Cave a Lecco: dalla Provincia l’ok alle aziende
foto da Lecconotizie.com
Lunedì 3 settembre il consiglio provinciale, come ben documentato dal quotidiano Lecconotizie, ha discusso e quindi bocciato la nostra proposta di delibera avente per oggetto la tutela del monte lecchese Magnodeno. Benché l’esito della votazione sia stato negativo, va registrato un inedito riconoscimento, anche se formale, da parte dei rappresentanti delle istituzioni. Atteggiamento a cui non eravamo abituati, viste le precedenti esperienze in Comune a Lecco. Un esempio su tutti: il fatto che ci sia stata concessa la facoltà di intervenire.
Detto questo, il dibattito offerto dai consiglieri non è mai entrato nel merito. Da una parte, la maggioranza (Pdl e Lega Nord) si è soffermata su posizioni ideologiche, bollando il nostro impegno come “pseudo-ambientalismo”, tipico esempio di “comitato del no” o – peggio ancora – “dannoso per il Paese”, paragonandolo al legittimo intervento della magistratura pugliese nei confronti del Gruppo Riva a Taranto. Dall’altra, la minoranza ha preferito incagliarsi su “tempistiche poco opportune” (consigliere Pozzi, Sel), per poi astenersi “attivamente” (consigliere Bruseghini, Pd). Il che suscita maggior impressione, alla luce delle parole e delle dichiarazioni fatte all’interno del nostro documentario “Coltivando cave”. Evidentemente gli ordini di scuderia hanno prevalso.
Per quel che ci riguarda, continueremo a monitorare la “situazione cave” e il nascente piano, per evitare che le ferite del Magnodeno possano ulteriormente aggravarsi e che possano crearsene di nuove sul territorio provinciale (Cornizzolo, Annone Brianza, Verderio, Colico, etc). Questo non è un miope comportamento di chi si schiera a priori, come impropriamente sostenuto da certi organi di stampa, bensì di chi sa distinguere l’importanza del territorio – sfruttato, questo sì, e visibile a posteriori – rispetto agli interessi di bottega.
Qui Lecco Libera
Constatiamo tristemente che ancora una volta maggioranza e pseudo-opposizione sono “diversamente concordi” nel NON ascoltare le istanze della cittadinanza.
A livello locale si ripete quanto accade su scala nazionale: i partiti di governo e di opposizione si dimostrano estremamente compatti e coesi nel contrastare ed ostacolare le proposte dei cittadini.
Si allarga ancora il solco tra la politca ed i cittadini…
Peccato che non vi hanno fatto parlare, perchè sicuramente avreste proposto di non estrarre piu materiale per costruire case,ponti,strade ecc ecc e che quindi sarebbe meglio vivere nelle capanne in bambù, togliendo lavoro a tutti i comparti che derivano dal cemento……..esempio le caldaie riello che hanno chiuso perche costa meno in altra parte dell europa o la leuci che rischia la chiusura………avete proprio ragione…….basta costruire case, basta estrarre materiale dalle montagne che voi sicuramente conoscete e frequentate tantissimo! basta questo basta quello pero poi ci lamentiamo se le aziende varie pieccole medie e grandi e internazionali non vogliono stare in italia.
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Buongiorno sig. Cotugno,
a dire il vero ci è stata concessa l’opportunità di intervenire, come specificato nel resoconto. A occhio non credo che tutelare una montagna ampiamente cavata, grazie ad un Piano estrattivo non ancora scaduto, voglia dire prediligere le capanne di bambù. E’ una semplificazione, così come addebitare alla tutela dell’ambiente e della qualità della vita la crisi industriale dell’azienda Riello. Non credo possa essere sufficiente, ma La inviterei a cercare altrove le cause del disastro industriale italiano e lecchese. Gestito, accompagnato e favorito da politiche economiche che poco hanno a che fare con i principi che ci animano.
Ps: con i lavoratori della Leuci abbiamo avuto e abbiamo ancora adesso uno splendido rapporto, quindi…
Grazie per il contributo,
DF