Piano cave provinciale: addio ai monti?
Quale periodo migliore per discutere il presente ed il futuro dell’attività estrattiva in provincia di Lecco se non la fine del mese di luglio? “Andate al mare”, anche perché le montagne servono ad altro.
Il 30 luglio in Consiglio Provinciale verrà discussa la nostra proposta di delibera, sottoscritta da altri 500 cittadini e volta a salvaguardare quel che resta dei già ampiamente sfruttati monti lecchesi. “Non esiste soltanto il Cornizzolo”, dicevamo qualche mese fa; e oggi più che mai si rafforza quella preoccupazione: la “vittoria” rappresentata dallo stralcio (eventuale ma non certo, vista l’influenza di Holcim) dell’ambito estrattivo presente nel comune di Civate comporta, nello stesso tempo, salati interessi per il comune di Lecco, interessato da richieste di ampliamento pari al doppio del Cornizzolo.
Il giorno successivo, il 31, avrà luogo la seconda conferenza di valutazione ambientale strategica (Vas), posticipata di mese in mese per la mancanza di un’intesa politica dell’attuale maggioranza (Pdl e Lega Nord, o quel che avanza).
Sul sito della Provincia sono disponibili i relativi documenti, in particolare cartografie e relazione preliminare, in cui, in seguito alla nostra proposta, i tecnici incaricati hanno inserito specifici paragrafi sui fabbisogni del territorio, sull’effettiva condizione del mercato edilizio e sulle specifiche quantità, più o meno sottostimate, fino ad oggi estratte dalle cave attive. In merito a ciò, è d’obbligo esprimersi.
La prima notizia riguarda il mercato delle costruzioni, di cui riportiamo esattamente dalla relazione (pag. 17): “si riconosce un trend in calo per gli ultimi anni, associabile alla crisi generale che ha colpito il settore edilizio”.
La seconda notizia è sui fabbisogni di ghiaia e sabbia; i tecnici confutano – per fortuna – la prassi regionale di stima delle necessità di materiale: utilizzando i coefficienti messi a punto dal Pirellone (Dgr 11347 del 2010), infatti, il dato “risulterebbe decisamente sovrastimato rispetto ai reali fabbisogni e all’andamento del mercato delle costruzioni” (pag. 18).
Ma sono poi gli stessi tecnici che in riferimento ai fabbisogni di rocce industriali, legati tra le altre alle cave lecchesi Cornello e Vaiolo ed al Cornizzolo, si adeguano alle normative precedentemente criticate per stabilire il target estrattivo necessario. Ecco la ricetta per la formulazione del Piano: la correlazione dei “quantitativi richiesti dalle aziende del settore con i volumi di materiale effettivamente estratto e denunciato annualmente dalle stesse nell’ultimo decennio”. Ergo: si cava quanto serve alle ditte.
Ed infine, nello specifico delle cave lecchesi, s’incontrano frasi assurde del tipo: “La prosecuzione dello sfruttamento del giacimento (cava Cornello, Belledo, nda) non presenta elementi di criticità e risulta indispensabile per poter recuperare l’intera area interessata”. Indispensabile. E ancora: “La prosecuzione dello sfruttamento del giacimento non presenta elementi di criticità e risulta opportuna per coordinare la coltivazione dei nuovi ambiti estrattivi”. Opportuna. E infine, su cava Mossini, tra Pescate e Galbiate, “l’eventuale sfruttamento della rimanente parte di giacimento sarebbe auspicabile nell’ottica di realizzare un progetto di recupero complessivo”. Auspicabile.
Quel che possiamo fare è poco, molto poco. L’attenzione concentrata sul Cornizzolo – che abbiamo contribuito in parte ad alimentare – ha silenziosamente aperto una voragine dentro alla quale il monte lecchese Magnodeno rischia di precipitare. Ecco perché ci auguriamo che l’opposizione in Provincia si schieri compatta anche contro l’escavazione lecchese (peraltro in contrasto con un piano di insediamento residenziale previsto nel Pgt – Ats 15) e che la cittadinanza partecipi il 30 e il 31 per manifestare contro lo sfruttamento di altri 20 milioni di metri cubi circa (il doppio del Cornizzolo). La tutela dei monti è del resto indispensabile, opportuna e auspicabile, tecnici (im)parziali permettendo.
Ps: a breve i dettagli per far sentire pressione agli amministratori pubblici, il 30 ed il 31 luglio.
Qui Lecco Libera