Sorpresa

Servizi pubblici locali di rilevanza economica

1. Le disposizioni del presente articolo disciplinano l’affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, in applicazione della disciplina comunitaria e al fine di favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale, nonche’ di garantire il diritto di tutti gli utenti alla universalità ed accessibilità dei servizi pubblici locali ed al livello essenziale delle prestazioni, ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettere e) e m), della Costituzione, assicurando un adeguato livello di tutela degli utenti, secondo i principi di sussidiarietà, proporzionalità e leale cooperazione. Le disposizioni contenute nel presente articolo si applicano a tutti i servizi pubblici locali e prevalgono sulle relative discipline di settore con esse incompatibili.
2. Il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali avviene, in via ordinaria, a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite[…]
5. Ferma restando la proprietà pubblica delle reti, la loro gestione può essere affidata a soggetti privati.[…]
(10. d.) tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica in materia di rifiuti, trasporti, energia elettrica e gas, nonche’ in materia di acqua.”

Con queste poche parole, dette peraltro sottovoce, il governo Berlusconi da il via alla privatizzazione dell’acqua. Queste poche parole costituiscono l’articolo 23bis del decreto 112 del ministro Tremonti, convertito in legge 133.
Ma quella non è mica la finanziaria per la quale si lamentano gli studenti?
Eh sì, la famosa 133. La stessa legge per cui tutto il mondo della scuola, dalle elementari alle università, è attualmente in mobilitazione. E mentre si manifesta (giustamente) contro il maestro unico, i tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario, il blocco del Turn Over e via dicendo, il governo ha sancito che l’acqua è una merce e che dunque può essere gestita da una qualsivoglia multinazionale, un po’ come già succede per l’acqua in bottiglia.
Quali saranno le conseguenze?
Le possiamo facilmente immaginare: se un bene da pubblico diviene privato significa prima di tutto che il prezzo del suddetto bene non sarà più deciso dallo stato ma dal privato, il quale sarà libero di raddoppiare, triplicare, il costo ora basso dell’acqua per trarne il maggior profitto. Se non puoi pagare, loro ti chiudono il rubinetto.
Bè giusto, se non paghi un servizio, perdi il diritto di averlo. Non è che puoi telefonare tutto il giorno e poi pretendere di non dover pagare la bolletta.
Eh, aspetta un attimo, non stiamo parlando un bene di consumo qualsiasi, ma dell’acqua! L’acqua è un bene di primaria necessità per l’essere umano, è indispensabile per la vita. L’essere umano è composto per il 70 % di acqua: dare un prezzo all’acqua vuol dire dare un prezzo all’essere umano, alla vita.
Ma si dai, figurati se un privato ti alza così tanto il prezzo dell’acqua …
Basta dare un’occhiata alle città dove la privatizzazione dell’acqua è già avvenuta. Ad Aprilia (Latina) è la multinazionale Aqualatina (Veolia) a gestire l’acqua e questa nel 2005 ha deciso di aumentare le bollette del 300%. Molte famiglie quell’anno si rifiutarono di pagare le bollette e cosa successe? Acqualatina mandò vigilantes e carabinieri a staccare i contatori o a ridurre il flusso dell’acqua di chi non pagava.
Tanto io l’acqua del rubinetto non la bevo…
Tralasciando il fatto che comprare l’acqua in bottiglia è inutile nonché dannoso per l’ambiente (pensiamo solo a tutta quella plastica da smaltire…), l’acqua non serve solo a bere, ma anche a cucinare, a lavarsi, a pulire… Si calcola che un uomo medio necessita di almeno 50 litri d’acqua al giorno, ed essa è un prodotto che non può essere sostituito
Ma ci sarà qualcuno a garantire la nostra tutela!
Purtroppo no. Le Ifi (Isituzioni Finanziarie Internazionali) non hanno garantito che i programmi di privatizzazione non danneggeranno la popolazione e il pianeta. La Banca Mondiale ripropone semplicemente un modello di sviluppo basato su grandi infrastrutture e promuove un sempre maggior coinvolgimento del settore privato, senza identificare doveri e responsabilità di questo.

No, non è un’intervista. Ho solo provato a rispondere a quelle banali domande che spesso mi vengono poste da persone poco informate quando si parla di una questione come la privatizzazione dell’acqua. Altri approfondimenti su quest’argomento, più dettagliatamente trattati, sono gia presenti in questo sito, sotto la voce “Luce sull’acqua”. Ora però una domanda la vorrei porre io. Dov’era l’opposizione il 5 agosto, quando il Parlamento ha votato l’articolo 23bis? Perché non ha detto niente? Perché non ha fatto niente? Perché questo fatto non è stato sottolineato dall’informazione?
Dopo tanta mobilitazione su questo tema, tante assemblee, tante firme raccolte, ecco piombarci in testa da un giorno all’altro, nell’indifferenza più totale, questo macigno sottoforma di notizia: Sorpresa! Promulgata la legge sulla privatizzazione dell’acqua.
Aspettiamo quella sulla privatizzazione dell’ossigeno…

Laura Isacco

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