Ricordare Vittorio Arrigoni: il presidio di sabato


L’abbiamo ricordato rileggendo le sue parole, le sue battaglie, le sue storie, le sue inchieste di “giornalista per caso”. Scudo umano, voce libera, attivista esperto. Dal suo manoscritto “Restiamo Umani” (Manifesto libri) abbiamo estratto passaggi chiave dell’operazione “Piombo fuso”, che ha visto la Striscia di Gaza, dove Arrigoni era l’unico italiano ed uno dei pochi europei, martoriata dai bombardamenti israeliani. Abbiamo riprodotto anche gli audio di sue recenti interviste, concentrate sempre su quella “catastrofe innaturale” che continuava a riprodursi nella Striscia.

Vittorio Arrigoni, esempio di resistenza civile nel Paese della vigliaccheria, è morto due volte.
La prima in circostanze sospette, ancora da chiarire; la seconda, purtroppo, per mano degli sciacalli che si sono ricordati di lui in netto ritardo, dipingendolo come “folle utopista” (Ferrara), “vittima del suo buonismo” (Belpietro), “amico dei fondamentalisti” (Nirestein).
Dalla piazza di ieri, che ha visto decine e decine di persone strette intorno alle battaglie di Vittorio Arrigoni, parte un messaggio chiaro, inequivocabile: non si può celebrare la morte di un uomo semplificando o banalizzando le sue lotte. Queste sono imprescindibili. La Striscia di Gaza, lager verso cui nessuna Comunità Internazionale spende un centesimo della sua “umanità”, è (anche) Vittorio Arrigoni. A tutti coloro che vorrebbero chiudere la bara di Arrigoni per smorzare ogni spiffero di denuncia e contrasto ai crimini di guerra rispondiamo così: prima di “restare umani” è necessario diventarlo.

Qui Lecco Libera

Un pensiero su “Ricordare Vittorio Arrigoni: il presidio di sabato

  • 24 Aprile 2011 in 20:12
    Permalink

    Vitoorio benedetto,
    il tuo supremo sacrificio ci guida. Ora sei più vivo che mai, ti sento nel mio cuore perchè l’Amore nel morire so espande. Tu fai più bella l’umanità e fai fiorire la Terra, figlio del Cielo Stellato. La tua luce illumina questa era oscura e imprigionante e rende più vicini i tempi nuovi del Regno. Grazie, fratello
    Albarosa

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