Respinti

https://www.youtube.com/watch?v=waLnBsA5jkw

Domenica sera, su Rai Tre, il programma curato da Riccardo Iacona – “Presa diretta” – ha trattato dei cosiddetti “respingimenti” raccontando le torture, i soprusi e le violenze che i migranti son costretti a subire durante le tappe del viaggio infernale. Il più delle volte rimettendoci la pelle.

Il 25 settembre, a Lecco come in tutta Italia, si terrà una giornata contro la negazione del Diritto fondamentale della dignità e dell’uguaglianza, per una cultura della tolleranza e dell’approfondimento. Il titolo: “Noi non respingiamo”. Il vulnus giuridico, che punisce la persona non per un comportamento bensì per uno status (quello di “clandestino”), contenuto nell’indegno “pacchetto sicurezza”, non colpisce soltanto i migranti. Ciascun cittadino ne è toccato direttamente. Ciascun cittadino si deve sentire direttamente coinvolto.

Stiamo raccogliendo adesioni e definendo il programma della giornata. Tra pochi giorni vi aggiorneremo.

Qui Lecco Libera

22 pensieri riguardo “Respinti

  • 10 Settembre 2009 in 20:20
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    Scusate, ma mi sembra che la questione immigrazione e clandestinità, che certamente solleva , pur diverse, emozioni da tutte le parti, rischi di implicare distorsioni della realtà che , a mio pare, non giovano.
    Dire, come si dice nel post, che la clandestinità sia uno status e non un comportamento è una evidente insensatezza logica e giuridica. E’ evidente che la condizione di clandestinità è sia l’esito di comportamenti (ingresso illegale e/o permanenza illegale), sia un comportamento in atto ( non è che la permanenza non sia comportamento , mentre lo sono solo i movimenti) . Sostare in divieto di sosta non è un comportamento, ma uno status? E così pure trattenere la refurtiva? Si rischia di sostenere idee giuste con argomenti sbagliati.
    Diverso è negare gli evidente reati di ingresso e di permanenza illegali, dal ritenere che tali reati (alias comportamenti illegali) sia più idoneo che abbiano trattamenti diversi da quelli previsti dall’attuale normativa
    (che si può certamente ritenere sbagliata).

  • 11 Settembre 2009 in 00:15
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    A volte non capisco proprio alcuni commenti di Laviano. Non capisco a che elettorato stia puntando. Quale obiettivo si sia prefissato. Paragonare la “condizione” di migrante al divieto di sosta non rende onore ne a lui ne all’intelligenza di chi legge i suoi commenti.

    Gli rispondo con le parole di giuristi tra i quali Gustavo Zagrebelsky: ““L’ingresso o la presenza illegale del singolo straniero sono l’espressione di una condizione individuale, la condizione di migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato discriminatorio ‘ratione subiecti’ contrastante non solo con il principio di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia penale, in base alla quale si può essere puniti solo per fatti materiali”.

    Gli stessi giuristi (tra cui appunto l’ex Presidente della Consulta) ricordano una sentenza della Corte Costituzionale del 1995 in cui fu dichiarata l’inammissibilità del reato di mendicità. Scrissero i giudici: “Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le società più avanzate producono condizioni di estrema emarginazione sì che non si può non cogliere con preoccupata inquietudine l’affiorare di tendenze, o anche soltanto tentazioni, volte a ‘nascondere’ la miseria e a considerare le persone in condizioni di povertà come pericolose e colpevoli”. Secondo Zagrebelsky e non soltanto, quelle parole “offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella dell’immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria complessità e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla Costituzione a tutte le persone”.

    Costituzione.
    Duccio Facchini

  • 12 Settembre 2009 in 23:22
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    Perseguitare il povero piuttosto che la povertà non è ne lungimirante ne civile.

    Noi non respingiamo.
    perché ne va della nostra umanità prima ancora che della nostra economia.

    Perché criminale è rigettare a mare, a morte, chi naviga, non viaggiare.
    (e pover’uomo quello chi ha bisogno di farsi mettere sotto il naso Leggi per sapere se ha ragione. O torto)

  • 14 Settembre 2009 in 12:17
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    Non mi sembrava così fuori luogo il commento di Laviano, trovo fuoriluogo il tono della risposta…

  • 15 Settembre 2009 in 11:36
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    Ciao,
    vorrei cominciare distinguendo i campi : un conto è il respingimento in Libia senza valutare le condizioni per il rilascio dello status di rifugiato politico, o per questioni umanitarie, che è una questione di diritto internazionale e che ci vede complici di un omicidio.
    Altro argomento è la bombinazione fra la legge bossi-fini che crea clandestinità; perché la maggior parte delle persone viene con un permesso turistico e poi cerca lavoro, condizione senza la quale non può avere il permesso di soggiorno a tempo ideterminato, ma che è contemporaneamente la condizione che se viene meno, anche per licenziamento, fa ritornare l’individuo nello status di clandestinità.

