Lo sfondamento mancato e migliaia di voti perduti

Il nostro territorio di strapotere leghista se ne intende. La recentissima tornata regionale ne è stata la dimostrazione. Sia Roberto D’Alimonte (Il Sole 24 Ore) che Luca Ricolfi (La Stampa) hanno però sottolineato un aspetto fondamentale che merita approfondimento soprattutto nel nostro contesto. L’importanza cioè dell’astensione e del tasso di “fedeltà” – come la chiama D’Alimonte – dei diversi elettori. Dice D’Alimonte: “Il successo del Carroccio si spiega semplicemente col fatto che a differenza di alleati e di avversari è riuscito a perdere pochi elettori verso l’astensionismo in una situazione in cui gli altri ne hanno persi tanti”. Sante parole: vediamo perché analizzando i voti assoluti racimolati dalla Lega Nord in Provincia di Lecco dalle elezioni politiche del 2008 fino alle scorse regionali.

Si tenga perciò presente l’ammonimento di D’Alimonte secondo cui “le elezioni regionali si prestano male a un’analisi basata sui voti di lista. Questo è vero soprattutto per i due grandi partiti, Pd e Pdl. La presenza di numerose liste civiche o liste personali dei candidati-presidenti altera l’espressione del voto da parte degli elettori. Un altro problema è legato al fatto che alle regionali gli elettori possono non votare una lista di partito e votare solo il candidato della coalizione alla presidenza della regione. Questa possibilità non esiste alle europee e alle politiche. Per questo un confronto tra i voti di lista di Pd e Pdl nel 2010 e nel 2009 va fatto con molte cautele”.

Alle Politiche di due anni fa, in Provincia di Lecco, si registrò l’85,92% di affluenza: 259.764 aventi diritto e 223.185 votanti. Il Popolo della Libertà si affermò come primo partito con 65.695 voti e il 30,33% dei consensi. Il Partito Democratico ne raccolse invece 60.916 cioè il 28,12%. La Lega Nord conquistò la terza piazza con 54.723 voti ed il 25,26%. Il partito di Antonio Di Pietro, l’Italia dei Valori, 7.873 voti ed il 3,63%. L’Unione di Centro si difese con 10.310 voti ed il 4,76% dei consensi. A seguire la cosiddetta “sinistra radicale”, allora “Sinistra Arcobaleno”, con 5.980 voti e 2,76%.

Nel giugno dell’anno scorso siamo stati richiamati alle urne. Da una parte le elezioni Provinciali e dall’altra le Europee. Studiando i dati forniti dal Ministero dell’Interno emerge immediatamente un fatto interessante: nella stessa tornata, per due tipologie differenti, le schede non valide passano dalle 9.266 delle Provinciali al laconico 0 delle Europee a fronte della stabilità delle schede bianche (rispettivamente 4.458 e 4.235). Dato fisiologicamente impossibile che ci auguriamo sia addebitabile ad un errore di pubblicazione. Questa volta l’astensione sale: l’affluenza infatti si ferma intorno al 75,78% delle Provinciali e al 76,37% delle Europee. Partiamo da queste ultime: 202.760 votanti (ventimila in meno delle Politiche).

Popolo della Libertà: 60.467 voti e 31,27%. Partito Democratico: 42.776 voti e un disastroso 22,12%. Lega Nord (attenzione): 50.518 voti e 26,13%. Italia dei Valori: 10.920 voti e 5,65%. Udc: 10.697 voti e 5,53%. Rifondazione Comunista: 4.337 voti e 2,24%. Sinistra e Libertà: 4.297 voti e 2,22%. Nel giro di un anno, gli emblemi del bipartitismo perdono rispettivamente cinquemila e diciottomila voti in termini assoluti. La Lega Nord ne perde quattromila e le Sinistre ne riacquistano qualche migliaio. L’Italia dei Valori incrementa non poco il proprio bottino.

