‘Ndrangheta a Lecco: il “quasi monopolio” nel settore delle macchinette videopoker
La ‘ndrangheta sopporta poco la concorrenza. Specialmente nei settori dove ha importanti interessi economici. Uno di questi è stata l’installazione negli esercizi pubblici delle macchinette videopoker. Per conquistare il ricco mercato delle “macchinette mangiasoldi” prima ha minacciato e poi ha forse cercato di stringere un’alleanza con Luca Frigerio, 40 anni, residente a Lecco, imprenditore con forti interessi nel settore dei videopoker ma anche in molte altre società. Ciò è dimostrato dalle carte dell’inchiesta “Oversize” sulle nuove leve della famiglia Trovato. I magistrati, nelle motivazioni della sentenza di primo grado marzo 2009 poi confermata in Appello nel luglio 2010, vi dedicano un intero capitolo intitolato “Il controllo delle attività economiche. Le macchinette videopoker”. Le regole del mercato ‘ndranghetista sono ferree: “l’attività di installazione delle “macchinette videopoker” ha rappresentato” – secondo i magistrati – “un settore dell’economia in cui l’associazione si è inserita con evidenti mire egemoniche, perseguite anche con il ricorso alla forza di intimidazione”. Il monopolio mafioso, stando alla sentenza, è stato raggiunto anche grazie alla “collaborazione e non concorrenza” di imprenditori di successo. Ma torniamo all’imprenditore lecchese. Frigerio, classe ’71, affermato professionista del settore, ex amministratore delegato di Sisal Slot, al vertice di numerose società tra cui Mega Matic, Cominvest (co-editore di Radio Sport Energy), Casinò Life, Magic Box e Zest Gaming. Nel gennaio 2001, intervistato dal Corriere della Sera per la sua folgorante carriera, l’allora trentenne imprenditore lecchese raccontava: “Fin da piccolo avevo interesse per il flipper. Quando sono arrivati i primi videopoker mi sono subito appassionato, per ore stavo al bar, aspettavo anche mezz’ora il mio turno, poi ho fatto due conti, ho costituito l’azienda e ho iniziato a produrli e a commercializzarli”. Biografia di un self made man! Pochi giorni prima di quell’intervista, però, era successo qualcosa. Nella mattinata del 16 gennaio 2001, l’ex “fanatico del flipper”, appassionato di auto sportive, era rimasto vittima di un furto. La Ferrari 360 Modena che aveva in locazione da una società di leasing, in riparazione presso la concessionaria Tettamanti di Oggiono, era stata infatti rubata da Giacomo Trovato residente a Lecco in via Lungolago Cadorna (condannato a 15 anni in Appello in Oversize), Francesco Prestia e Michele Folino . Secondo i magistrati quel furto aveva un forte rilievo simbolico. La ‘ndrangheta, infatti, colpisce i concorrenti ricorrendo ai metodi che preferisce: l’avvertimento o l’intimidazione. Non una novità per Luca Frigerio colpito pochi anni prima da una serie di incendi ai danni di altre autovetture. Sempre secondo i magistrati, la ‘ndrangheta lecchese aveva raggiunto l’obiettivo prefissato: “il sodalizio criminale”, rispetto al core business delle macchinette videopoker, aveva “assunto, per lo meno nell’anno 2004, il controllo dell’attività anche attraverso la costituzione di una sorta di cartello con altri operatori, tra cui lo stesso imprenditore lecchese dai quali avevano cooperazione e non concorrenza”. Forte di questa insospettabile “collaborazione”, Giacomo Trovato ne discuteva con il padre Mario, tenuto al corrente delle dinamiche dell’organizzazione nonostante la detenzione: “Ha aperto quello delle macchinette”, lo aggiornava Giacomo nel gennaio 2005, “Frigerio quello che metteva le macchinette a Lecco”. L’attuale patron di Zest Gaming era diventato – o costretto a diventare per le intimidazioni subite – il “punto di riferimento per indicazioni e suggerimenti da parte del gruppo (la famiglia Trovato, ndr)”. Questi fatti sono privi di rilevanza penale: l’imprenditore lecchese non è stato infatti né indagato né imputato con gli affiliati della ‘ndrina.