    Quello di cui Gian Marco Pauletta d’Anna parla, è la seconda questione. Per usare il suo stesso esempio, quì non ci troviamo di fronte ad un milanese che non ha voglia di cercare parcheggio e lascia la macchina in divieto di sosta perché deve scendere un attimo a comprare le sigarette di volata.
    Ci troviamo davanti piuttosto ad un senso unico che finisce con un muro e con un cartello di divieto di sosta, per cui non si può andare né in avanti, perché c’è il muro, non si può andare indietro perché è senso unico e non si può stare fermi perché c’è il divieto di sosta. Passa il vigile e ci fa la multa …. sarebbe una condizione abbastanza opinabile, no ?
    L’immigrato può entrare attraverso il permesso turistico, se trova lavoro può restare, se lo perde si schianta contro il muro; di tornare indietro non se ne parla, soprattutto se viene da un paese in guerra. E noi gli facciamo la multa ?? non mi sembra mica troppo bella come prospettiva.

    Per rispondere a De Bono, Kant fece scrivere sulla sua lapide : il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me.
    Le leggi, pure quella costituzionale, dettano delle norme che ci permettono di vivere nella società, senza che vi siano conflitti. Se c’è chi riesce a vivere senza conoscere le leggi ma affidandosi solo al suo buonsenso, è un grande Uomo; E’ proprio il cristianesimo che ha introdotto nella cultura occidentale il concetto di coscienza dell’individuo.
    Credo sia questo il significato delle parole di Trezzi ( mi corregga se sbaglio).

    Ciao

  • 15 Settembre 2009 in 12:28
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    credo che scappare da una guerra, da condizioni di vita disumane o abbandonare la propria terra in cerca di una vita migliore non possa essere paragonato a percheggiare in seconda fila su viale turati. esistono le leggi ok ma esistono anche i diritti umani.
    il problema è, come ha detto gino strada in queste ore, che purtroppo non riusciamo piu’ a vedere i migranti come persone ma li vediamo solo come un problema.

  • 15 Settembre 2009 in 14:10
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    quoto punkers.. arrogante e pretenzioso..

  • 16 Settembre 2009 in 15:14
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    (Mi si perdoni la “durezza” ma al disgusto c’è un limite: assolutamente!)

    PATETICI questi attacchi pseudo moral-conformistici dei vari Laviano, Punkers etc..

    Dovrebbero trovarsi in mezzo al mediterraneo con mare forza 3 su di una carretta che imbarca acqua, ovviamente assiepati, stretti con i compagni di sventura, affamati, assetati ed in mezzo alle proprie feci per avere la mia idea delle mostruosità che “asseriscono”. Nauseati dalla collera inclemente del mare, nonché dal terrore di morire così, in mezzo al nulla, al buio braccati dalle forze di polizia che DEVONO mantenere l’ordine economico e politico vigente e non mostrare ASSOLUTAMENTE ai vari normalizzati nel continente (Laviano, Punkers etc) quale sia la differenza tra l’essere un migrante -spesso in fuga dal Berlusconi-sanguinario di turno- ed un divieto di sosta.

    Ma dovrebbero avere anche coscienza delle STORIE di questi SFORTUNATI, anzi d’estate se vivessimo in un contesto civile invece che la confortevole nave verso Olbia e Villasimius dovremmo tutti ripercorre il percorso che questi sventurati percorrono loro malgrado arrivando così a salire su una di queste carrette e per una settimana -almeno- provare l'”ebrezza” di una tale unica esperienza.

    Ma questa esperienza dovrebbe essere reale “tout court”, vale a dire che se nel caso una di queste barchette dovesse affondare (come accade ed è accaduto per i circa 15000 morti dal 1988 ad oggi, fonte:http://fortresseurope.blogspot.com/) gli occupanti dovrebbero essere lasciati al loro destino, perché dopotutto -così come i migranti- ce lo siamo cercati, nevvero?

    Sarebbe davvero EDUCATIVO, soprattutto per gli STOLTI sopracitati così “sensibili” alle stupidaggini!

