“M’illumino di meno”, le nostre osservazioni alla risposta del Comune

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La risposta fornita dall’amministrazione comunale in merito all’interrogazione relativa all’illuminazione pubblica cittadina, consente di fare due riflessioni. La prima: le “diseconomie” della passata gestione. Consultando i dati di bilancio in calce alla risposta -triennio 2009-2011- si evince che il Comune di Lecco ha sborsato alla voce “illuminazione pubblica” oltre un milione di euro ogni anno. Nel 2011, i costi degli impianti di illuminazione hanno toccato quota 1.073.700 euro. Lo stesso anno dove, numeri alla mano, i lampioni di proprietà e gestione della società Enel Sole (4650 su 6650) hanno rappresentato il 76% della spesa, pesando -tra canone e manutenzione- il 38% in più del costo dei punti luci comunali (176 euro a punto luce Enel contro i 127 del Comune). Un prolungato spreco di denaro pubblico da addebitare alle amministrazioni precedenti.

Bilancio illuminazione 2009-2011
Condizione che ha giustamente portato l’attuale amministrazione ad acquisire (bonariamente) i lampioni in quota Enel Sole. Il problema, ed è questa la seconda riflessione, è “come” ha perfezionato l’acquisto (circa 300mila euro per 4650 pali), con quali garanzie e secondo quali modalità.

Purtroppo le nostre precise richieste non hanno ricevuto adeguata risposta, nonostante le quindici pagine di replica messe a punto dagli uffici tecnici. Procediamo per gradi.

In primo luogo resta inevasa questa semplice domanda: chi si è preoccupato di verificare la bontà del valore del parco impianti proposto da Enel Sole, dato che alla risposta all’interrogazione non risulta citata e allegata alcuna perizia tecnica (né del cedente -Enel- né del cessionario -il Comune-)? Il che conferma le nostre preoccupazioni, ovvero sia che l’acquisizione è stata approvata senza che vi sia stata da parte degli uffici tecnici comunali una valutazione (perizia tecnica “asseverata”, pezze giustificative, dati di contabilità) e che l’accordo bonario risulta basato solo sui dati totali presentati -al buio, verrebbe da dire- da Enel Sole.

Dunque, in parole più semplici, par di capire che chi ha comprato l’abbia fatto senza verificare il valore effettivo dei lampioni. Non solo. Dalla delibera che ha stabilito l’acquisto (ottobre 2012) e dalla risposta all’interrogazione, non emerge alcuna certificazione circa lo stato di salute dei punti luce (sono tutti a norma e in perfetto di stato di funzionamento?). Tenuto soprattutto conto del severo giudizio espresso dall’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici in Lavori, Servizi e Forniture (Avcp) formulato nel dicembre 2012 (delibera 110): “non va sottaciuto che nella maggior parte dei casi i punti luce di proprietà Enel sono obsoleti e fuori norma, talora, a parere dei Comuni, anche per carenze manutentive determinate da parte di Enel nel corso degli anni”. Ragione per cui, anche l’Anci, nelle Linee guida operative in materia, ha affermato che “il valore del riscatto (strada che il Comune di Lecco non ha voluto seguire, nda) può essere, nella maggioranza dei casi, pari a zero, in quanto gli impianti sono obsoleti, non più a norma e già da tempo ammortizzati”.

Basterebbe poco per chiarire la questione (perizia e stato di salute di pali): pubblicare l’atto di compravendita in cui tutti questi elementi dovrebbero essere indicati.

Infine, l’amministrazione nulla dice in merito al fondamentale piano regolatore di illuminazione pubblica, previsto dalla legge regionale 17/2000, di cui il Comune è sprovvisto. Con buona pace di qualsiasi strategia di risparmio energetico e di risorse pubbliche.

Qui Lecco Libera

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