Chi è Luca Frigerio
L’imprenditore lecchese ha una rete di società che spaziano in diversi settori. Luca Frigerio, 40 anni, residente a Lecco, è amministratore unico della Zest Networks srl di Arezzo (impresa inattiva), amministratore della Abr Gaming srl di Acquaviva delle Fonti (Bari) operante nel settore delle lotterie e gioco d’azzardo, presidente della Zest Gaming Spa con sede in via Elettrochimica 40 a Lecco specializzata nella fabbricazione di giochi, compresi videogiochi; sempre a Lecco figura la Zest Minicasinò srl (sale giochi e biliardi) di cui è presidente del CdA; nella stessa sede figura anche la Casinò Life srl (sale giochi e biliardi) di cui è presidente del CdA. Un altro quartiere generale di Frigerio lo si trova in via Santa Lucia 1 a Oggiono dove figura consigliere della Cominvest srl che si occupa di attività radiotelevisive, amministratore unico della Immobiliare Lombarda srl e ancora amministratore unico della Magic Box srl, una holding impegnata nelle attività gestionali. In passato il giovane imprenditore lecchese era coinvolto nella Magic Matic, società individuale specializzata nel commercio al dettaglio di generi di monopolio, con sede in via Puecher 1 a Merone, cessata nel 2006. E ancora: socio amministratore della Bema snc (riparazione e manutenzione di altre macchine di impiego generale) con sede in via Mazzucconi 10 a Lecco, cessata nel 2004; Magic Matic di via Monsignor Polvara 40 a Lecco, società individuale specializzata nel commercio al dettaglio di distributori automatici, cessata nel 2004; amministratore unico della Mega Matic srl (fabbricazione di giochi) di via Roma 32 a Pescate, cessata nel 2007; socio amministratore della House Line snc (commercio al dettaglio di prodotti alimentari e bevande) di via Roma 32 a Pescate, cessata nel 2007; amministratore della Slot srl (sale giochi e biliardi) di via Santa Lucia 1 a Oggiono: amministratore unico della Livmatic srl (sale giochi e biliardi) di via Roma 32 a Pescate, cessata nel 2007; presidente del CdA della Livmatic srl (sale giochi e biliardi) di via Lombardia 118 a Lissone, cessata nel 2005; amministratore unico della Immobiliare Lombarda srl di via Giulini 5 a Monza, cessata nel 2005; consigliere della Megamax srl di via Santa Lucia 1 a Oggiono, cessata nel 2006; amministratore unico della New Market srl di via Roma 32 a Pescate, società in liquidazione; presidente del CdA della Gianna 2002 (consulenza imprenditoriale) di via Mauri 6 a Monza, cessata nel 2007; presidnete del CdA della Stella srl in liquidazione di Milano; consigliere della Publica 2 (pubblicità) srl di Milano; deteneva cariche di amministratore unico fino al 2004 nella Sisal Slot Spa di Milano; amministratore fino al 2007 al Guzzi Caffè sas di via Provinciale 108 a Primaluna; socio accomandante fino al 2005 nel Bar Sport snc di corso Martiri a Lecco; vice presidente del CdA fino al 2005 di Wild Coffee srl di via Digione a Lecco; amministratore unico fino al 2005 dell’Osteria in città srl di via Azzone Visconti a Lecco; consigliere fino al 2006 della Caffè Frigerio di via Lamarmora 22 a Lecco; consigliere fino al 2008 della Slot srl di Capannori (Lucca); amministratore fino al 2005 della Sisal Slot Spa di Milano; consigliere fino al 2006 della Simat srl (sale giochi e biliardi) di Palermo.
Gennaio ’01: lo strano furto della Ferrari 360 Modena
Il furto della Ferrari 360 Modena di cui rimase vittima l’imprenditore Luca Frigerio nel gennaio 2001 contiene in sé le caratteristiche tipiche dell’effettivo “dominio mafioso” sul nostro territorio che fu oggetto della maxi operazione “Oversize” sulla nuova reggenza della famiglia mafiosa di Franco Trovato. Al fianco di logiche di mercato stravolte da “cartelli” malavitosi, la sentenza di primo grado del procedimento “Oversize” (confermata in Appello) pone l’accento sull’inaspettata condizione di “assoggettamento” – ovvero “una forma di sudditanza verso l’associazione, che si traduce nella propensione ad assumere comportamenti condiscendenti nei confronti delle sue pretese o delle sue aspettative” – mostrata da uomini delle Forze dell’ordine e operatori commerciali. Ripercorrendo le tappe del furto dell’auto sportiva di Frigerio, i magistrati stigmatizzano il comportamento di un esponente delle forze dell’ordine. Nell’analisi del furto, inoltre, i magistrati riferiscono che tale reato “era commesso presso la concessionaria Fratelli Tettamanti evidentemente confidando sullo stato di assoggettamento di uno dei suoi soci”: Gianfranco Tettamanti. Curioso, ragionano i giudici, che un furto di tale entità venga denunciato con due giorni di ritardo. Insolito, in aggiunta, che lo stesso “ritardatario” titolare, “per sua stessa ammissione”, fosse in “rapporti d’affari” con Luigi Alcaro, zio di Emiliano e Giacomo Trovato (rispettivamente figlio e nipote del boss Franco Trovato, condannati entrambi nell’Appello di “Oversize” a 18 e 15 anni di reclusione). I giudizi formulati rispetto a tali atteggiamenti – privi di alcuna rilevanza penale – fanno riferimento alla “condizione di assoggettamento ed alla forza di intimidazione dell’organizzazione criminale”. Il titolare della concessionaria, per di più, nel dicembre 2001 aveva venduto un’autovettura a Danny Esposito – esponente della cosca divenuto poi collaboratore chiave nel processo – senza chiedergli “nulla” circa il pagamento ed il rispetto delle cambiali. Un “atteggiamento remissivo” che si inserisce in un contesto che i magistrati descrivono come una “reale situazione di assoggettamento in cui versavano diversi operatori commerciali del settore della vendita di autovetture, pronti, dinnanzi alla fama dell’organizzazione, ad abdicare alle più elementari regole di mercato e prima tra tutte quella relativa alla necessità di ricavare dalle vendite un profitto o, comunque, di evitare perlomeno perdite”.
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