Ma diamo i numeri?!

Si può dire senza dubbio che allo stato attuale le fonti di informazione più attendibili siano Internet e i quotidiani. Chi si dedica all’analisi e allo scandaglio di queste due fonti snobba, o per lo meno guarda con occhio molto critico, i telegiornali, specie quelli di regime. Anche io spesso, leggendo il giornale, talvolta tendo inconsciamente a fidarmi, a prendere per buono. Certo, il discorso va riferito a fatti di cronaca e di politica, su cui ormai bene o male i più grandi quotidiani nazionali sono in accordo.
Detto questo, mi rimangio quello che ho detto. O per lo meno mi trovo costretto a rendermi conto che non è sempre così. Mi rendo conto, soprattutto, del fatto che su alcuni articoli non ci sia tanto uno schieramento ideologico, quanto alcune palesi stupidaggini. Palesi per chi legge.
Leggendo, alcuni giorni fa, un quotidiano con amici, ho trovato un curioso esempio di questo, se si può chiamare così, imbroglio. O messaggio subliminale.

Questione scottante di Gaza. Invasioni, bombardamenti, centinaia e centinaia di morti.
Ma… Quante sono queste vittime e, soprattutto, che tipo di vittime sono?
La Repubblica del 7 gennaio ha come articolo principale proprio la questione Arabo-israeliana e in esso riporta alcune cifre. Ad una prima occhiata, nell’intestazione del pezzo, si vede che i morti palestinesi sono circa 500. E fin qui tutto bene. Si vede che i morti appartenenti ad Hamas sono circa 140. E fin qui lo sapevamo anche noi.
Ma ecco il colpo di scena… In un cerchio azzurro si legge che i morti civili nella striscia di Gaza sono “soltanto” ¼ dei 500 sopra citati.
Non ci sono delle lievi contraddizioni? Fino a prova contraria, secondo le altre cifre, l’ ¼ dei morti sono quelli di Hamas, quindi i civili sarebbero i restanti 460. Fino a prova contraria il 25% di 500 non è certo 460!
Ma non finisce qui. Più sotto, nell’articolo che pochi leggono visto che i più si fermano alla lettura dei titoli, vengono riportati ancora numeri, ma stavolta sono diversi. Stavolta si parla di una stragrande maggioranza di morti civili.

Ma diamo i numeri? Da cosa deriva questa contraddizione? Avrei da fare alcune osservazioni:

1) Le cifre riportate sono divulgate dal governo di Israele, il quale non ha certo interesse nel dire che la stragrande maggioranza dei defunti è civile;
2) Visti gli obiettivi colpiti e dichiarati dallo stesso stato ebraico (scuole, ponti, dighe, gallerie e infrastrutture civili anche bombardate ripetutamente, oltre che sedi dell’ONU e convogli di aiuti umanitari) è a mio parere impossibile che il numero di morti sia così basso dopo una settimana di offensiva ininterrotta;
3) Sempre riferendosi agli obiettivi colpiti dall’esercito israeliano, come è possibile che bombardando a tappeto una città vengano uccisi guardacaso proprio i leader di Hamas e nessun altro se non accidentalmente? O hanno una mira formidabile e sanno che il nemico si trova guardacaso proprio in gallerie e scuole, o mentono spudoratamente. Voi che dite?
4) Come è possibile che uno dei maggiori quotidiani nazionali contenga nell’articolo di testa un tale controsenso? Non è che vengono riportati dati “confortanti” nei titoli sfogliati dai lettori poco seri mentre i veri numeri del terrore sono pubblicati nel bel mezzo del lungo e “noioso” articolo?

Come considerare questi numeri? Quali sono quelli veri? E soprattutto perchè un giornale come Repubblica si trova probabilmente costretto a fornire dati così sconclusionati? Forse per coprire un’azione deprecabile che tuttavia, essendo lanciata da nientepopòdimeno che Israele, è esente da critiche?
Perchè tutti i politici del mondo dicono “Necessaria una tregua”? Bella scoperta, chi non vorrebbe una tregua? Perchè nessuno dei potenti condanna questa carneficina e se ne sta beatamente in silenzio e taccia di Antisemita chiunque osi anche solo accennare alle colpe di Israele?