Rispetto alle Europee, le elezioni Provinciali fanno registrare dal canto loro un altro risultato. 202.284 votanti (poco meno delle contemporanee Europee). Popolo della Libertà: 49.523 voti, undicimila consensi netti smarriti da un’elezione all’altra nello stesso giorno. Lega Nord: 43.346 voti, settemila circa in meno. Partito Democratico: 40.299 voti, emorragia contenuta contando i 9.435 voti raccolti da “Azione Positiva”, lista civica in appoggio all’allora candidato Presidente Virginio Brivio. Italia dei Valori: 7.946 voti, duemila e dispari voti persi. Sinistra e Libertà: 5.779 voti, in aumento. Unione di Centro: 6.342 voti, tipico “effetto Cariboni”. Rifondazione Comunista: 3.691 voti, pagando la scelta (forzata) della corsa in solitaria.

Arriviamo dunque alle Regionali del marzo scorso. Una disfatta del Centro-Sinistra provinciale. La Caporetto mascherata del Popolo della Libertà. Prima di tutto l’astensione raggiunge un livello impressionante: 32% della popolazione avente diritto. I votanti scendono a quota 181.984. Iniziamo dal partito berlusconiano, il Pdl: 39.604 voti con il 28,19% dei consensi. Partito Democratico: 35.989 voti e il 25,62%. Lega Nord, la “vincitrice” mediatica della competizione: 45.276 voti e il 32,23%. Italia dei Valori: 7.774 voti e 5,53%. Sinistra e Libertà: 2.540 voti e 1,80%. La Federazione della Sinistra (Rifondazione, Comunisti Italiani e Socialismo 2000): 2.569 voti (di lista come gli altri) e 1,82%. Unione di Centro: 4.666 voti (nonostante gli 8.293 raccolti da Pezzotta) e 3,32%.

Che cosa dimostra questa sfilza (apparentemente vuota) di dati elettorali? Prima di tutto che la Lega Nord ha “vinto” grazie al principio espresso all’inizio da Roberto D’Alimonte. Mentre in Provincia di Lecco, in meno di due anni, il Popolo della Libertà e il Partito Democratico hanno perso la bellezza di circa 26.000 e 25.000 voti (pazzesco per essere i difensori nonché fondatori del bipolarismo!), il Carroccio s’è meglio difeso grazie ad un’emorragia di “soli” 9.000 voti.

Delle faide berlusconiane ci interessa poco; d’altronde, quando si è parte della corte del Monarca, è facile dissanguarsi perdendo terreno in favore dei più pragmatici leghisti “radicati sul territorio”. Fanno altresì riflettere le parole – quantomeno avventate – del Segretario Provinciale del Partito Democratico, Ercole Redaelli. Pochi giorno dopo l’abisso, ha infatti dichiarato mediante comunicato stampa che “un Partito Democratico responsabile e coeso attorno alle questioni che interessano maggiormente la nostra popolazione: il lavoro, l’occupazione, la formazione, il welfare, la sanità, l’ambiente, ci ha permesso, con circa il 26% dei consensi, di migliorare la nostra posizione percentuale, con un aumento di quasi 4 punti sulle europee di un anno fa”. Sorprende (“ma anche no”) che un politico navigato come Redaelli – e per questo scelto dall’insolita concordia tra franceschiniani, dalemiani, bersaniani, prodiani, fioroniani, rutelliani, treuiani, etc. etc. – abbia, più o meno deliberatamente, preso in giro l’elettorato della Provincia di Lecco giocando sul velo bugiardo delle percentuali. A fronte del repentino crollo democratico (ripetiamo: 25.000 voti in 22 mesi), rivendicare un “miglioramento” suona un po’ come una barzelletta di cattivo gusto. Specialità berlusconiana. Sarà che il Pd voglia rincorrerlo persino su questo terreno?

