La Leuci e le mail a Pisati

I lavoratori della Leuci non mollano. Il circo mediatico ha educato l’homo videns a dimenticarsi in fretta di ciò che è accaduto il minuto precedente. La memoria ha perso significato, così come l’approfondimento, la ricerca, l’analisi e il dibattito. Ad ogni secondo, la notizia che ruba l’attenzione distratta del consumatore è diversa. Scatta, scivola via, come nelle pagine dei grandi giornali on line. Di fronte a questa emergenza (democratica e sociale) vanno studiate quelle iniziative capaci di bucare l’ordinario articolarsi delle notizie locali riportate stancamente dai media della città.

“Proviamoci insieme” ricordano i lavoratori. La proposta è piuttosto semplice e richiede un investimento esiguo: una mail. Il destinatario? Semplice: il proprietario/imprenditore della Leuci, l’esimio signor Pisati. Di seguito il testo della lettera.

“Avevamo promesso ulteriori e crescenti iniziative pubbliche a sostegno dei nostri posti di lavoro anche e soprattutto come esempio di non rassegnazione e di non impotenza, valido per tutte le altre realtà lavorative in difficoltà.
Ecco una prima proposta semplice ed alla portata di tutti coloro che la pensano come noi:
INVIARE VIA MAIL UN MESSAGGIO che di seguito riportiamo, all’indirizzo sotto evidenziato.

Dimostrerà quanto è sentita da tutti la questione dei posti di lavoro divenuta ormai una vera e propria emergenza sociale.
Costituirà un esplicito appello alla responsabilità sociale effettiva da parte di certa imprenditoria. A riguardo ci permettiamo di ricordare a tutti la nostra Costituzione che in spirito e sostanza sancisce che l’iniziativa economica privata, per essere legittimata socialmente,deve saper coniugare il tornaconto personale con la funzione sociale = posti di lavoro.

Rappresenterà un piccolo ma significativo strumento di pressione e di ulteriore responsabilizzazione del nostro datore di lavoro .
Chiediamo di trasformare un minuto del vostro tempo in un piccolo ma significativo gesto di condivisione.

Oggetto: ALL’ATTENZIONE DEL SIG. PISATI.

Testo: SIG. PISATI STA A LEI QUALIFICARSI COME VERO IMPRENDITORE O COME SPECULATORE SOCIALE : SALVI CONCRETAMENTE I POSTI DI LAVORO ALLA LEUCI!

Indirizzi di posta elettronica: A : relco@relco.it

CC : proviamocinsieme@gmail.com

L’invito è quello di inviare e far inviare questo testo il più possibile in tempi brevi. Di seguito un’altra scheda conoscitiva proveniente dalla Leuci.

Breve scheda conoscitiva a cura RSU aziendali

“La Leuci è un’azienda storica del lecchese produttrice di sorgenti luminose. Nata nel lontano 1919 rappresenta in modo crescente la produzione italiana di lampade di qualità consacrata anche dalle prime pionieristiche trasmissioni televisive a difesa del consumatore come leader “qualitativo” nel mondo. Arriva a dar lavoro a circa 600 dipendenti e, grazie alla continua evoluzione tecnologica, a produrre annualmente ben 140 milioni di lampade di svariati tipi.

A partire però dalla fine degli anni 90 registra difficoltà di mercato a cui cerca di far fronte iniziando alcune diversificazioni produttive contemporaneamente ad una graduale riduzione di personale, mai comunque in forma “traumatica” e cioè non rimpiazzando i pensionati e con qualche ricorso agli ammortizzatori sociali.

Nel 2006 al momento della vendita a Pisati ( patron della L.C. Relco spa con pacchetto azionario di maggioranza detenuto da una Holding lussemburghese ) e soci, costituitosi in un’apposita società Trident, la situazione è delicata ma tutt’altro che compromessa come certificato anche da una riclassificazione del bilancio appositamente commissionata dal sindacato : “… non ci sono però situazioni ad un punto critico.”.

I nuovi detentori del pacchetto di maggioranza della Leuci, immediatamente ”sondati” dalle Rsu e dal Sindacato preoccupati dalle caratteristiche dell’operazione, dipingono uno scenario entusiastico dell’italianità e qualità dell’azienda impegnandosi anche per iscritto ad un rilancio per “ il mantenimento del proprio ruolo primario in Europa quale produttore di lampadine e di apparecchi illuminanti…”. Si promettono iniezioni di capitali freschi ( 5 milioni di euro) , una riorganizzazione interna ed una efficace ristrutturazione sia della rete di vendita che d’ acquisto. Invece con una serie di scelte più o meno motivate da una presunta ricerca d’efficienza, nei fatti si registra un graduale svuotamento del patrimonio professionale e la disarticolazione importanti settori aziendali ( logistica, programmazione, componente tecnica…). In cifre, a fronte di ripetute affermazioni di Pisati circa la sua non volontà di procedere a dei licenziamenti, si passa in 3 anni dai 250 dipendenti “ereditati” ai 130 attuali e da 90 milioni di lampade prodotte ai 20 milioni dell’ultimo anno lasciando nei fatti languire le diversificazioni iniziate e mai concretizzando alcuni progetti annunciati e sottoscritti di riconversione parziale in vista della messa al bando graduale delle lampade ad incandescenza già previste nel mercato europeo.

Arrivando velocemente ai giorni nostri, a luglio l’azienda ribadisce attraverso l’Unione Industriali la sua intenzione di procedere alla richiesta di un’ulteriore percorso di cassa integrazione in deroga in attesa di sviluppi poi, subito dopo le ferie, comunica con un repentino voltafaccia che in Leuci ci sarà posto solo per

28/30 persone rispetto alle attuali 100/130. E’ una vera e propria dichiarazione di chiusura vista anche la sproporzione tra area industriale “impegnata” e numero di addetti che si profila.

Inoltre Pisati ribadisce ciò che negli ultimi tempi aveva già detto e cioè che investimenti per riconversioni e diversificazioni lui non può e non vuol farne. Nel frattempo il sindacato scopre sul Web di suoi cospicui investimenti ( 1 milione di euro per 5 puledri ) nel settore ippico di cui è appassionato e… l’indignazione sale alle stelle !

Sembra concretizzarsi così lo scenario da sempre ipotizzato da lavoratori, rsu e sindacato riguardo il vero “movente” sotteso all’acquisto di Leuci e cioè lo “ sfruttamento” del prestigioso marchio e dell’italianità a fini d’esclusiva importazione di prodotti da commercializzare ed il business immobiliare su un’appetibile area urbanistica “liberandola” attraverso un graduale “mascherato” svuotamento dall’attività manifatturiera. Il resto è una storia ancora da scrivere ed i lavoratori faranno di tutto per poterla ancora vivere da protagonisti”.

Qui Lecco Libera

Un pensiero su “La Leuci e le mail a Pisati

  • 19 Ottobre 2009 in 17:40
    Permalink

    Il mio supporto va ai lavoratori della Leuci, vi ammiro per la vostra tenacia.
    Ho appena inviato la mail e non mancherò di diffondere.
    In bocca al lupo
    Silvia

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