Da qui ho riflettuto sulla reale obiettività dei giornali riguardo ai dati numerici che forniscono. Chiaramente non posso pretendere imparzialità ideologica, sarebbe sbagliato. Però non mi capacito del perchè si sia commesso un tale “errore”. Se il controllo dell’informazione si è esteso addirittura ai quotidiani nazionali, come è già stato fatto in passato, su temi caldi come il conflitto in corso in medio oriente (sui numeri del quale c’è ben poco da mentire), come considerare quindi questi dati?
Sopra ho parlato di messaggio subliminale. Perchè? Perchè di questo si tratta, di un imbroglio che non si vede, latente tra le fitte righe del quotidiano che dicono al lettore medio: “ma chi me lo fa fare di leggermi ‘sto popò di roba?”.

Nicola Fumagalli

10 pensieri riguardo “Ma diamo i numeri?!

  • 30 Gennaio 2009 in 16:01
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    Io da amici palestinesi ho sentito un numero che va addirittura (di poco) oltre i mille… mi pare dicessero intorno alle 1100 vittime civili.

  • 30 Gennaio 2009 in 20:30
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    L’ inaffidabilità dei media nazionali è stata nuovamente dimostrata proprio in questi giorni.
    La manifestazione in Piazza Farnese, organizzata principlamente dall’ Associazione dei Familiari delle Vittime per Mafia in sostegno a Apicella, De Magistris e Forleo è stata totalmente oscurata e rimasti ignoti i contenuti degli interventi del fratello di Borsellino, di Beppe Lumia e di Sonia Alfano (oltre a, ma è ormai normale, Grillo e Travaglio).
    L’ attenzione invece è stata attirata su uno dei soliti discorsi scatenati di Antonio Di Pietro, si badi l’ unico ad aver partecipato con il suo partito ad una manifestazione fatta anche in ricordo delle vittime della lotta tra la criminalità organizzata e lo Stato civile, in cui ha posto in evidenza la scarsa reattività del Capo dello Stato all’ agire del presente Governo.
    La strumentalizzazione è stata fulminea, con un bel “taglia e cuci” sul discorso dell’ Onorevole effettuato non solo dalle solite, squallide testate particolariste (Libero, Padania, Giornale, pattume dell’ informazione ed organi di propaganda) ma anche dal Corriere e Repubblica.
    L’ indignazione si è fatta sentire tra quanti hanno effettivamente partecipato alla manifestazione o l’ hanno vista su Youtube e Sky News con innumerevoli commenti di protesta (un migliaio e passa su Repubblica) sui siti delle testate, non contando i molti censurati …
    La mancanza di obbiettività può avere certo ragioni giustificate (come la pesante influenza di Romiti e Geronzi sul Corriere) ma l’ attuale deriva è seriamente preoccupante, restano fonti affidabili in Italia o tutta l’ informazione è destinata ad essere strumentalizzata.

    Quanto ai palestinesi, speculare sulle cifre dei morti è innegabilmente squallido, ma inviterei a non orientarsi troppo in senso solidaristico, se non unicamente alle vittime civili. Per quanto possa essere quella israeliana una guerra sporca (fatta per ragioni variabili dall’ effetttivo lancio dei Quassam ad un tentativo di Olmert di salvare la faccia dopo gli scandali) si ricordi anche le cattive intenzioni di Hamas, andata al potere con un colpo di stato, fautrice di un fondamentalismo violento e per cui ben pochi palestinesi in Cisgiordania hanno tifato.

