La replica di Paolo Zardoni: “tutte falsità, sono un poveraccio come gli altri 120 dipendenti”
Il suo nome è stato pronunciato in due occasioni da altrettanti testimoni durante l’udienza di martedì scorso nell’aula bunker di piazza Filangieri a Milano. Paolo Zardoni, di Oggiono, ex ragioniere della Perego Strade poi Perego General Contractor, contattato telefonicamente respinge le accuse al mittente: «Non so perché mi tirano in ballo i miei ex colleghi con due anni di ritardo: non risponde al vero il fatto che mi occupassi delle fatturazioni o dei rapporti con le banche. Ero un dipendente come gli altri 120 poveracci che hanno perso il lavoro. Pensi che sto aspettando ancora 15 mila euro».
Il commissario della Lega Nord della Circoscrizione di Merate e membro del CdA di Lario Reti Holding precisa: «Non avevo alcuna mansione dirigenziale e se ho preso ordini dal dottor Andrea Pavone (gli inquirenti scrivono «disposizioni del caso» impartite da Pavone) l’ho fatto in qualità di dipendente che segue le direttive del nuovo direttore generale e finanziario, come ci era stato presentato dai Perego».
I suoi ex colleghi, in aula, hanno ricordato particolari significativi rispetto ad insoliti «dipendenti che dipendenti non erano», che da un certo momento si presentavano nell’ufficio di Perego senza nemmeno bussare. «Nessuno di noi poteva immaginare che ci fossero agganci con la malavita, gli arresti di luglio (2010, nda) sono stati una sorpresa assoluta». Sulla presenza in ditta di Salvatore Strangio il ragionier Zardoni ricorda: «L’avrò visto due o tre volte. Entrava e scendeva nell’ufficio di Ivano. Sto cercando di mettermi alle spalle questa brutta storia, dove ho perso il lavoro e una montagna di soldi. I Perego ci hanno messo col sedere per terra».
E’ bene precisare che Paolo Zardoni non è minimamente coinvolto nel processo «Infinito» in corso a Milano e che nei suoi confronti non sono state adottate misure giudiziarie.
D.F.
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