Nuovo piano cave: le nostre osservazioni
Poco meno di trenta giorni dopo la prima adozione da parte del Consiglio provinciale, stamattina [lunedì 6 maggio] abbiamo depositato presso l’ufficio protocollo dell’Ente, le osservazioni sul Nuovo piano cave. Un documentato approfondimento che, oltre ad esser messo a disposizione della cittadinanza, verrà illustrato in iniziative pubbliche d’informazione rivolte ai rioni direttamente interessati. La prima è prevista per giovedì 23 maggio, alle 21, al centro civico di Germanedo.
Oltre cinquanta pagine per ribadire la contrarietà alla generosa (per le aziende, s’intende) pianificazione estrattiva della Provincia. Le osservazioni sono concentrate specificamente sulle tre cave lecchesi del monte Magnodeno (Cornello, Vaiolo Bassa, Vaiolo Alta) e sulla ex cava Mossini posta tra Galbiate e Pescate, abbandonata dal 1982.
Nonostante il crollo verticale del mercato del cemento, degli investimenti in nuove costruzioni, gli acciacchi dell’industria chimica e siderurgica, l’Ente guidato dal presidente Daniele Nava vuole autorizzare -per quel che riguarda le cave lecchesi- altri 20 anni di intensa attività estrattiva alle ditte Fassa Spa e Unicalce Spa. In tutto, 12 milioni di metri cubi, con il sostanziale annientamento di quel che resta del monte alle spalle dei rioni di Chiuso e Belledo.
Le osservazioni prodotte e protocollate -che si inseriscono nel percorso iniziato con il documentario “Coltivando cave” e la raccolta di firme della primavera scorsa (oltre 500 cittadini della Provincia hanno chiesto lo stralcio delle cave lecchesi)- non si basano soltanto sugli inequivocabili segnali del mercato. Particolare attenzione è stata dedicata alle ricadute ambientali e socio-sanitarie che le cave comportano sul contesto circostante. Su 13 indicatori messi a punto dai tecnici redattori del Piano, infatti, le cave Vaiolo Bassa (Fassa Spa, 3,5 milioni mc in 20 anni) e Vaiolo Alta (Unicalce Spa, 8 milioni mc in 20 anni) fanno registrare ben 8 insufficienze, con impatti “sensibili”, “rilevanti” e “molto rilevanti”. Anche la cava Cornello (Dolomite Colombo, gruppo Unicalce, 200mila mc in 20 anni) ha pesanti ricadute in 6 indicatori su 13. Per non parlare dello scriteriato e ingiustificato intervento nella ex cava Mossini (proponenti ignoti, 550mila mc di sabbie in 10 anni), a meno di 250 metri dalle case, dove all’indicatore “popolazione e salute umana” si riscontra un “impatto molto rilevante”.
Le cave sono fuori mercato e danneggiano l’interesse comune.
Solidi motivi snocciolati nelle osservazioni che obbligano qualsiasi persona di buon senso a chiedere, di nuovo, la revoca del Nuovo piano cave.
I contenuti delle osservazioni verranno presentati attraverso una conferenza stampa prevista per mercoledì 8 maggio, alle 18,30, nei pressi del Palazzo delle Paure (Piazza XX Settembre, Lecco).
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