Angelino Alfano: giurista per caso

Una lezione di civiltà. Tutto qui. Nessuna interruzione di comizi elettorali, come il preoccupatissimo Questore temeva, nessun contatto con i provocatori del Popolo della Libertà, nessuno scontro con la scorta (privata e pubblica) del Ministro Angelino Alfano. La normalità, nel regime dei distratti, è percepita come fastidiosa esibizione di se stessi, “rottura di coglioni”, attentato alla Democrazia. Il rovesciamento è continuo e crescente. La “libertà” è diventata censura, corruzione, sfottò delle minoranze e palese violazione di regole elementari; la “legalità” s’è trasformata in manganello legislativo del prevaricatore a danno degli ultimi (migranti, precari, lavoratori, giovani); la “dignità” è mutata in servilismo, qualità intrinseca per chi vuol sopravvivere strappando qualche prebenda al Padrone di turno (lo diceva bene Nadia Urbinati su La Repubblica qualche giorno fa).

Nel frullatore squilibrato del significato accadono cose strane, vergognose e inaccettabili. Accade, per esempio, che la massima autorità in tema di sicurezza – il Questore – divenga disponibilissimo interlocutore del potentato cittadino (per educazione, immaginiamo) e allo stesso tempo inflessibile e violento censore con una dozzina di cittadini inermi, incensurati, consapevoli e pacifici. Accade che le forze dell’ordine – che contano decine e decine di morti ammazzati dalle mafie – proteggano senza esitazione chi, prono, sordo o supino, incensa un mafioso omicida (Mangano) mentre diffama un eroe vittima della Camorra (Don Peppino Diana). Accade che quegli stessi cittadini onesti e pacifici vengano identificati – su ordine dello stesso Questore che poco prima spingeva a destra e a manca persino ragazze del ’92 – per il semplice fatto d’essersi permessi di “rovinare” lo show. Come se fossero loro la causa del declino o i criminali pericolosi da circondare. Il tutto condito dall’eterna prontezza di riflessi quando è in gioco l’impunità del proprio datore di lavoro o di chi vi bazzica attorno.

Angelino Alfano, nel bestiario italiano di cui abbiamo scritto e scriveremo, occupa una posizione di rilievo. Leggi vergogna, bavaglio alla stampa e alla magistratura, separazione delle carriere e discrezionalità dell’azione penale, legittimo impedimento e “processo breve”, “blocca processi” e Lodo Alfano. Tutore d’impunità, campione di corte. Una corte privata che grava sulle spalle degli altri: i cittadini onesti.

Perciò gli abbiamo donato una copia della Costituzione. L’abbiamo acquistata appositamente per lui. Un’ottima “lettura estiva” per chi ha necessità conclamata non di un ripasso – come ci ha detto l’interessato – quanto invece di un approfondito studio. La bocciatura del Lodo che porta la sua firma ne è una disarmante dimostrazione.

Una dimostrazione di maturità, civiltà e consapevolezza, esercitata da cittadini liberi che hanno messo la faccia per dare ossigeno ai propri diritti e non per confezionare leggi ad hoc scritte da altri.

Duccio Facchini

Un pensiero su “Angelino Alfano: giurista per caso

  • 21 Marzo 2010 in 15:58
    Permalink

    Il Popolo Viola di Lecco è con voi non dimenticateci quando organizzate qualcosa inerente alle lotte che abbiamo in comune :-)
    Usai Marco PV Lecco

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