    Ah questi giovani, ma non solo ovviamente, queste “DELICATE CREATURE” che si indispettiscono ad ogni piè sospinto, così fragili ed irritabili, ma al tempo stesso pieni di livore e risentimento, ah come vi capisco povere creature, vi hanno persino tolto la MORTE, sì la morte, perché non siate turbati e continuate a riprodurvi, spendere e a consumare senza porvi troppi problemi “INUTILI” e soprattutto inquietanti (unheimlich!). Vi hanno tolto la morte ed in questo modo la “vostra vita” diviene -pressoché- infinita o meglio senza fine e la NOIA, la noia che tanto vi atterrisce vi rende ancora più “sensibili”, fragili ed irritabili. Se tutto ciò non fosse terribile e rivoltante ci sarebbe persino da RIDERE!

    Ah beati voi insipienti che avete così poca fantasia, energia intellettuale ed empatia anche solo per vergognarvi delle scempiaggini che proferite in nome della vostra (urtata) “sensibilità”.

    Esistesse un “dio” o meglio ancora una “dea” sareste spazzati via “in the twinkling of an eye”, ma purtroppo per tutti (ed in primo luogo per voi) non vi è nessuno al varco tranne che la vostra totale, nausebonda pochezza e viltà.

    Ma come se non bastasse, come spesso accade al peggio non vi è LIMITE e così siete tanti, tanti, tantissimi e vi moltiplicate riproducendovi sia fisiologicamente che culturalmente (perché -ovviamente- è MOLTO più semplice essere stolti, insipienti e pervertiti che il contrario, chiaramente..) e questo splendido pianeta diviene sempre più quello che un poeta di un certo spessore ha già definito da tempo immemore: una WASTE LAND!

    Saluti a Duccio e complimenti per l’eccellente lavoro.

    Un abbraccio di stima.
    Mattia

  • 17 Settembre 2009 in 21:25
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    @ Duccio / Staff

    Non voglio essere assolutamente polemico né quant’altro, vorrei solo sapere le ragioni per la non-pubblicazione del mio commento, grazie.

    Cordialità

  • 18 Settembre 2009 in 19:25
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    Una parola a Remigio, senza la pretesa di fare la parte del difensore…
    Condivido appieno quello che scrivi, tenevo solo a dirti che temo tu abbia mal interpretato i commenti di Laviano e Punkers. Nessuno oserebbe mettere in dubbio la fatica e le sofferenze disumane che si trova a patire chi decide di attraversare il mare con la speranza di stare meglio. Semplicemente Laviano ha voluto puntualizzare la sua idea che l’entrare clandestinamente in un Paese non sia uno Status Sociale ma bensì un comportamento, un’azione, che obiettivamente è illegale. Non giusta o sbagliata, bella o brutta. Solamente illegale, e dunque, per quel che ho capito io ma potrei anche sbagliare, Laviano si limitava a dire di non negare che entrare clandestimanente in uno Stato sia illegale, ma di concentrarsi piuttosto su quale sia il modo migliore per affrontare questo problema.
    Punkers poi semplicemente puntualizzava che il tono (e sottolineo il tono, non le parole) usato da Duccio per rispondere a Laviano era un po’ fuoriluogo. E personalmente anche io, pur conoscendo direttamente Duccio e ammirando notevolmente il suo impegno e lavoro costanti, ho trovato un po’ esagerato (non me ne voglia) il tono che ha usato nel rispondere a un semplice commento di Laviano.
    Ecco, tutto qui.
    “Patetici attacchi pseudo moral-comformistici” riferito Laviano e Punkers proprio non ci sta.

  • 18 Settembre 2009 in 20:13
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    Esattamente ,Laura, grazie. In una democrazia le politiche si fanno con le leggi , se si trova che una legge non vada bene , bisogna avere l’umiltà di proporre delle alternative e di spiegane le ragioni , sulla base dei problemi che esistono e non limitarsi a enunciare dei principi o negare la realtà , come se non esistesse. Non basta dire “non è giusto così” e neppure “è giusto così”. Nel caso dell’emigrazione poi, sia legale , che clandestina, il problema grosso è poi particolarmente riuscire a mediare fra aspetti diversi delle questioni , che sono in campo. La politica dei respingimenti in mare , fatti come sono fatti, è sicuramente crudele e contraria ai principi dei diritti umani. Ma allora che si fa? Il problema esiste. Se non lo si ammette e si dice solo “non respingere” , ci si chiede nei fatti cosa voglia dire quando il significato non può certo essere porte aperte comunque a chiunque. Si tenga anche conto che i clandestini non sono solo quelli che cercano di arrivare dal mare, che anzi sono una minoranza, nè che sono solo brava e povera gente. Tra i non identificabili alle frontiere ci sono anche criminali che fuggono da guerre ( ma come è stato nel caso di slavi in fuga dal conflitto yugoslavo) in quanto di fazioni perdenti, ma non di meno già assassini e violentatori ,oltre a non pochi criminali comuni (cinesi,albanesi,sudamericani..ecc.).
    Insomma il modo donchisciottesco, per esempio del soprascritto Remigio , di affrontare le cose immaginando le caratteristiche dei nemici, cui contrapporre stoccate ideologiche non può che produrre la fenditura…dell’aria.
    Naturalmente si possono avere altre opinioni. Se le si esprimono senza attaccare mulini a vento, magari è meglio.
    Agli amici peraltro si dice quel che si pensa , non certo per secondi fini, no?

