Dall’altra parte – l’aggressione/pantomima di piazza Cermenati
Poteva succedere. Doveva succedere. E’ successo. Quest’oggi eravamo in piazza Cermenati, presso la zona di passaggio ai lati del monumento in riparazione. Dalle 14,30 in poi, fino a tardo pomeriggio. Eravamo in piazza a raccogliere le firme sulla petizione in difesa e a salvaguardia di una pizzeria confiscata alla famiglia mafiosa dei Coco-Trovato qui a Lecco: “Wall Street”. Il presidio rispondeva a tutte le prescrizioni previste dall’Ufficio Comunale preposto, con tanto di autorizzazione e marche da bollo. Il rispetto delle regole e la responsabilità delle proprie scelte possono comportare ignobili fastidi. Ed è successo. Intorno alle 15,45 circa, dopo una prolungata pioggia d’aprile, abbiamo subito una violenta aggressione verbale (e non solo) da parte dei titolari e dei gestori del bar Plaza. I nomi, per una volta, poco importano. Non è per timore, anzi. E’ per puro rispetto del decoro al fine di evitare che i protagonisti si sentano in qualche modo riconosciuti: loro o il loro “lavoretto”. Chiunque sia dotato di cervello puo’ collegare senza difficoltà ciascun passaggio. L’aggressione verbale s’è poi tramutata in aggressione fisica, con tanto di lancio di pacchi di volantini. E’ bene chiarire due punti: 1) nessuno di noi vuol fare l’eroe (ci son già stimati esempi), 2) rifuggiamo dal voler strillare o lamentare chissà quale “minaccia mafiosa” (visto il comportamento, gli elementi ci starebbero tutti quanti). E’ per questo che vogliamo bollare e ridurre la sceneggiata di oggi ad un isterico sfogo di persone evidentemente confuse. Non hanno altro di meglio da fare che insultare e colpire chi studia sentenze e riporta fatti, addebitando a questi colpe gravi appartenenti ad altri soggetti, magari parenti stretti. Parlando di mafia avremmo “distrutto famiglie”, “rovinato la vita di bambini”, “detto cazzate”. Il tutto secondo un collegio giudicante sbandato, improvvisato nella piazza centrale di una città che di questi temi non ne ha mai voluto discutere. La sentenza del tribunale di famiglia prevede soltanto violenza verbale e intimidazione. Frasi come “fammelo guardare bene in faccia”, “ah, adesso ho capito chi sei”, “pezzo di merda” e tanto altro (di più grave), possono significare diverse cose. Potremmo comodamente sporgere denuncia, fregiarci d’esser povere vittime e passare all’incasso di certa cronaca amante della diarchìa “bene-male”, “cattivi-buoni”. Non lo faremo. E lo ripetiamo ancora una volta: non è per terrore, è per responsabilità e giusta stima della controparte. Una cosa, però, siamo determinati a fare. Anzi: continuare a fare. Parlare di mafia, di ‘Ndrangheta, facendo nomi, ricordando fatti, studiando sentenze, riportando fedelmente circostanze e affari. Continueremo a raccogliere le firme per salvare “Wall Street” e non per realizzarci il “peggio del Leoncavallo (tossici di merda!)”. Quest’oggi c’era un tavolo ed un mucchio di carte che separavano chi prova amore per il vero (o per quel che crede più giusto) e chi, al contrario, cerca lo scontro violento per scaricare delusioni procacciate da altri. Ecco, questa separazione, questa linea netta di demarcazione, sarà il nostro continuo e costante obiettivo. Noi stiamo e staremo dall’altra parte. E non saranno certo patetiche pantomime o sguardi incattiviti di qualche bravaccio a porre freno alla nostra azione pacifica e non violenta. Le idee e i Diritti non si piegano per qualche centinaio di volantini gettati a terra o scaraventati in testa. Al massimo si irrobustiscono.
La raccolta – che sta andano molto bene – continua! Domattina, dalle 10,30, saremo in piazza XX settembre – zona ex edicola.
Qui Lecco Libera
Complimenti per il vostro costante impegno, la tenacia e il coraggio.
Chi vi ha aggredito si deve vergognare!
Ago mi ha raccontato, proprio un brutto episodio, mi spiace molto.
Vogliamo esprimere tramite questo comunicato profonda solidarietà e vicinanza a Qui Lecco Libera e ad un suo rappresentante Duccio Facchini, bersagli di un’aggressione violenta e intimidatoria, durante un loro presidio in città.