  • 31 Gennaio 2009 in 20:54
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    CNN – come e quando può – mostra le cose. Ci ricordiamo dell’hotel di Mumbay?
    Da noi, come sempre, tutto va bene. Quindi tutti i canali, o quasi, si adeguano a questa macro-velina.
    Nel merito, personalmente non mi importa se i palestinesi morti ammazzati siano 800, 1100 o più di 1300 come sostiene l’Arrigoni (e in fondo lui chi è per dirlo? è soltanto un cooperante con una visione parziale. mica un giornalista, che a volo d’uccello accede alle informative della Difesa israeliana), Penso semplicemente che anche un solo ferito sia troppo. Penso che nel XXI secolo il solo concepire di risolvere un problema politico con le armi sia una bestemmia contro l’umanità – so che le religioni, soprattutto la cristiana, avallano invece questo metodo.
    E penso che i potenti della terra debbano fare attenzione, perchè millenaristicamente della stessa moneta rischiano di essere ripagati: propaganda o non propaganda.
    Last but not least, quello che ci manca – o meglio che abbiamo perso – è il senso dell’impegno civico; sostenere di essere in grado di distinguere “i civili” = meno cattivi, dai “militanti di hamas” = i cattivoni; significa ignorare colpevolmente quanto essi, in medio oriente, sanno e praticano in modo del tutto naturale, mentre qui in itaglia del nodd fingiamo di spregiare perchè non ne siamo più in grado; la solidarietà, il coimvolgimento, la partecipazione integrale alla vita di comunità. Della comunità.
    In questo senso ha ragione il ministero della Difesa israeliano: nessun palestinese è semplicemente “un civile”. Questo rende forse meno pesanti gli omicidi, per i nostri e vostri bempensanti?
    Sta a noi – e solo a noi – fare in modo che i palestinesi si sentano cittadini di una nazione, di un mondo, e che non si riducano per sopravvivere a comportarsi come cittadini di un quartiere o membri di un gruppo religioso (lo stesso vale per i milanesi delle periferie, che per loro fortuna vanno a messa ogni domenica ma sono agnostici o al massimo animisti…)
    Palestina libera!

  • 1 Febbraio 2009 in 01:27
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    Israele ha ragione a dire che i civili palestinesi non sono propriamente civili, nel senso che non avendo un esercito nemmeno i miliziani sono propriamente miliziani e non potendoli distinguere, si passa col fulciotto. E’ il problema delle guerre contemporanee che vengono combattute non più esercito regolare contro esercito regolare ma esercito ( regolare o meno ) contro esercito non regolare o popolazione civile armata. Se ci pensate persino israele non ha un esercito vero e proprio ( se non probabilmente un nucleo fisso ) ma un’insieme di cittadini che vengono chiamati alle armi e dei riservisti pronti per l’evenienza. E’ regolare, stando alla carta ma nei fatti non diverge di molto da quello di Hamas ( eccettuato che per gli strumenti ). Se vogliamo quindi, nemmeno i militari israeliani non sono propriamente militari….ma allora i civili di israele non sono propriamente civili ?

  • 1 Febbraio 2009 in 12:37
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    Caro Andrea,
    L’esercito di Israele è un esercito regolare con sistema di arruolamento obbligatorio, esattamente come l’esercito italiano fino a qualche anno fa. Lì se non ti arruoli o finisci in galera o vieni esiliato. Quello israeliano è un esercito regolare. Hamas è una milizia non istituzionalizzata, e si vede dagli effetti che hanno le azioni bellicose e dall’addestramento degli uni e degli altri. Anche al di la degli armamenti (che comunque pesano eccome!) le azioni di Hamas non si possono definire raid militari e sono prive di qualsivoglia tattica, mentre le operazioni israeliane non sono così, sono pianificate al millimetro e presentano un livello di organizzazione altissimo. Ricordati che Israele ha comunque uno degli eserciti più potente del pianeta, anche nella storia del novecento.

    Detto questo voglio spiegare che l’articolo da me scritto non ha come tema Israele, che è solamente un esempio. Potrebbero essercene altri mille, solo che è più facile sparare cifre sconclusionate e buttare fumo in faccia su argomenti così d’attualità e di interesse al massimo livello. Il tema del pezzo è la subliminalità di alcuni articoli, di alcune tematiche calde.

    Nell’articolo pongo molte domande che nella mia mente non sono del tutto risolte.

    Voi che ne pensate? Voi avete qalche teoria a proposito?

  • 1 Febbraio 2009 in 16:56
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    Oltre ad una mancanza di obiettività, quello che mi fa paura nei TG e nella stampa nazionali è l’allineamento: per i titoli di apertura e le prime pagine tutti puntano i riflettori sulle stesse notizie.
    Per trovare delle voci fuori dal coro devi affidarti a RaiNews24 e, a volte, SkyTG24 (per la televisione) che però sono visibili solo da una parte della popolazione oppure a giornali e periodici di nicchia.
    Secondo me la percezione della realtà che abbiamo non è da sottovalutare

  • 1 Febbraio 2009 in 19:11
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    Caro Nicola

    Tecnicamente non si può assumere a quello che c’era in Italia, è più giusto assimilarlo al modello Svizzero ma con una base più volontaristica ( costituita dai riservisti-volontari ). Ma il centro di quello che volevo dire è che nel momento in cui la parola “esercito” assume un significato molto più esteso, fa intendere “tutti” i cittadini come miliziani o possibili miliziani.

