Parlare di mafia
Per ribellarsi è necessario avere le competenze. Il primo comandamento di chi vuol spadroneggiare coincide con il monopolio degli strumenti, siano essi astratti o concreti. Strumenti di conoscenza prima di tutto. Armi civili che permettano ad una collettività d’esser consapevole, accorta, non facilmente ingannabile.
Per questo continueremo a fornire alla città, al territorio, a coloro che coltivano l’interesse per il circostante, la possibilità di conoscere meglio (non del tutto, non abbiamo questa pretesa) il fenomeno mafioso in città e i suoi sviluppi. E’ un lavoro di democrazia e di ricerca che va fatto. Per dignità, rispetto e decenza. Senza alcuna presunzione, come detto. Non porta in tasca nulla, figurarsi. In passato abbiamo fatto i nomi. Dagli arcinoti (Coco) Trovato in avanti. Certo: potremo esser giunti a poche orecchie, per di più già abituate ad ascoltare certe vicende. Ci siamo però resi conto che è necessario proseguire lungo questo percorso: in modo chiaro, mediante un lavoro ancor più approfondito di quello (fondamentale) sin qui portato a conclusione. Ci stiamo riferendo a quell’operazione di memoria civile che le Istituzioni del territorio (Comune, Provincia, Questura, Prefettura) hanno sempre snobbato e, dai programmi elettorali partoriti dai candidati sindaci, pare vogliano continuare a farlo. Sbagliando.
E’ per questo che partiremo con il racconto di una storia (vera) strillata da tanti e raccontata da nessuno. E’ la storia di quella mafia che a Lecco “non esiste”. Una trama intricata, complessa, non del tutto nitida, che merita per questo d’esser portata “fuori”. Fuori dalle aule di Tribunale, dalle carceri, dagli studi legali, dai titoli roboanti dei quotidiani locali. Il nostro faro saranno fonti certe, documentate, senza adoperare mai artifici moralistici o politicanti. Parlare di mafia significa parlare del tessuto in cui si vive. Un tessuto sfilacciato, dove spesso a pagare (per fortuna) è la manovalanza mafiosa e (per sfortuna) non chi le assicura vita agiata traendone immensi vantaggi.
Partiremo dalla sentenza di primo grado emessa nel marzo scorso dal Tribunale di Lecco (spostato in quell’occasione per motivi di sicurezza a Milano). La sentenza Oversize: con i suoi protagonisti, le loro attività economico-imprenditoriali, la loro viva voce. Il loro potere. In parte l’abbiamo già fatto, in via superficiale. D’ora in avanti ne tratteremo in maniera più specifica.
Qui Lecco Libera