Consoliamoci

E’ impietosa la classifica redatta e pubblicata da Transparency, l’organizzazione internazionale contro la corruzione. L’Italia piglia un bel 4 in pagella nella materia “corruzione percepita”. Rimandata al posto. Al 55esimo posto. Poche file più avanti stanno Cile, Corea del Sud e Costarica, per dirne alcune. Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda sono le solite saputelle. Ultima la Somalia.

I criteri di composizione della classifica pubblicata recentemente son molto complessi. Sostanzialmente si basano sul “livello secondo il quale l’esistenza della corruzione è percepita tra pubblici uffici e politici”. Secondo Quintiliano Valenti, rappresentante di Transparency Italia, il settore peggio gestito è proprio quello della sanità. Del Turco aveva visto giusto.
Di fronte ai dati poco sopra elencati, il Governo Berlusconi – con il beneplacito di una fetta della “opposizione” – ha individuato una soluzione. Un rimedio contro l’imbarbarimento del Paese. Il “lodo consolo”. Il “lodo” prende nome dal deputato Giuseppe Consolo, aennino. Avvocato. Il progetto di legge venne presentato l’otto maggio di quest’anno. Doveva esser vagliato nella commissione competente. Di
fronte al tasso sconvolgente di “corruzione percepita”, il pdl harotto gli indugi. Massima urgenza. Massima priorità.

Urgenza per sconfiggere la corruzione italiota? No. Il “lodo Consolo” se ne infischia altamente di corruzione o di “lotta alla corruzione”. Se ne infischia del malaffare dilagante e della peste bubbonica rappresentata dalla speculazione. Sostanzialmente il nuovo disegno di legge marchiato An recita così: sei ministro? Sei immune.
Un “lodo Alfano” in versione small. Un dono per gli uomini del Capo. Un riconoscimento. Un presente.

Liana Milella, su Repubblica, così tratteggia la portata innovativa del lodo Consolo.

“Una leggina, due articoli in tutto, che rivoluziona le regole costituzionali per i reati ministeriali, quelli commessi da soggetti che sono, o sono stati, ministri. Un giochetto facile facile. Rendere obbligatoria la richiesta di autorizzazione anche per i reati che, a parere del tribunale dei ministri, non meritano una copertura ministeriale e quindi, stando alle norme attuali, devono essere valutati e investigati dalla procura. Se, a parere dei pm e dei giudici, il delitto è stato commesso, il soggetto va a processo come un normale cittadino”, e ancora prosegue, “Con una legge che mette sullo stesso piano chi è ministro e ha commesso un reato nell’ambito delle sue funzioni, e quindi, in base all’articolo 96 della Costituzione, gode di una parziale tutela in quanto spetta alla Camera o al Senato dare il via libera all’indagine, con chi invece è pur sempre ministro, ma ha commesso un delitto nelle vesti di normale cittadino. Consolo pretende che il tribunale dei ministri trasmetta il fascicolo “con relazione motivata al procuratore della Repubblica per l’immediata rimessione al presidente della Camera competente”. Una surrettizia autorizzazione che verrebbe garantita a un comune cittadino giudicabile per un reato commesso in coincidenza con la funzione di ministro, ma al di fuori del suo lavoro di membro del governo. Un’indebita protezione ad personam, una sorta di invito a delinquere, perché tanto le Camere, come la storia cinquantennale dell’autorizzazione a procedere dimostra ampiamente, sono sempre pronte a negare ai giudici la possibilità di indagare”.

Giuseppe Consolo (nella foto) è avvocato del ministro per le Infrastrutture e i Trasporti Altero Matteoli, Alleanza Nazionale. Matteoli, nel 2005, viene messo sotto inchiesta a Livorno, quando era ancora ministro dell’Ambiente, per favoreggiamento. Telefonava, secondo i pm, al prefetto livornese Vincenzo Gallitto per informarlo che c’erano indagini sul suo conto (di Gallitto) nell’ambito dell’inchiesta “mostro di Procchio”, una paludosa vicenda fatta d’abusi edilizi e complessi residenziali nell’isola d’Elba.

Sempre Liana Milella: “Il tribunale dei ministri del capoluogo toscano decise che quel reato non aveva niente a che fare con la funzione di ministro ricoperta da Matteoli e rispedì le carte alla procura. Matteoli non si dette per vinto. Divenuto nel frattempo senatore convinse la Camera a sollevare un conflitto di attribuzione contro
Livorno per la “ministerialità” del reato. La Consulta lo considera ammissibile e dovrà pronunciarsi. Nel frattempo il processo è congelato”.

Con il “lodo Consolo”, conoscendo l’abitudinaria inclinazione del nostro Parlamento a votare contro le richieste d’autorizzazione presentate dalle procure, il processo verrebbe definitivamente spazzato via.
Buttato nel cestino. Matteoli risulterebbe così immune. Come un super-eroe. Come il Capo.
Sistemati i ministri, poi bisognerà pensare ai parlamentari.

“La politica è l’arte di impedire alla gente di impicciarsi di ciò che la riguarda.”
Paul Valéry

Duccio Facchini

Un pensiero su “Consoliamoci

  • 12 Novembre 2008 in 19:26
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    Non so chi sia Valéry, ma ha detto proprio una figata. Ci si vede il 24 se possibile.

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