  • 19 Settembre 2009 in 16:22
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    io nn capisco.. e mi riferisco sia allo pseudo-culturato dal copia-incolla facile qua sopra, sia anche al nostro caro duccio. Ogni tanto, e forse perchè fa comodo, ci si libera di ogni razionalità.. realmente secondo voi qualcuno sta negando le terribili condizioni degli emigranti? le situazioni da cui scappano?.. qualcuno sta forse sputando sul diritto di asilo o sulla più semplice accoglienza e cura dovuta ad ogni essere umano? sinceramente non mi sembra.. si sta solo facendo un passo avanti per cercare di regolarizzare una situazione che non può esser certo lasciata nè all’anarchia istituzionale, nè alla situazione attuale.
    è forse più facile dire: venite e vi accoglieremo tutti a braccia aperte, avrete un tetto, da mangiare, un lavoro, la possibilità di una nuova vita, l’aspirazione di una ascesa sociale, il ricongiungimento con i vostri cari.
    l’utopia è però dolce e confortevole..

  • 19 Settembre 2009 in 18:28
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    Laura ha centrato alla perfezione il concetto!!
    …..a volte le donne mi stupiscono…

  • 20 Settembre 2009 in 12:49
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    quanti bei discorsi quante parole. signori quando muori di fame quando non hai piu’ speranze con le leggi ti ci pulisci il culo! non stai a pensare se è legale o non legale pensi alla tua sopravvivenza…è troppo bello parlare di leggi è troppo comodo. l’africa è stata sfruttata fino all’osso dal mondo occidentale e ora il mondo occidentale deve farsi carico di questa situazione.
    siamo troppo al sicuro nelle nostre case d’occidente è per questo che c’è gente che si permette di parlare di legalità o illegalità.
    quando ci sono fame rabbia e disperazione le leggi non esistono.

  • 20 Settembre 2009 in 21:04
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    scusi “l’osservatore romano” ma temo debba trovarsi un nuovo punto d’osservazione, perché spedire in Libia senza controllare se le persone abbiano diritto d’asilo, vuol dire condannarli alla morte o alla tortura; Lei porta il nome di un giornale la cui filosofia è la vita anche contro la scelta, cerchi di salvare almeno chi sceglie la vita.

    Concordo con Gian Marco Pauletta d’Anna quando dice che serve una proposta politica ma attenzione, perché mica si può dire “non c’è altro da fare, quindi li mandiamo a morte”.
    Che si aumentino i controlli attraverso una banca dati genetica (le impronte ormai servono a ben poco), che si stringano le leggi ponendo la clandestinità come aggravante, e che si preveda pure l’espulsione dell’immigrato clandestino giudicato colpevole (ovviamente dopo aver scontato la pena in carcere ). Ma che contemporaneamente si vada a mutare la legge Bossi-Fini, perché non si può prima creare la clandestinità e poi punirla, perché è un controsenso.
    Vogliamo diminuire la criminalità ? Allora integriamo chi arriva (ma anche chi c’è già) in un sistema sociale solido e inquadrato, con regole stringenti che impongano comportamenti sociali chiari e definiti, partendo anche dalle piccole cose. A Copenaghen ho visto ragazze tornare a casa a piedi da sole alle 4 del mattino, a Milano questo è impensabile (ma lo è anche a Briosco); questo perché a Copenaghen non c’è immigrazione ? no, semplicemente perché in Danimarca se giri con la bicicletta senza un catarinfrangente, ti fanno una multa da 40€ e vi garantisco che la fanno e che la fanno pagare. Serve un patto sociale per risolvere il problema sicurezza, solo quello, introdurre un reato che non ha nè capo né coda, decisamente non è lo strumento adatto perché chi in quella situazione si trova, cercherà di sfuggire al controllo, e chi sfugge dal controllo, è possibile che finisca dalle persone sbagliate.

  • 21 Settembre 2009 in 12:48
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    ..e chi ha mai detto di spedire in libia persone senza aver prima appurato il loro possibile diritto d’asilo?..