Duccio Facchini

4 pensieri riguardo “Lo sfondamento mancato e migliaia di voti perduti

  • 5 Aprile 2010 in 01:03
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    Un lavoro splendido di Duccio. Stupisce che tutti, Lega compresa, esultino come dei forsennati.
    Sarebbe quindi auspicabile, oltre a delle doversose rettiche/scuse rispettose dei cittadini da parte dei politici che si sono arrampicati in pindarici voli con correnti ascensionali di balle, quello almeno simbolicamente – quando mai ci sarà una Legge per questo – che permetta al cittadino che non vuole più rassegnarsi a questa farsa di politicanti miseri e tragici di vedere il suo NONvoto (insieme alle bianche e alle nulle) contato esattamente come gli altri voti, che quindi dovrà tradursi in seggi Vuoti nel consiglio/parlamento inerente la specifica ‘elezione.
    Così un anno avremo il 35% del Consiglio/Parlamento vuoto, sedie vuote. la volat dopo potrebbero diventare il 40%.o il 15%. Si saprà, con evidenza anche fotografica, in tal modo che il 35 o il 40 o il 15 per cento dei lechesi/italiani non ci sta più! E la loro ribellione sarà visibile a tutti e riconosciuta con pari dignità delle altre scelte.

    NELL’ATTESA un BRAVO, per l’ennesima volta, a DUCCIO
    p.

  • 5 Aprile 2010 in 14:39
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    Un gran bel lavoro..penso di “rubarlo” e ripubblicarlo anche sul mio blog :)
    La questione della perdita di voti, specialmente nel grande partito d’opposizione (che solitamente in ogni parte del mondo nelle elezioni di medio termine rimonta o comunque fa meglio di chi governa) lo attribuisco ad un elemento fondamentale: la riconoscibilità. Mi spiego meglio.
    Il Pd fa troppo poco per differenziarsi dal Pdl. Innanzitutto sulla questione morale e in secondo luogo sul programma. Pensiamo al federalismo..prima ne parlava solo la lega, ora il Pd da alcuni anni segue il treno. Il presidenzialismo, con i solito noti del Pd che si metto a ruota delle idee di Berlusconi…anche la legge sulle intercettazioni..ora si stracciano le vesti ma la Legge Mastella fortunatamente sfumata 4 anni fa chi la voleva fare??
    Io porto l’esempio di un mio amico tunisino (ora italiano) che vota centrosinistra. Mi ha detto incredibilmente che il PD dovrebbe fare come la Lega ed essere più cattivo con gli immigrati per recuperare voti, non vedendo altro soluzioni…La soluzione, come ho spiegato anche a lui, è quella di differenziarsi,di fare una strada diversa e di mettersi anche moralmente ad un livello superiore…se il Pd o la sinistra in generale non capisce questo come può pretendere voti o fiduciai.

  • 6 Aprile 2010 in 17:51
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    Penso non sia corretto confrontare i dati di affluenza di un’elezione politica
    con quelli di una regionale.

    Si sa…non tutte le elezioni suscitano lo stesso interesse nell’elettorato.

    Confrontando i dati in provincia di Lecco delle regionali (2005 vs 2010)
    emerge che il PD perde “solo” 10’387 voti (46’376 vs 35’989).

    Ma attenzione: in provincia di Lecco i dati sull’affluenza passano da 197’320
    del 2005 a 181’984 del 2010. La differenza fa 15’336.

    Quindi da un’elezione regionale all’altra si sono persi nella provincia di Lecco
    15000 voti. L’Ulivo/PD ne ha persi 10000, la PDL (sempre in provincia) circa 3700.

    L’astensionismo alle regionali (e non solo) è un processo che parte da lontano:

    Regionali Lombardia 1990: 6’620’304 (91.21%)
    Regionali Lombardia 1995: 6’323’049 (84.24%)
    Regionali Lombardia 2000: 5’742’208 (75.59%)
    Regionali Lombardia 2005: 5’573’739 (72.97%)
    Regionali Lombardia 2010: 4’973’519 (64.63%)

  • 7 Aprile 2010 in 12:54
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    Ripesco un paio di considerazioni lette e sentite in giro: hanno vinto la Lega e gli astensionisti.
    Per quello che vedo io nel nostro territorio i verdi hanno il consenso dei loro “tifosi”, ovviamente, e di quella parte di “indecisi” (quelli senza un credo politico preciso, che le provano un po’ tutte, quelli un po’ “distratti”) che tra un PDL troppo romano e berluscocentrico e un PD indecifrabile e molliccio riconoscono nella Lega l’unico partito che “fa qualcosa”. Senza entrare troppo nel merito però sulla reale gravità dei problemi affrontati e l’efficacia delle soluzioni proposte.

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