Angelino Alfano

Dal sito di Roberto Castelli:

“Venerdì 19 marzo – ore 18.30 – Incontro pubblico presso Caffè Frigerio con l’on. Angelino Alfano, Ministro della Giustizia e l’on. Michela Brambilla, Ministro del turismo”.

L’Arte di strisciare, Nadia Urbinati, La Repubblica del 18 marzo:

“[… Scriveva un grande filosofo e politico del Settecento che il dispotismo di un uomo solo esiste soltanto nell’immaginazione degli ingenui. Il dispotismo ha bisogno di un certo numero di persone che siano per libera volontà o costrizione disposti a mettersi al servizio completo, giorno e notte, anima e corpo, del despota. Senza di che non ci può essere dispotismo alcuno. [… A leggere le intercettazioni di questi giorni si resta allibiti dalla mancanza totale di dignità di uomini che, adulti e spesso anziani, si fanno come bambini o servitori per accontentare i desideri del capo: dicono sempre sí e temono di essere redarguiti. Eppure, questi signori, onorevoli, ministri, avvocati, e anche magistrati, dirigenti, questi signori pretendono dai cittadini –giustamente, dato il loro ruolo pubblico-rispetto e dignità. E quindi la loro condizione è negativa sotto tutti gli aspetti: verso se stessi e verso le istituzioni che rappresentano. Verso se stessi prima di tutto, poiché è deprimente e moralmente avvilente una vita spesa dall’ora della colazione all’ora di cena a rispondere alle esigenze del potente protettore: certo, ci sono vantaggi di status e materiali in cambio, eppure è improbabile che almeno una volta questi vantaggi non siano apparsi come insufficienti a colmare la fatica psicologica di essere sempre al servizio. Ma la loro condizione è ancora piú negativa per le istituzioni che rappresentano, istituzioni che erano prima di loro e vivranno dopo di loro (su questo occorre essere sicuri e convinti) e che il loro atteggiamento servile umilia e infanga.

Un altro grande filosofo francese, il Barone d’Holbach scrisse tra le altre cose un saggio impareggiabile, pubblicato postumo, sull’arte di strisciare. Ecco che cosa scriveva: “I filosofi, che spesso sono di cattivo umore, considerano in verità il mestiere del cortigiano come vile, infame, pari a quello di un avvelenatore. I popoli ingrati non percepiscono la reale portata degli obblighi propri di questi uomini generosi che, pur di garantire il buon umore del Sovrano, si votano alla noia, si sacrificano per i suoi capricci, immolano in suo nome onore, onestà, amor proprio, pudore e rimorsi; ma come fanno quegli ottusi a non rendersi conto del costo di tanti sacrifici? Non pensano al prezzo da pagare per essere un buon cortigiano? Qualunque sia la forza d’animo di cui si è dotati, per quanto la coscienza possa esserci corazzata con l’abitudine a disprezzare la virtù e calpestare l’onestà, per gli uomini ordinari resta comunque penoso soffocare nel cuore il grido della ragione. Soltanto il cortigiano riesce a tacitare questa voce inopportuna; lui solo è capace di un così nobile sforzo” […”.

Qui Lecco Libera

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