Il “caso tribunale”
(foto da Merate On Line)
Si sta come / d’autunno / sugli alberi / le foglie. Giuseppe Ungaretti descrisse così la condizione dei Soldati nel luglio 1918. Di questi tempi, sulle cronache locali, c’è chi continua a descriversi come un “soldato” diligente quando non fa che comportarsi piuttosto come un incosciente coscritto.
L’ultimo rantolo della sfiduciata Giunta comunale, capeggiata dal “soldato ferito” Antonella Faggi, ha stupito persino i più attenti osservatori.
Venerdì mattina (30 ottobre), dopo le dimissioni della maggioranza del Consiglio comunale e la conseguente (quanto rovinosa) debacle della banda Pdl-Lega (mercoledì 28 ottobre), il governo cittadino s’è riunito per volere del sindaco. Gli assessori Redaelli e Grossi, alfieri formigoniani, pare abbiano declinato l’invito non presentandosi alla conta. Due i fascicoli sul tavolo. I parcheggi a pagamento all’interno della struttura dell’ospedale Manzoni e lo spostamento del Tribunale da via Cornelio all’area ex Db-Macchine di Corso Promessi Sposi (zona Questura). Due inezie, due cavilli da regolare giusto per evitare al commissario inutili perdite di tempo.
Il primo punto è stato accantonato, dei parcheggi a pagamento dell’ospedale se ne riparlerà dopo la partita elettorale. La seconda (ininfluente) questione, quella del trasferimento del Tribunale a 500.000 euro (soldi dei cittadini) annui d’affitto nell’area di Corso Promessi Sposi di proprietà della Invernizzi, è stata invece affrontata e sbrigata. Come se nulla fosse.
Come fosse una formalità. Polemiche con gli avvocati? Dissidi interni alla maggioranza sul punto? Necessità di un dialogo costruttivo con le parti, la città e l’opposizione? Tutto assolutamente trascurabile.
Un po’ come per l’attaccante che, dopo il triplice fischio, piglia pallone, fischietto e cronometro ed esulta per il goal segnato (a porta vuota) al 43esimo minuto di recupero.
Quando avversari, arbitro e spettatori erano belli che assenti.
Che ingenui quei detrattori del “soldatino”. Tutti a tacciare il primo cittadino d’esser l’emblema di una maggioranza inerte. Tutti a lamentarsi di questo schieramento impantanato in giochetti spartitori da Prima Repubblica. Tutti a far dietrologìa. Macché “governo del non-fare”! Questo sì che è un vero “governo del fare”. La differenza è che si fa (malamente) a tempo scaduto. Al diavolo i “traditori”, i “moralmente deprecabili” (Sergio Bernardo dixit), gli “infantili”, i “vigliacchi”. Al diavolo il bon ton istituzionale. Da quand’è che la fiducia regola i rapporti di forza della Politica?
Il Consiglio ha sbaraccato, la Giunta è un ectoplasma in attesa del commissario, i cittadini sono stati irretiti per tre anni, e qualcuno ha pure la faccia di tolla di pretendere che noi si smetta di “lavorare”?
Dice il sodale del “soldato ferito”: non è vero che c’è stato il triplice fischio perché la legge permette di sbrigare le ultime faccende in attesa del Commissario prefettizio.
Appunto.
Più che una pratica di routine, questa “approvazione di spostamento del Tribunale” assomiglia a ben altro.
Ora gli ex amministratori si giustificano dicendo che più che una decisione, quella partorita venerdì mattina scorso, è una “direttiva”. Un addio.
Duccio Facchini, Paolo Trezzi