Roberto Castelli salvato di nuovo
Roberto Castelli, ex ministro di Grazia e Giustizia per Berlusconi dal 2001 al 2006, è ora Vice-ministro alle Infrastrutture e i Trasporti.
Il suo pedigree racchiude peculiarità di prim’ordine come aver messo la faccia per leggi vergogna scritte dagli avvocati del Padrone (legge Cirami, ex Cirielli, mandato di cattura europeo, legge Pecorella, etc. etc.) o esser stato a Bolzaneto nel 2001 durante i pestaggi delle forze dell’ordine ed aver mentito spudoratamente su ciò che accadde nella caserma-mattatoio.
Non è tutto. Castelli, come tutti i capetti leghisti, soffre dello stesso male che poco meno di vent’anni rimproverava ai “parrucconi della politica”: la furbizia impunita del potente. Il residence dei furbastri è popolato da moltissimi fazzoletti verdi; il problema è che i loro elettori son convinti di votare chi le canta davvero ai potenti. E’ esattamente il contrario.
L’ex ministro della Vergogna si era già reso protagonista di un salvataggio da parte del Senato, ex Articolo 96 della Costituzione (immunità dei Ministri), poco più di due anni fa per una consulenza data ad amici suoi nel 2001 (quando era ministro) definita dalla Corte dei Conti “irrazionale e illegittima”. La Corte l’ha condannato a risarcire in solido decine di migliaia di euro allo Stato. Il processo penale non c’è stato perché, da buon parruccone, Castelli è sgattaiolato via grazie alla solidarietà dei compagni di Palazzo Madama. Nonostante tutto, Castelli continua a rallegrarsi della sentenza della Corte (aprile 2009) perché “c’è la colpa e non il dolo”. O è fesso o è furbo. Lui è contento d’esser fesso. Beata ingenuità.
Il 22 luglio scorso ecco l’ennesimo stratagemma da prima Repubblica. Prima però un breve riassunto della vicenda.
Il 18 marzo del 2004, ospite della trasmissione “Telecamere”, Roberto Castelli battibeccò con Oliviero Diliberto (Pdci). Quest’ultimo infatti gli fece presente che gridare “chi non salta italiano eh!” pochi giorni prima insieme a quattro giovani padani fuori dal Parlamento non era proprio simbolo di serietà. Castelli replicò: “Piuttosto che mandare in giro a sprangare come fai tu, preferisco saltare”. Diliberto querelò Castelli e chiese cinque milioni di euro di risarcimento.
Il 30 giugno del 2004, il Senato della Repubblica – ex Art. 68 della Costituzione – proclamò l’insindacabilità per le espressioni di Castelli. D’altronde fu evidente alla Giunta che le parole di Castelli rientrassero nell’esercizio delle sue funzioni. Lo chiamarono “nesso funzionale con l’attività parlamentare”.
Diliberto inoltrò alla Procura di Roma – competente a riguardo – una querela. Il Tribunale dei Ministri, ricevuta la querela dal Tribunale di Roma, si smarcò dicendo che i reati ipotizzati a carico di Castelli non rientravano nell’attività ministeriale (13 dicembre 2004) e richiese quindi che l’azione penale proseguisse presso la Procura competente (Roma). La palla ripassò allora al Pubblico Ministero di Roma, il quale sollevò i conflitto di attribuzione con Palazzo Madama alla luce della precedente presa di posizione per l’insindacabilità di Castelli.
Nel luglio del 2007 arrivò il parere della Corte Costituzionale: la ragione fu data al Pubblico Ministero. “Non spetta al Senato affermare che le parole di Castelli costituiscano opinioni espresse da un membro del Parlamento nell’esercizio delle sue funzioni”. Ergo: smettetela di salvarvi e fatevi processare.
L’ex Guardasigilli, baluardo del “celodurismo” a sprazzi, non s’è dato per vinto. Il 30 ottobre del 2008 ha scritto alla Presidenza del Senato (Renato Schifani) affinché la Giunta competente riprendesse in mano il suo caso alla luce dell’Articolo 96 della Costituzione. La nuova scusa: all’epoca Castelli era Ministro e quelle parole rientravano nell’attività di Governo. La Giunta composta da maggioranza e opposizione riesamina quindi l’affaire Castelli/Diliberto.
L’esito è ridicolo: “propone a maggioranza di dichiarare il carattere ministeriale dei reati contestati e di riconoscere l’esimente prevista dal comma 3 dell’articolo 9 della legge costituzionale n. 1 del 1989, avendo agito il senatore Castelli per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo”. Pietra tombale. Castelli se ne va in giro a insultare le persone e persegue per questo un “preminente interesse pubblico”.
Il Senato, il 22 luglio, vota a maggioranza la proposta della Giunta e salva Castelli per l’ennesima volta.
Commento di Castelli: “sono i magistrati che hanno violato la legge, non io”.
Dai cappi sventolati in Parlamento ai salvataggi svergognati da democristiano usurato. Da “Lucky Berlusca” e le inchieste su La Padania del ’98 su Cosanostra e la Fininvest alla più smaccata difesa dell’alleato di sempre. Dal “mafioso di Arcore” all’amico fraterno. Triste parabola dei fazzoletti diventati zerbini.
Duccio Facchini
come promemoria dell’arroganza e vergogna del nostro ricordo un video di QLL del 10 settembre scorso
http://www.youtube.com/watch?v=lf4yjOGpSWE
paolo
Mettiamo che la faccenda non meriti una querela per cinque milioni di euro (la fama di Diliberto vale così tanto), secondo me l’uso dei cavilli e delle pieghe della nostra giustizia per difendersi non è un modo onorevole per affrontare la cosa.
Cosa mi aspetterei da un vero uomo e da un vero politico: un mea culpa per l’infelice affermazione e finiamola lì.
Purtroppo siamo in mano a dei commedianti…
lecco libera,un bella parola ,pensandoci bene sarà libera perchè tutti i peggiori gli hà mandati a roma (ministro brambilla che truffava il canile di lecco ,castelli che i giudici del suo governo che andavano bene allora non vanno bene adesso ,brunetta che è stato un gran lavativo prima ,adesso si vendica contro chi allora lo dichiarava lavativo ,formigoni che tramite un decreto legge mi frega trenta euro al mese(rapina legalizzata)ecco perchè la lombardia!!! è ricca,unberto bossi ,maroni,cota ministri lombardi e leghisti quasi tutti maneggioni .la lega un movimento per i creduloni,si attacca su basi razziali,senofobe
fino ad ieri paladini dei poveri oggi venduti ad un padrone ,io non servo nessun padrone .
brianzolo libero
Pingback: Khorakhanè | LA POLITICA FATTA DAI PREGIUDICATI