Matteo, uno spunto
Ciao ragazzi, forse questa non è la sede più adatta per aprire un discorso di questo tipo e forse io non ho tutti gli elementi per approfondirlo ma vi do uno spunto magari per una discussione fatta insieme ai vostri lettori e per cercare di capire un po’ di più.
Volevo partire dal concetto di “apertura alla vita” presente in moltissimi articoli del “Catechismo della Chiesa Cattolica” per arrivare a una mia personale conclusione.
Quando parliamo di sessualità la Chiesa ci dice che l’atto sessuale è, sempre, inserito in un contesto di “amore matrimoniale” e volto alla procreazione. Contemporaneamente la Chiesa ci dice che per evitare di procreare ogni volta che si consuma l’atto sessuale, ci sono dei “metodi” che lei stessa non contrasta, ma a volte addirittura consiglia. I cosidetti metodi di “contraccezione naturale”. Vedi coitus interruptus o atto sessuale nei periodi del mese dove la donna non è fertile. Da questo si comprende perché l’uso del preservativo e di altri metodi contraccettivi siano condannati dalla Chiesa in quanto metodi “non naturali”, diciamo pure “artificiali” e perché rivolti a un “piacere egoistico”. Fermo restando che le mie conoscenze sono limitate e potrei fare confusione su alcuni dettagli, il concetto di preservativo (o pillola, o spirale) come “elemento estraneo” e non naturale mi porta a fare un parallelo, forse forzato, ma forse anche no, con il sondino per l’alimentazione artificiale nei casi di coma o vita vegetativa, che senza definire “forzata” è palesemente “non naturale”.
La mia domanda è: perché uno strumento “artificiale” come il preservativo NO e il sondino per alimentare senza una normale masticazione e deglutizione SI? Non possiamo definire entrambi dei “filtri” a un naturale corso e/o decorso dell’esistenza umana? Si può parlare a vostro giudizio di una incongruenza o strumentalizzazione delle parole e dei concetti da parte della Chiesa?