Alessandro Maggioni, Brianza Malinconica
24 dicembre 2008
Nella mattina in una passeggiata prefestiva verso S. Tomaso, approfitto del sole caldo di questi giorni, prima della neve e del gelo previsto per fine anno. Nella salita incontro persone, alcune sole, o in piccoli gruppi. Le saluto, come da cortesia, ricambiano. Ma mentre proseguo non riesco a togliermi dalla testa un pensiero. In più di un caso qualcuno avrebbe volentieri evitato questo breve momento sociale, il tono, molle e leggermente scocciato, ne tradisce le intenzioni. Qualcuno ha proprio evitato il mio sguardo, forse troppo osceno e bramoso di esprimere il saluto.
Perchè?
Qual’è il motivo che li rende così duri e impermeabili al sorriso? Forse la crisi finanziaria, dei mutui, quella morale e tutto ciò che ne prosegue? o il cv del prossimo presidente usa, troppo poco allineato a quelli precedenti? Il pensiero di un ritiro delle patente per un bicchiere di vino in quota?
Non credo, queste situazioni sono recenti e contingenti, ho il sospetto che c’entri qualcos’altro.
Qualcosa di più strutturale,interno, nascosto, che attraversa età e strati sociali, e si rivela in svariate manifestazioni. Dall’impiegato agli uffici pubblici inutilmente scortese e poco gentile, alla commessa che squadra prima di salutare. I discorsi molesti sul treno del mattino, con quella sensazione che il tuo vicino ti possa fregare, sempre e comunque, se non tieni la guardia alzata. Chi ti fa pagare il supplemento di 80 centesimi se chiedi un bicchiere d’acqua dopo il caffè. Più in generale, l’impossibilità di rendere la vita più facile alla persona di fronte.
Ecco, questo mi fa sorridere, soprattutto se penso che spesso la Brianza si dipinge come luogo di gente solidale e pronta ad accorrere nel momento del bisogno. La solidarietà sta nelle piccole cose e azioni che rappresentano la grande parte dei nostri giorni, questo significa aiutare le persone.
E’ evidentemente bello (e non scontato) sapere che nel caso di una frana o qualunque imprevisto ci siano persone pronte e attive nel reagire e dare una mano, ciò mi rende fiero e sicuro,ma parlo di altro. Parlo del fatto che quando vado a donare il sangue, i donatori nella sala d’attesa sono più silenziosi che al cimitero! Non si parlano, nemmeno una parola! E’ l’orario troppo mattutino?
Il perchè di questa lettera? Perchè so che mentre trionfalmente andiamo avanti, e il fatturato cresce, e i ‘nostri’ giovani sbellicati da chissà cosa bevono tanti cocktails (e magari un po’ brilli vanno a dare qualche sganassone a chi l’aperitivo non può permetterselo), la parte di umanità rimpicciolisce.
Nello scendere da S. Tomaso, ascoltando musica, vedo un po’ più avanti tre signori dai capelli bianchi che parlano e ridono. Tolgo le cuffie, li saluto, ricambiano allegri. Forse l’età rende più leggeri?
Tanti auguri, il 2009 sarà bellissimo.