre he stato condannato ad 1 anno ed 8 mesi di prigione, sentenza contro la quale si è appellato, e l’accusa è responsabilità in una bancarotta di una corporazione. La corte di Roma e di Parma stanno aspettando, decideranno a Luglio sulle accuse rivolte a Geronzi sulle presunte responsabilità nel collasso di due compagnie alimentari.
[per chi non si ricorda, vergona…guardate qui http://www.repubblica.it/2003/g/sezioni/economia/cirio/geronzi/geronzi.html ]
“La presidenza di Geronzi vorrà dire mandare un messaggio completamente sbagliato. Sarà un calcio nei denti per Mediobanca” ha dichiarato John Andrew, presidente di Eidos Partners, una piccola ed esclusiva banca di Milano.
Tutto questo sarà destabilizzante per i managers di Mediobanca, ha aggiunto Alberto Nagel. Dopo la morte del Sig. Cuccia, a 92 anni, sette anni fa, Mediobanca sembrava che fosse condannata. Ha perso soldi nel 2003, il suo controllo dietro le quinte dalle dinastie come quella degli Agnelli si è dissipato. Da allora, il suo business di compra-vendita sono diminuiti a gran velocità, anche se, nel Luglio 2006 la banca fece profitti di 494.000 euro (601.000 dollari).
ANCORA E’ PRIGIONIERA DEL SUO PASSATO. Il suo credito ai consumatori e le operazioni di leasing [prestare tanti soldi per un macchinario in parole povere] arrivano con difficoltà in una banca di investimento. [cioè lui dice: Sbaglia strategia! non siamo più nel dopoguerra qndo il costo di un macchinario era copribile da una banca piccola come Mediobanca]. Ha anche una partecipazione nelle Assicurazioni Generali, la compagnia di assicurazioni più grande in Italia, e in RCS Media Group, che controlla il Corriere della Sera, il principale giornale italiano. Insieme queste partecipazioni coprono più della metà del suo valore di 14 Miliardi di euro.
Mediobanca vorrebbe essere frammentata, ma questo non accadrà perchè è governata da un “patto tra azionisti” che ha in Capitalia [presidente Geronzi, ndr], e UniCredit i suoi più grandi membri. [in poche parole inciucio all’italiana].
Il potere di questo accordo è il chiaro segno che il sistema bancario italiano non ha ancora raggiunto l’età moderna. Nuove persone emergenti come il Sig. Profumo senza cercare di nasconderlo era abituato a supportare il Sig. Geronzi, e il Sig. Draghi apparentemente sceglie di non vedere i problemi legali dell’uomo [Geronzi], che non sono abbastanza chiamati in causa da tutti e due [sogg:i problemi legali di Geronzi].
Commenti? io farei attenzione non tanto al caso bancario italiano, ma:
1. Signor Geronzi, come ne parla in totale liberta’ senza nascondere giudizi, processi, strategie che lui ha compiuto…
2. come parla del losco tra i banchieri
poi non so magari ha stimolato qualcos’altro non so, spero che lo leggiate almeno ;)
Piffo
Piffo, grazie del contributo!
personalmente non sono molto ferrato in ambito economico, ma qualche riflessione ogni tanto la faccio. L’Italia dovrebbe essere un paese molto allettante per le banche estere. Questo perché siamo abituati a essere letteralmente spellati vivi dalle banche, che ci infliggono infiniti balzelli, costi di chiusura conti, etc. Basta pensare ai mutui. Le banche dovrebbero essere obbligate per legge a garantire costi zero per il passaggio dei mutui da una banca all’altra ma questo non accade. Anzi quando lo fanno lo evidenziano come plus addirittura nella pubblicità!
Ma nonostante questa appetibilità, perchè si vedono poche banche estere da noi? Bah non so la risposta, ma credo siano sostanzialmente disorientate, come molte altre realtà che non capiscono (e a ragione) come gira il fumo in Italia, ergo se ne tengono lontane.