    Di certo non discuto gli strumenti dell’esercito di Israele, né il fatto che sia istituzionalizzato ma preferirei sottolineare il fatto che la guerra, quando diventa scontro di civiltà, smette di essere combattuta con le regole della guerra classica e si entra in un campo del caos, dove i miliziani potrebbero o meno nascondersi nelle scuole e dalla scelta se bombardarle o meno potrebbe dipendere la sorte della battaglia; ovvero il raggiungimento di un determinato tipo di pace.
    Inoltre ogni gruppo sociale ha una strategia e una tattica legate ad un fine. La tattica di Hamas è quella descritta nei manuali della guerriglia rivoluzionaria : dal libretto rosso di Mao Tze Tung, a quello del Che in America Latina, a quello dei Carbonari e Partigiani a casa nostra. La tattica del mordi e fuggi, dell’esasperazione dell’avversario e del nascondersi fra la popolazione civile, al fine di spingere il nemico a scegliere se sparare contro i rivoluzionari rischiando di uccidere civili innocenti, oppure se non sparare e lasciar vivere i miliziani.
    I numeri veri di quanti miliziani o quanti civili innocenti non lo si saprà mai, nel senso che non siamo in grado di distinguere ( se non nei casi palesi ) chi sia definibile vilile e chi innocente.

    Sulla domanda ” perché in un articolo … si danno numeri sbagliati ? ” … la risposta che mi do da un pò di tempo è che abbiamo un sacco di giornalisti pappagallo, che prendono pezzi di articoli scritti da altri giornali e li trasferiscono sui nostri. Quando scoppiò l’offensiva Russa in Olsezia del Nord ero in Irlanda e leggevo un articolo sul Times che diceva cose che ho riletto solo un mese dopo sui nostri quotidiani… La verità è che non è facile comprendere la realtà in cui viviamo e questo vale per tutti i campi della politica : da quella internazionale a quella economica a quella del welfare … etc … e spesso ai giornalisti tocca scrivere per scrivere.

  • 1 Febbraio 2009 in 23:50
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    “la nostra strategia è combattere uno contro cento. La nostra tattica è combattere cento contro uno. Noi attacchiamo quando siamo sicuri di vincere, e ci ritiriamo quando non siamo sicuri della vittoria” – 1947.

    …mi sa che il compagno Mao è stato studiato (come al solito) meglio dagli avversari che da quelli – Fronte Democratico in testa, tanto per restare in Palestina – che ad esso si ispiravano…

    E’ encomiabile il coraggio di chi, da queste pagine, equipara la lotta di liberazione della Palestina alla Guerra di Liberazione del nostro CLN di 65 anni fa. Oggigiorno è una posizione quantomeno “impopolare”.
    In realtà ci sarebbe da studiare non una ma due vite, e discutere per le cinque rimanenti – se fossimo gatti – sulla storia del Medio Oriente, anche limitandosi dal periodo coloniale ai nostri giorni. La sedicente informazione fa invece esattamente il contrario, sforna cibi precotti, colorati in modo magari differente, ma che alla fine hanno lo stesso gusto. Troppa fatica, troppo rischio aprire DUE libri di storia: meglio – in questo è azzeccatissima l’immagine del pappagallo – ripetere con parole proprie i concetti avallati dal Capo, così si va sul sicuro. Così non si affronta il pericolo di attivare il secondo neurone, cominciando a farsi delle domande.che poi vogliono delle risposte.
    Mi viene in mente l’aforisma stranoto… “sai perchè mio nonno è campato 120 anni? perchè si faceva i cazzi suoi!”
    E fatevi i cazzi vostri! ci esorta il potere, che alle cose serie ci pensano loro, che sanno come trattarle.
    Proprio questo è il tema dirompente della “società della crisi” che si prepara: tanto più saremo documentati/e sugli “affari” che riguardano i vicini, i comuni confinanti, le province limitrofe, i gruppi sociali nostri dirimpettai, tanto più sarà difficile farci pensare che essi sono il nemico. “E’ colpa dei rumeni!”: come una volta si accusavano i veneti (1951) o i meridionali (1960-70).
    Creare un nemico esterno per tenere a bada i fermenti interni. Questo non è Mao: è Von Clausewitz.
    Grazie a voi, che per lo meno si dibatte.

