Una sconfitta celebrata come una vittoria
Avrete sicuramente letto/sentito in questi giorni la splendida notizia: la pizzeria “Giglio”, una volta in mano alla ‘Ndrangheta di Franco Trovato, se ne andrà dritta dritta nelle mani della collettività. Proprio una bella notizia. Vi sarà realizzato un centro sociale per Anziani grande quattrocento metri quadrati. La Prefettura di Lecco, che al “Giglio” teneva il proprio archivio, si trasferirà nell’altra pizzeria confiscata, la più celebre “Wall Street” (cinquecento metri quadrati di estensione). Uno “scambio”: la Prefettura passa al Comune di Lecco (rappresentato dal Commissario Frantellizzi) la pizzeria “Giglio” e l’appartamento di via Adamello 36/38 in cambio dell’ex bunker di via Belfiore. Qui potrete trovare la delibera (n.5) del Commissario Prefettizio con tutti i dettagli specificati.
Peccato che l’operazione, a parere del Coordinamento Lecchese Antimafie, contenga non pochi punti oscuri che andrebbero al più presto chiariti. Ecco di seguito il comunicato del Coordinamento.
Qui Lecco Libera
Wall Street: una storia iniziata male e finita peggio.
Il 30 agosto 1992 fu arrestato il boss mafioso Franco Trovato. Il fermo avvenne nella pizzeria-bunker “Wall Street” di via Belfiore che, insieme al “Portico” di Airuno, fungeva da “centrale operativa” del clan di cui era il reggente.
Grazie anche all’utilizzo di questi beni il clan Trovato poteva esercitare un controllo asfissiante del territorio; in più era in grado di servirsi di esercizi commerciali, società immobiliari, finanziarie, etc. etc. dislocati nell’intero contesto provinciale.
Fortunatamente, alcune di queste proprietà sono state sequestrate e successivamente confiscate – in forza della Legge 109/1996 nata dall’impegno popolare contro le mafie e le loro ricchezze – con lo scopo di una loro ridestinazione ad uso sociale.
Alla luce dei recentissimi sviluppi riguardanti tre di questi beni confiscati, in particolare il futuro della pizzeria “Giglio” – trionfalmente descritto come un netto successo della collettività sulla mafia, intendiamo formulare questa riflessione che ci auguriamo possa essere raccolta dai soggetti preposti e dalla cittadinanza intera.
Nella conferenza stampa di mercoledì 20 gennaio 2010, il Commissario Sante Frantellizzi – accompagnato dal referente del Consorzio Consolida Gabriele Marinoni, dal Rappresentante della Prefettura dott. Stefano Simeone e dal dott. Mario Romano Negri della Fondazione Cariplo – ha illustrato alla stampa il destino che attende l’ex pizzeria “Giglio” di Pescarenico (via Ghislanzoni, 20), l’appartamento di via Adamello 36/38 e l’ex bunker “Wall Street” di via Belfiore.
Vogliamo ripercorrere le tappe fondamentali di tale percorso così da evidenziarne i particolari poco chiari che intendiamo approfondire:
1) Nel settembre 2009, il Prefetto dott. Nicola Prete – secondo la Delibera n.05 del 14 gennaio 2010 pubblicata dal Comune di Lecco – ha “manifestato interesse ad uno scambio” con il Comune di Lecco. La proposta in sintesi è così formulata: la Prefettura, in possesso della ex pizzeria “Giglio” e dell’appartamento sito in via Adamello 36/38, ha offerto tali beni in cambio della pizzeria-bunker “Wall Street” (500mq), rientrante nel patrimonio del Comune di Lecco sin dal 2006, per poterla utilizzare come “archivio” dal momento che il “Giglio” era risultato uno spazio “troppo piccolo” e per questo riempito integralmente “nel giro di un anno” (400mq).
