Terre di mezzo: l’informazione che viene dalla strada

Credo che sia ora che tu esca da quella televisione
TERRE L’INFOMAZIONE DAL BASSO
Ancora non ci credo. E questa volta penso di non essere l’unica. Più lo guardo, e più mi piace.
Già, perché è bello, ironico, intelligente. Ma soprattutto ricco. Di idee, fotografie, notizie. Nelle pagine di questo giornale c’è davvero un mondo: sono tante le realtà, gli amici e i colleghi che si sono dati appuntamento nelle nostre “terre di mezzo”. Per condividere informazioni e saperi, per confrontare i punti di vista. Per dialogare tra loro, e con voi lettori.
I primi a scommetterci sono stati proprio i nostri collaboratori: Ulderico Pesce, Pat Carra e Loretta Napoleoni, Leo Brogioni, Valerio M. Visintin e tutte le firme “amiche” che incontrerete sfogliando queste pagine. Siamo andati a trovarli nei luoghi e alle ore più impensate: nei circoli proletari dell’hinterland, raggiunti oltre Atlantico o dietro le mura di un carcere. Impegnati sui fronti più diversi, si sono fermati per un istante ad ascoltarci.
Organizzano Centro Khorakhanè e Qui Lecco Libera

PIANOTERRA
di Erri De Luca
Lavoravo a Milano, in un cantiere edile più di dieci anni fa e avevo la rara fortuna di abitare nei paraggi. A mezzogiorno andavo a piedi a casa a mangiare per poi tornare entro un’ora. Lungo la strada incontravo un mendicante, un uomo con i capelli bianchi, anziano ma non vecchio. La prima volta avevo in tasca mille lire, gli detti quelle. Mi precedevano di pochi passi dei ragazzi che al suo gesto di chiedere avevano risposto con una presa in giro. Gli vidi sulla faccia lo scatto muscolare di una pena, il rinculo di un colpo subito, per quello tirai fuori le mille lire. Così ogni giorno passavo nell’ora di intervallo e gli davo mille lire. Poi non lo vidi più, finché mi accorsi che si nascondeva al mio passaggio per non togliermi quei soldi. Fu così lui a farmi la carità più profonda di lasciarmi con mille lire in più, a fare un gesto concreto di affetto per l’operaio sgualcito di mezzogiorno. E questo non vuole dimostrare proprio niente, solo dire che tra due esseri umani è infinito il grado di premure che possono offrirsi incontrandosi al piano terra di un marciapiede.

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