“Muoversi meglio. Muoversi ora!”. La libertà è partecipazione?

La discontinuità si afferma con concretezza e praticità. Per questo, dando autentica importanza agli strumenti partecipativi contenuti nello Statuto del Comune di Lecco, abbiamo raccolto più di 400 firme (autenticate, non come Formigoni) di cittadini lecchesi per chiedere una svolta netta e credibile in materia di vivibilità della nostra città.
Proposte che altrove son interpretate come la norma, la quotidianità, in Italia passano per boutade radicali senza fondamenta. Progetti di car-pooling (l’auto condivisa), il bike-sharing (noleggio della bicicletta come mezzo di trasporto), lo spostamento gestito in maniera intelligente e sostenibile dei dipendenti pubblici (organizzato anche tramite percorsi di formazione e questionari), la valorizzazione della città a misura di cittadino e non di Suv, i parcheggi di interscambio, l’incremento del trasporto pubblico, la difesa del centro e l’allargamento della zona pedonale, la diffusione delle zone a percorrenza lenta (30km/h), l’informazione cittadina per coordinare spostamenti altrimenti disorganizzati, piste ciclabili e tanto altro ancora. Queste le idee contenute nel documento proposto al Consiglio Comunale.

Oggi (mercoledì 8 giugno) abbiamo letto sui giornali con grande sorpresa e disappunto, senza che ci fosse arrivata nessuna comunicazione, che, in barba allo Statuto, al benché minimo principio di correttezza e alla tanto promessa rinascita del coinvolgimento della società civile, l’Amministrazione Comunale di Lecco ha deciso – tenendo all’oscuro i proponenti – di non portare in Consiglio la nostra proposta di delibera in materia di mobilità sostenibile e vivibilità cittadina. Sulla stampa si leggeva che la strada intrapresa era quella di un sordo rifiuto, argomentato offensivamente con tesi già sbugiardate come “non ci sono soldi”, “volete solo visibilità”, “potevate parlarne prima di presentare l’ordine del giorno”: strana concezione della partecipazione disinteressata! Unica nota di merito andava alle opinioni del consigliere Sandro Magni che prendeva le difese non tanto di Qui Lecco Libera quanto dello strumento partecipativo (le firme raccolte sono 420, autenticate) che è stato di fatto bypassato con un documento generico e debole che ricorda la Prima Repubblica.

Subito dopo ci è arrivata la notizia che l’argomento non sarebbe più stato discusso in Consiglio Comunale prima della nostra audizione nella V Commissione del prossimo 15 giugno. Pur constastando l’evidente contraddizione rispetto alla cronaca riportata dalla stampa locale, comunichiamo che – mercoledì prossimo – ci saremo per cercare di far valere le nostre proposte per una città più vivibile e per una migliore qualità della vita, perché, comunque vada, augurandoci che alle parole seguano fatti certi, questa petizione è la dimostrazione lampante che una parte viva del nostro territorio esiste ancora, come la grande partecipazione legata a questa battaglia cittadina ha dimostrato.

Ora la palla passa a chi è stato eletto anche in base a promesse inerenti al tema: sarà un ottimo modo per saggiarne la coerenza.

Qui Lecco Libera

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