  • 2 Febbraio 2009 in 22:46
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    …scusa acido banger ma non ho mica detto che i nostri pater patria erano dei terroristi islamici che si divertivano a seccare civili innocenti. Ho sostenuto ( ma basta aprire un libro di studi strategici per vederlo ) che la strategia del logoramento e la tattica dell’attacco rapido e ritirata sono comuni tanto ala lotta partigiana, quanto a quella rivoluzionaria, tanto a quella di Hamas. Ma è ovvio, è l’unica risposta che il soggetto più debole può attuare nei confronti del più forte. Lo dicevo rispondendo a quanto sostenuto da Nicola che diceva fossero “privi di tattica”, quando in realtà non è vero. Applicano la tattica derivante dalla strategia che ha per obbiettivo il logoramento dell’avversario ( e del contesto interno ed internazionale ) che ha per fine quello della liberazione del territorio.
    Le uniche differenze rispetto alle lotte partigiane sono il contesto internazionale, che è molto più rapido a livello di informazioni e molto più ricettivo a causa della presenza della società civile che vede dai media le immagini degli scontro, e ovviamente la differenza degli armamenti. Tolte le variabili di tecnologia e democrazia lo scheletro della lotta è comune.
    Ma non è comune solo per loro; questo vale per qualsiasi minoranza debole che cerchi di imporre il controllo sul territorio, come in Sri Lanka le Tigri Tamil.
    Ti dirò di più, la paura che ho manifestato quando ho visto il comportamento attuato da Israele è che vogliano attuare la strategia del carciofo, che fu inaugurata da Hitler e che consta nel procedere per passi forti e appeasment internazionale : come a dire, lancio un sasso nel lago, aspetto che le onde finiscano, poi ne lancio un altro….fu così che Hitler si ritrovò con in mano mezza europa :S ( ovviamente non sto sostenendo che Israele voglia conquistare il medio-oriente; temo solo che stia applicando questo modus operandi per riprendersi i territori della Palestina con bene placido della società internazionale ).

  • 3 Febbraio 2009 in 11:52
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    gent. Andrea, certo…
    e in realtà Israele fa proprio così, sostenuto da un impressionante consenso popolare generato anche dalla politica/propaganda dell’accerchiamento e da un servizio militare capillare, universale e … perenne. E dalla politica di sicurezza pubblica che permette, quando non incentiva, la detenzione, il porto e se il caso l’impiego di armi personali. Non è infrequente vedere, nei pressi del muro del pianto o anche nelle città principali (hebron è eclatante) famiglie passeggiare, il padre facendo oscillare con noncuranza una di quelle loro mitragliette, o più spesso portando una pistola automatica alla fondina ascellare.
    Hai presente la bandiera bianca-azzurra? il popolo israelita, rappresentato dalla stella a sei punte, si estende dal mediterraneo al golfo persico, indicati dalle due bande orizzontali. Questo, più che nei disegni politici, è presente nell’immaginario collettivo e nei “miti di fondazione” dello Stato Sionista. Ma è efficace, e fruttifero! se lo stato può permettersi di detenere non meno di trenta ordigni atomici, esibire almeno un reattore nucleare attivo, svolgere ogni ricerca in campo militare comprese le ricerche nucleari… senza ribadire l’impiego di armi convenzionali “vietate” dalle organizzazioni internazionali… senza contare la gestione dei conflitti assolutamente al di sopra di ogni convenzione internazionale di pace e di guerra…

    L’iraq è stato raso al suolo per molto meno… anzi: in nome di una balla colossale!

    Come si nota, tra politica e guerra il confine è impercettibile – e la verità, per tornare all’origine del dibattito, è sempre più spesso la verità dei vincitori.

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