Questo fatto non può restare inosservato. Ragazzi, con i quali ogni giorno condividiamo la politica della militanza e della passione, hanno avuto, in questi mesi, la colpa di raccontare fatti, ricomporre frammenti di cronaca e denunciare tutto ciò che è connesso al mondo della Ndrangheta e della criminalità organizzata nella nostra ricca e benestante città, materiale che molti avrebbero voluto tenere sotto silenzio.
Infatti, mentre i giornali e la gran parte dei politicanti si apprestano quotidianamente ad alimentare paure e rancori verso gli ultimi di questa società (migranti, mendicanti, tutto ciò che è diverso) è passato quasi del tutto inosservato l’attacco di stampo mafioso, fatto di minacce verbali (e non solo) che Qui Lecco Libera ha ricevuto: frasi come “fammelo guardare in faccia”, “adesso ho capito chi siete” , destano, oltre a rabbia e indignazione, preoccupazione.
Qui Lecco Libera non deve restare sola!!!
Rilanciamo un totale sostegno alle iniziative antimafia nel lecchese, che i ragazzi di QLL conducono, convinti che l’ignavia e la paura di negare la “bellavita” della criminalità organizzata nel lecchese, debba essere sconfitta con l’antimafia sociale, fatta di documentazioni, informazione, lavoro culturale dal basso e tra le giovani generazioni, ma non solo: siamo certi che le infiltrazioni mafiose trovino terreno fertile in un sistema capitalista dominato dal profitto e dall’arrivismo, per questo continueremo le nostre battaglie anticapitaliste contro un sistema economico e sociale in cui la dignità e la vita di ogni individuo sono secondarie rispetto alla corsa all’arricchimento personale e alla speculazione.
Chi colpisce Qui Lecco Libera od un suo rappresentante sferra un grave attacco a tutti i cittadini lecchesi che ogni giorno non si piegano all’annichilimento della vita pubblica e alle ingiustizie di questa società. Chi non permette ad un’organizzazione giovanile di svolgere il suo compito di informazione e lavoro sul territorio commette un sopruso al quale tutti siamo chiamati a rispondere.
Giovani Comunisti Lecco
Nuvola Rossa
Movimento studentesco lecchese
Cittadini lecchesi
I nomi non importano perché l’unico nome era il mio…..Simona Poerio,la donna che hai accusato,calunniato e diffamato. Vergognati!!!! Vuoi scrivere? Almeno scrivi la verità…..
….e Duccio….chiariamo …..io non ho subito ne indagini ne processi,la mia fedina penale è più pulita della tua,sono io che da giusta cittadina volevo denunciarti,ma haimè la lista delle persone che lo hanno fatto è troppo lunga e di sicuro non mi metto in fila col numerino per te. Il Plaza è il locale della mia famiglia….Poerio…non Trovato….e sinceramente a noi delle tue battaglie contro la ndrangheta non c’importa nulla,dovresti andare a guardare altrove,i mafiosi non si mettono in piazza….e il giorno che tu chiami dell’aggressione ero solo io inoltre ti rammento che i carabinieri vi hanno preso i documenti ma non avete avuto il coraggio di urlare a loro TERONI DI MERDA…..perché malauguratamente eranomeridionali…io sono nata a Lecco Facchini…..e mio padre ha costruito più case e palazzi di quanti ne puoi immaginare…non è un mafioso altrimenti non avrebbe ricevuto un riconoscimento per i suoi più di 40 anni a libri senza un giorno di mutua….ripeto vergognati….e vai ad accusare chi è colpevole non chi è innocente.E’ per questo che a parer mio e di molti altri sei e resti un cretino,felice che il locale non ti sia stato concesso,nessuno in città vuole il Leoncavallo…..che volevi creare tu,felice che sia andato al tribunale ,dispiaciuta che non abbiano fatto un centro accoglienza per i bisognosi,per i disadattati,per gli abbandonati,per imaltrattati…..avrei fatto volontariato almeno 2 ore ogni giorno…..stammi bene….e patetico il non denunciamo anche se potremmo visti i soggetti…iil soggetto….io!!!
La confusione della signora Simona Poerio è grande quanto la sequenza di menzogne che ha riportato. Sorvolo su disegni più o meno cabarettistici -come la taciuta intenzione di voler aprire un “Leoncavallo” in città. Sul resto non mi resta che diffidarla dal ripetere falsità circa la mia fedina penale (sono incensurato) o presunte calunnie/diffamazioni a suo carico. La ringrazio per il “cretino”.
Benché conscio della gravità del tema, mi è scappato un amaro sorriso leggendo questa frase che sembra tratta dai dialoghi di un film: “sinceramente a noi delle tue battaglie contro la ndrangheta non c’importa nulla”.
Impeccabile !