    E per quanto riguarda torture e reclusioni ingiustificate l’unica soluzione mi sembra un serio intervento
    internazionale, magari da parte dell’UE. Mentre per le “ragazze di copenaghen” mi sembra di capire che la soluzione italiana sia uno stato di polizia?

  • 21 Settembre 2009 in 22:39
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    L’ultimo intervento di Longoni mi sembra un modo discutibile , ma proprio per questo utile , di guardare ai problemi senza ipocrisia e senza idealizzazioni inutili. Razzismo e buonismo hanno in comune l’idealizzazione , negativa l’uno, positiva l’altro. Mentre porsi il problema dei problemi , mi sembra il modo migliore di procedere – mi permetto di dire – e anche consigliabile , proprio per interloquire con chi ha posizioni poco sensate (non i politici, la gente) e battere il populismo interessato (dei politici) .
    Mi astengo dall’entrare qui nel merito delle questioni, non mi sembra in topic, ma mi piacerebbe leggere un post che presentasse un’analisi dei problemi e proponesse un dibattito.
    Mi basta ,fin qui , che si sia capito quel che indendevo dire. Grazie.

  • 22 Settembre 2009 in 09:35
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    “realmente secondo voi qualcuno sta negando le terribili condizioni degli emigranti? le situazioni da cui scappano?.. qualcuno sta forse sputando sul diritto di asilo o sulla più semplice accoglienza e cura dovuta ad ogni essere umano? sinceramente non mi sembra”
    questo è quelllo che hai scritto sopra, ed è quello che purtroppo succede.
    – A meno che tu non parlassi dei commenti al post, in tal caso, ho sbagliato io a capire il tuo commento ;)

    No, non è che serva uno stato di polizia ma l’efficienza nell’utilizzo della forza statale.
    Noi, piuttosto, viviamo in uno stato di polizia a causa di una spesso eccessiva diversità di trattamento basato su simpatie od antipatie fondate su stereotipi, nonché a causa di leggi che attaccano in modo sproporzionato il piccolo crimine e il grande crimine, ed anche finanziamenti tolti o aggiunti a settori delle forze dell’ordine in base a chissà quale principio.
    Quello che serve è la chiarezza della legge, sommata ad un sistema sociale che sia veramente sociale, in cui chi agisca contro la legge, venga punito.
    La situazione attuale invece è un sistema di wellfare totalmente insufficiente ed incapace di essere per tutti e di tutti; attraverso poi il reato di clandestinità, si buttano fuori da questo sistema insufficiente molti immigrati, che non si recano all’ospedale e non vanno a scuola, perché altrimenti rischiano una denuncia che li porti all’espulsione. Nei comuni (e parlo di quelli del nord) abbiamo un sacco di soldi ma spesso ci troviamo nella situazione di non poter assumere il giusto organico di forze dell’ordine a causa del patto di stabilità; i carabinieri, giustamente, non possono sempre passare e la polizia io non l’ho mai vista. Per non parlare infine della lunghezza dei processi, per i quali un criminale (anche grazie al decurtamento dei termini prescrizionali fatta adottatare da berluscni la volta scorsa) può anche non andare in carcere.

    Non serve uno stato di polizia, serve che le forze dell’ordine siano formate in modo adeguato al mestiere che devono svolgere, che siano in un numero corretto d’organico in base alle esigenze del territorio, e che gli eventuali processi siano gestiti con rapidità. Insomma, delle cose normali.

  • 28 Settembre 2009 in 08:38
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    DUCCIO, ma li sai tutte te, ……

  • 28 Settembre 2009 in 10:24
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    Trovo molto interessante gli argomenti del professor Pauletta, in particolare per quanto riguarda le digressioni picoanalitico-filosofiche su status e comportamenti. Davvero sagaci.
    A questo punto, professore, mi consenta di chiederle: che dire di coloro i quali – magari discendenze di clandestini dalle terre irredente che si insediarono in Italia – arrivarono fino a cambiare il cognome per farlo apparire altisonante e nobile, e scelsero la subdola via di mostrare una facciata democraticamente corretta e profondamente “illuminata” ma in passato ferirono (anche a morte) i propri cari, abbandonandoli e costringendoli a divenire a loro volta profughi privi di una famiglia e di una casa? Parliamo, in questo caso, di status o di comportamento?
    Prima o poi Il cerchio si chiude sempre, si tratta solo di capire quando e come. Non trova?

  • 29 Settembre 2009 in 11:44
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    Ma lei, Leonardo, cerca di imitare Feltri? Non ci riesce bene. Cosa farnetica?

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