Democrazia con accredito
Il Ministro Maurizio Sacconi è passato da Lecco questa mattina. Oggi cade l’anniversario della morte di Eluana Englaro. Per questo, in barba al più elementare pudore, ecco apparire lo sciame di avvoltoi. Ingordi, affamati e vigliacchi. “Assassino”, “pazzo”, “protagonista”, questi i complimenti più soft rivolti dalla banda – di cui Sacconi è capitano – a Beppino Englaro.
Con l’amico Nicola ci diamo appuntamento in tarda mattinata in zona Casa di Cura Talamoni, presso la Basilica. Nessuna statuetta in tasca, soltanto domande documentate e critiche puntuali. Il socialista di ferro, infatti, era atteso di lì a poco per “portare i saluti” alle suore che ospitarono Eluana. L’accesso alla Casa di Cura, però, è decisamente scomodo. Un lungo viale privato che porta fino al suo ingresso. Esperienza suggerisce di cambiare aria: non sarebbe la prima volta, infatti, che il corteo d’auto blu sfrecci davanti alle nostre ragioni. Contando il solito scudo in uniforme, il freddo e la posizione sfavorevole, facciamo marcia indietro e ci dirigiamo in fretta e furia al Palazzo del Governo, la Prefettura di Lecco.
E’ nel palazzo di mattoni di Corso Promessi Sposi che il Ministro risulta atteso in pompa magna. Parcheggiata l’auto, eccoci all’accettazione U.R.P.. Una gentilissima signora c’informa della sua totale ignoranza. “Signora, ci scusi, vorremmo accreditarci per la conferenza stampa del Ministro Sacconi”. “Sacconi chi? Non so nulla, salite al primo piano”. Detto fatto. Eccoci in ascensore. Incredibile come lo spettacolo autoritario in uniforme sia così penetrabile. E se fossimo veramente dei temibili terroristi armati? Si aprono le porte: il dott. Simeone della Prefettura ci si para davanti evidentemente preoccupato. Maledetta educazione: “Salve, vorremmo accreditarci per assistere alla conferenza stampa”. Risposta: “Andate di sotto, forza”. Apre la porta e ci fa strada per le scale. Dove ci troviamo? Dalla stessa signora amabile che, abbozzando un sorriso sarcastico, ci ripete: “Non ne so nulla”. Simeone la catechizza all’istante: “Dalle undici si fanno gli accrediti”. In quel momento erano le 10.34. Prima di andarsene ecco la domanda delle domande: “Ma voi siete giornalisti?”. No che non lo siamo. “Allora niente, qui solo i giornalisti”. “E i cittadini?”. Niet. Poi si sa, il Ministro è il Ministro. Ecco l’inizio degli strategici piani di sicurezza: 1) fuori dalle scatole i cittadini (Nicola ed io) dal territorio della Prefettura. Motivo? “Dovete fare il porto d’armi?”, ridacchia il Vice-Questore (con tutto il rispetto!). Noi: “No, solo domande”. Non basta, fuori dal cancello, dritti sulla strada. 2) L’ufficio immigrazione chiude anticipatamente. Un gruppetto di migranti cresce all’esterno della Prefettura. Ogni volta che qualche incosciente si avvicina al cancello eccolo braccato dai poliziotti. “Gli uffici sono chiusi”. E perché mai? “Arriva ‘o Ministro”. Eh beh, a saperlo prima. Ecco alla spicciolata comparire i primi giornalisti, alla fine saranno parecchi. C’è SkyTg24, La7, la Rai, Tele Unica, il Giornale di Lecco. Arriva pure Polverari, il devoto craxiano. Si presenta Angela Fortino, ex assessore alle Politiche Sociali, ciellina di fede e di ferro; senza batter ciglio le viene spalancato l’accesso. “Ma la signora Fortino è giornalista? Perché la fate entrare e noi no?”. Con l’onestà propria degli sfrontati mi risponde un rispettabile agente della Digos lecchese: “E’ accreditata, punto”. Il tutto mentre del Ministro manco l’ombra.
Poi, quando i giornalisti, le telecamere, i fotografi, i politici e i poliziotti (soprattutto), sono allineati ecco all’orizzonte la carovana di Sacconi. Quattro ammiraglie. C’è tempo pure per una preghiera: “Ti prego Facchini non buttarti sulla macchina che non voglio finire ad Orgosolo”. Ricordate il triste caso del ragazzotto chiamato Giacomo Zamperini? Quel simpatico omino vuoto di zucca che si lanciò sul cofano dell’ambulanza che trasportava Eluana ad Udine – commettendo, lui sì, un reato – quando i carcerieri (Boscagli, Fortino, Gulisano) insultavano il dolore di un padre perbene muniti di cartellonistica pietosa. Data la diversità: “Non si preoccupi, a noi non piace il circo”.
Le auto blu entrano nel cortiletto. Da dietro le sbarre della cancellata, a mò di recluso, mi permetto di ricordare al Ministro due cosette. “Sacconi, speculatore di dolori privati quando invece garantisci l’impunità dei potenti. Porta rispetto per Beppino Englaro, vai a ripassarti la Costituzione”. Questioni di merito. Ricordate il regalo del duo Sacconi-Giorgetti alla Novartis? 180 milioni di euro per 24 milioni di dosi patacca. Un contratto al di fuori d’ogni regola di concorrenza. Penali a carico dello Stato. Sua moglie Enrica cosa ne pensa? Lei, Direttore Generale di Farmindustria. Conflitto di interesse? Manco a parlarne.
Quando il capannello di telecamere lo circonda, ecco di nuovo qualche temutissima critica: “Parliamo di Enrica Giorgetti e del tuo conflitto di interessi Sacconi! Ministro della vergogna, ministro dell’Impunità! Latitante della Democrazia! Finirete di nuovo come all’Hotel Raphael!”. Tre, due, uno: l’esordio del nuovo Questore Francesco Bocci. Dal cortile fa segno agli agenti all’esterno di portarmi via. Il gesto con le mani è chiarissimo. Il pio Vice-Questore Guglielmino, l’autore della querela post contestazione a La Russa, mi afferra per il colletto del maglione e mi spinge verso la strada. “Giornalisti, guardate la Democrazia!”. Nulla. Con le “buone” vengo invitato a far quattro passi indietro. Maledetta educazione.
Ci troviamo sul marciapiede opposto quando il solito Vice-Questore Guglielmino mi ripete la solita filastrocca del suo esame di Diritto Costituzionale. Questa volta avrei “offeso un’Autorità dello Stato”. Come se a gridare “assassino”, a minacciare pubblicamente le cliniche che applicavano il Diritto e la Costituzione, a glorificare latitanti scappati dai processi, fossi stato io e non il craxiano Sacconi. Avrà certamente avuto l’accredito!
Duccio Facchini
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Le parole di Sacconi e Berlusconi su Eluana Englaro sono l’ennesima violenza morale a cui è stata sottoposta quella povera ragazza. Che vergogna.