Come e quando la Prefettura di Lecco è entrata in possesso dei suddetti beni? Perché la stessa Prefettura di Lecco, interpellata dai sottoscritti a metà dell’anno 2008, rispondeva tramite un documento scritto asserendo che la ex pizzeria “Giglio” e l’appartamento di via Adamello risultassero “non assegnati” poiché gravati da onerose ipoteche del valore di circa un miliardo e mezzo di lire? Come sono state estinte tali pregiudiziali all’assegnazione? Eppure, a detta del dott. Stefano Simeone, risulta che fino ad oggi la Prefettura abbia utilizzato la ex pizzeria “Giglio” (400mq!) come archivio.
Inoltre: nella suddetta Delibera viene sottolineato il fatto che il Comune di Lecco, dal 2006 in possesso delle chiavi di “Wall Street”, non è stato capace di “realizzare” il “progetto sociale ipotizzato”. A quale progetto sociale “ipotizzato” si è fatto riferimento? All’idea dell’ex Assessore Carlo Invernizzi di una pizzeria sociale? Al fallito progetto di insediamento dei Vigili del Fuoco? E’ doveroso precisare che in quell’occasione (il momentaneo interessamento dei Vigili del Fuoco) costò al bene confiscato ingenti danni derivanti da scriteriate operazioni di “bonifica” (rottamazione ingiustificata di arredamenti in buono stato, cucine, mobilia, circuiti elettrici, etc. etc.) delle quali ancora oggi nessuno si è preso la responsabilità.
Inoltre, secondo la Legge 109, qualora entro un anno il Comune entrato in possesso del bene non lo abbia ricondotto ad uso sociale si verificherebbe un caso di inadempienza che comporta la nomina di un Commissario ad hoc. Perché in questo caso non è accaduto? Perché le forze politiche di maggioranza e di opposizione hanno lasciato cadere nel silenzio più torbido la questione relativa alla pizzeria “Wall Street” pur essendone formalmente possessori fin dal 2006? Il dott. Simeone ha in parte già risposto ammettendo che non è stato possibile ridestinare la pizzeria-bunker di via Belfiore poiché “mancavano le risorse economiche” necessarie per la ristrutturazione. In sostanza il Comune decise di investire altrove, lasciando ingiustificatamente da parte il valore di una ridestinazione così importante come era quella di “Wall Street”.
2) In data 1 dicembre 2009, il Commissario Prefettizio Sante Frantellizzi – che alla conferenza del 20 gennaio ha sottolineato la sua “formalizzazione” di un accordo già raggiunto (ha citato l’Assessore decaduto Bettiga e l’Assessore Parolari) – ha accettato lo “scambio proposto” dal Prefetto dott. Nicola Prete ed ha “indicato la destinazione d’uso degli immobili” suddetti (“Giglio” e appartamento di via Adamello): la scelta è ricaduta sul settore degli Anziani.
E’ possibile prendere visione di tale accettazione e della decisione conseguente di destinazione d’uso? Può il Commissario Prefettizio adottare tale decisione in maniera univoca? Se sì, perché proprio sul settore Anziani? Vi è una carenza in città su questo tema? E’ opportuno adottare tale decisione in una fase di stallo politico amministrativo?
3) Il 2 dicembre 2009, il giorno dopo, è emerso che il Comune stesso “ha chiesto al Consorzio Consolida” – definito soggetto “partner” di co-progettazione – di “predisporre” un progetto sociale inerente i due beni (“Giglio” e l’appartamento di via Adamello). Quali procedure hanno accompagnato tale richiesta? Non sarebbe stato forse più opportuno e trasparente coinvolgere la città percorrendo strade maggiormente responsabilizzanti?
Per l’occasione il Comune si è “reso disponibile” a cofinanziare l’intervento per un ammontare di 150.000 Euro da prevedere nel bilancio dell’anno 2010. Perché tali risorse sono state reperite oggi, per lo “scambio” e la sistemazione del “Giglio”, e non per “Wall Street”?
4) In data 22 dicembre la Fondazione Cariplo, alla luce del progetto del Consorzio Consolida “Il Giglio: dalla criminalità organizzata alla comunità, la riconversione è possibile” (consultabile sul sito del Comune nella voce “Atti amministrativi” allegata alla Delibera suddetta), ha stanziato 200.000 Euro necessari per la riqualificazione dei due beni.