Io lavoro in un ambiente decisamente internazionale. Se alcuni anni fa i miei colleghi stranieri mi chiedevano come mai accadevano certe cose in Italia, oramai non lo chiedono neanche più. Rinunciano a capirci e ci lasciano affogare nei nostri problemi tenendosene alla larga, e non gli do torto, anzi…
Maicol
Il problema, non solo economico, dell’Italia è che è gestita male, cioè non ha una gestione ben organizzata…le banche italiane vanno bene si, per carità, ma le banche estere non prendono azioni da noi, perchè siamo sobbalzanti, siamo imprevedibili….
nel 1930-40 si sono accorti che il Banco di Roma (che allora poteva emettere banconote) non aveva più liquidità e si è messo a stampare i doppioni delle banconote!!! una cosa incredibile!!
Voglio dire il sistema italiano non va male, ma: 1.i profitti non sono reinvestiti, cioè i managers e i “capozzi” se li intascano, 2. le banche italiane non hanno esperienza internazionale, e verrebbero affossate dai rivali, è per questo che gli stranieri non le prendono
Io a diffrenza di Maicol non sono così convinto che le banche estere non ci siano in Italia.
Guardiamo non solo l’insegna ma anche le partecipazioni azionarie nelle varie Banche
quindi andando oltre Deutsche Bank (la impopolare lecco) la Banca Nazionale del Lavoro (BNP/paribas) decine di banche – grandi – hanno aprtecipazioni rilevanti e pesanti di garndi gruppi esteri bancari/assicurativi
la stessa intesa, la Popolare milano, Unicredit, Monte Paschi, Pop Bergamo, Italease, Credito Emiliano, la stessa banca generali ecc ecc
se pensi che fino a pochi anni fa c’era un Governatore fissato con l’Italianità delle banche….
Io sono molto più convinto che le banche – italiane ed esetre – sino coloro che non soolo sanno coem gira il fumo in Italia ma lo facciano girare.
Il potere della finanziarizzazione dell’economia, a discapito dell’economia reale è un lemento da studiare
il potere ed il ruolo dei paradisi fiscali, di uan tassaaione del profitto che in italia è irrisoria (più bassa di quella del lavoro)
chi è che detiene il debito pubblico italiano (i cittadinio con le loro miserande quote di bot/cct/btp ed altri titoli di stato o i fondi e gli investitori istituzionali italiani ed esteri?)
E’ la rendita ed il profitto che dobbiamo combattere e far capire al lavoratore che è il proprio nemico numero 1°.
Può bastare citare un dato della Banca mondiale: E cioè che in Italia, gli ultimi 25 anni hanno visto la quota dei profitti sulla ricchezza nazionale salire a razzo, amputando quella dei salari, ed arrivare a livelli impensabili.
Otto punti in meno, rispetto a vent’anni fa.
Una cifra enorme, come possiamo intuire. Per capirci, l’8% del PIL di oggi è uguale a 120 miliardi di euro. Dato ratificato dalla Banca Mondiale (Bank of International Setttlement e Interational Monetary Fund).
I lavoratori dipendenti, insomma, trasferiscono ogni anno fra i 5000 e i 7000euri ai percettori di profitti.
altro che Rom e zingari
Dovreste fare, voi di QLL un lavoro di sensibilizaaizone sulle banche :-)
un abbraccio
paolo
Non volevo intendere che gli azionisti stranieri non entrano con le loro banche in Italia….ma che gli azionisti stranieri non entrano con partecipazioni azionarie nelle banche (come nell’articolo si cita Mediobanca, fatta quasi al completo di azionisti Italiani o privati stranieri ma NON banche straniere)
le banche straniere ci sono in Italia, si vedono :) è un mercato anche questo
d’accordo sul resto (combattere la rendita, anche solo informare….metterla in relazione con l’inflazione, vedi subito che i soldi che si lasciano in banca vanno a svalutarsi…ci ci gudadagna son loro che i tuoi soldi li usano per investire, manovrare, cambiare ecc e gira che ti rigira loro han gudagnato con i tuoi soldi.(punto). e tu ci hai perso.(punto)