Aggiornamento Leuci
Ecco la nota delle Rsu Leuci dopo il corteo di giovedì mattina e il “confronto” con le parti.
“Abbiamo sottolineato, senza giri di parole, alle Istituzioni ed all’Unione Industriali che la questione dei posti di lavoro riguarda tutti, essendo ormai una vera e propria emergenza sociale. Nessuno quindi si chiami fuori!
Abbiamo apertamente e direttamente detto a Pisati che c’è un unico modo per fugare i fondatissimi dubbi sul movente speculativo (sul marchio e sull’area) alla base dell’acquisizione della Leuci nel 2006 da parte del suo gruppo: attuare concretamente progetti di riconversione e potenziare la diversificazione ,come da noi e dal sindacato richiesto da tempo. Aldilà delle parole e degli impegni sottoscritti, questo è il solo modo per invertire nei fatti il processo di chiusura della fabbrica.
La lotta della Leuci continua e va ben aldilà di essa perché, anche grazie al suo lunghissimo patrimonio sindacale, può e deve essere un esempio per tante altre realtà lavorative contro l’alibi della rassegnazione e dell’impotenza.
Proprio per questo chiediamo a tutti di darci una mano anche con piccoli e grandi gesti di vicinanza. Faremo delle proposte pubbliche.
Noi non molliamo! Ci inventeremo di tutto!”
Qui Lecco Libera
sono triste: posso dirlo? La lettera delle RSU di Leuci è emblematica; penso che significhi “è finita”.
Bisogna avere il coraggio di buttare nel lago l’etichetta RSU – prendendo eventualmente atto che di R rimane certo molto, di S c’è giusto la difesa di un’elemosina di salario, la U è andata dove aveva urgenza di andare, non so se ci capiamo.
Buttare nel lago l’etichetta (e magari anche le altre etichette) e pensare concretamente, collettivamente, all’uso possibile degli spazi. Che, mi risulta, sono in gran parte svuotati.
Una bella assemblea “interna” e “permanente”, per esempio, come fu quella di via Bernina 48, a milano, nel 1985.
Non posso che essere solidale con i lavoratori della Leuci e delle altre aziende che vedono in pericolo il loro posto di lavoro.
Il momento di crisi attuale non deve che spingervi a lottare con tutte le vostre forze per far valere i vostri diritti, soprattutto quello ad un lavoro e ad una vita dignitosa.
Altre esperienze hanno dimostrato che i lavoratori se resistono uniti, se sono dalla parte della ragione, ce la possono fare.
Se veramente l’obiettivo della proprietà è di tipo speculativo bisogna urlarlo ai quattro venti e fare in modo di avere tutti, imprenditori, lavoratori e istituzioni dalla parte degli operai in pericolo e contro chi vuole approfittarne per puro tornaconto economico dimenticandosi delle ricadute sociali e sulla città
“occupare, non marciare!” era un vecchio slogan massimalista contro i riformisti alla Petruccioli (ci ricorda qualcuno?!?) che si sciacquavano la coscienza di classe nelle manifestazioni del sindacato, poi ordivano privatizzazioni (nomi?! ATM; AEM; Centrale del Latte di Milano…) e conseguenti “risanamenti” che chissà perchè erano sempre tagli alle maestranze e mai razionalizzazioni dei quadri e dirigenti… senza parlare di quando l’ente provinciale per le case popolari IACP è diventato Azienda Regionale! allora sì che ne son girati di soldi e di sol-doni!
Beh. Oggi è più difficile di allora. Allora si arrivava già caldi dal settantasette, la aggregazione, l’autonomia. La Legge Reale, il Codice Rocco (ma questo in buona misura c’è ancora…) e i posti di blocco sulle provinciali. I processi del codazzo trascinato dal Sette Aprile stavano cominciando, e qualcuno era stato in carcere tutto quel tempo “in carcerazione preventiva”…
Ora c’è… retequattro; calciopoli; il velina-gate; i militari in Afghanistan. eh.-
E’ più difficile pensare di poter occupare, quando ti fanno credere che appena respiri già sei blindato. E’ già difficile pensare di occupar-si di se stessi, quando ti dicono che devi stare preoccupato. O, se sei una donna, preoccupata due volte, una per conto tuo, un’altra perchè comunque sei potenziale vittima. O se sei una trans, allora è meglio quasi che non ti preoccupi proprio, altro che occuparti di te!
E’ difficile pensare di occupare una fabbrica vuota e riempirla di contenuto.
Allora perchè pensare? Facciamolo, e basta, prima che LaDestracheLecca si faccia assegnare le volumetrie!