5) Il 7 gennaio il Consorzio Consolida ha informato il Comune di tale finanziamento.
6) Il 14 gennaio, una settimana dopo, il Commissario Frantellizzi ha siglato l’accordo che in quest’occasione si sta commentando.
Alla luce di queste tappe non si può che restare stupefatti di fronte a tale accelerata riguardante procedure che si sono protratte per più di dodici anni. Sorprende soprattutto il fatto che la conclusione sia stata raggiunta in una fase di stallo politico evidente. Inoltre, per quanto attiene al Prefetto dott. Nicola Prete, dispiace ricordare quando, preoccupati per il futuro di “Wall Street”, abbiamo richiesto a metà 2009 un colloquio sul tema restando a bocca asciutta senza alcun segnale di attenzione. Vista l’importanza di tali deliberazioni non sarebbe stato più corretto attendere il riposizionamento istituzionale della città dal punto di vista amministrativo?
Inoltre: perché la Prefettura di Lecco, che dovrebbe trasferirsi a breve alla ex Mutua in via XI Febbraio a Lecco, ha proposto questo “scambio” tenuto oggettivamente sotto silenzio fino al momento dell’ufficializzazione dell’accordo, necessita di uno spazio sterminato come quello di “Wall Street” per archiviare la propria documentazione? Non costituisce un evidente paradosso il fatto che un bene fondamentale per la lotta alla mafia lecchese venga “ridotto” a mero luogo di archivio? Ricordiamo inoltre le parole del dott. Simeone a nome della Prefettura stessa: “Ce ne andiamo dal Giglio perché non ci stiamo più, l’abbiamo riempito in un anno”. La matematica ci obbliga ad un ragionamento: se i 400mq del “Giglio” sono stati riempiti nel giro di un anno, data la probabile aggiunta dell’archivio della Questura, quanto tempo ci vorrà per riempire “Wall Street”? Due anni? E al momento della saturazione del bene di via Belfiore che cosa se ne farà la collettività, prima beneficiaria dei principi della Legge 109/1996, dell’ex bunker di Franco Trovato? Ancora: il dott. Simeone ha dichiarato in conferenza stampa che i “soldi per sistemare Wall Street non ci sono mai stati”; dal momento che tra poco vi andrà l’archivio della Prefettura, come si intendono reperire i fondi necessari per sistemare il bene suddetto? Pensiamo a circuiti elettrici, pavimentazione, mura, norme di sicurezza: investimento di non poco conto. Da chi sarà finanziato e sostenuto tale investimento?
Stando alla Delibera pubblicata dal Comune saranno necessari 314.000 Euro per sistemare il “Giglio”, che è già stato archivio della Prefettura, e quindi si suppone essere a norma e superficialmente agibile (come sarà reso “Wall Street”). Un contrasto di cifre evidente che ci lascia ulteriormente perplessi.
Ci rendiamo conto che le richieste sono molte e di complicata declinazione in poche righe. E’ altrettanto importante però che ci sia la massima trasparenza in decisioni come queste, specialmente quando vanno a toccare interessi così consistenti come quelli della vittoria della collettività sulle cosche mafiose e i loro beni.
Alla luce di tutto ciò intendiamo richiedere ufficialmente un incontro urgente con il Commissario Prefettizio dott. Sante Frantellizzi, il Prefetto di Lecco dott. Nicola Prete ed il dott. Stefano Simeone. Il nostro intento non è polemico o intenzionato a difendere uno status quo che giudichiamo dannoso e colpevolmente silente, anzi; ci auguriamo infatti che tali richieste contribuiscano a fare luce, per contribuire – come abbiamo fatto in questi anni – a colpire culturalmente e non solo il potere mafioso presente nella nostra città.
Duccio Facchini
Davide Agostoni
Davide Ronzoni
Il Coordinamento Antimafie Lecchese
leccoantimafie@gmail.com
eh. voi lecchesi siete messi male.
Dovreste prendere esempio da Milano dove, dopo diciassette anni di governo di centro-destra il prefetto può affermare “la mafia non esiste”.
Così siamo tutti tranquilli sulle opere edili relative all’Expo15.