Servi, precari assoluti
Lunedì sera, all’Officina della Musica, Marco Rovelli ci ha parlato del suo nuovo libro: Servi, ovvero coloro che non avendo lo spazio per emergere, per prendere parola sono costretti ad assoggettarsi al potere.
Un testo di narrativa sociale che irrompe nel mondo della clandestinità e ne delinea i tratti che, a sorpresa (??), si rivelano più che mai distanti dai modelli che le strategie propagandistiche si ostinano ad inculcare. Il clandestino è il pericoloso uomo nero che giustifica le misure di sicurezza, il clandestino è lo scomodo lavoratore non-stop che attenta all’occupazione degli italiani… E se invece il clandestino fosse l’asso-piglia-tutto della retorica politica? E se invece il clandestino fosse quella macchina produttiva da sfruttamento intensivo che fa tanto comodo alla nostra economia? E se invece la figura del clandestino, così oscura proprio perchè così priva di diritti, tanto da vedersi togliere la parola e l’esistenza, non fosse altro che il riflesso di un paese dove la “brava gente” non è poi così brava, di un paese dell’indifferenza dove non ci si accorge che la pratica (che più che altro ha del goliardico) di negare un diritto a una minoranza ora, ci porta diretti al punto in cui non sarà più un diritto di nessuno …
Pensiamoci.
Silvia Pirovano
Per informazioni sull’autore e sulle sue pubblicazioni
http://www.marcorovelli.it/