Licenze e malavita: che cosa è successo alla pizzeria “The Village”?
Prosegue la nostra analisi delle sommarie informazioni testimoniali rese dai non indagati e/o imputati ai pubblici ministeri della Dda di Milano nell’ambito dell’inchiesta Metastasi.
Il 6 maggio 2014 è stata la volta del capo di Gabinetto della Prefettura di Lecco, Stefano Simeone. Ci concentreremo inizialmente su una parte della sua testimonianza che -seppur parzialmente estranea ai fatti di Metastasi- contribuisce ad aggiungere un tassello ad un’ormai nota vicenda lecchese: quella della controversa licenza della pizzeria “The Village” di Lecco e delle riferite minacce rivolte, tra l’ottobre e il novembre 2012, all’indirizzo del sindaco di Lecco Virginio Brivio da parte della famiglia Deluca, infuriata per la scelta di levargliela. Una brutta storia che ha conquistato anche le pagine del Corriere della Sera (“Vita (scortata) di un sindaco minacciato dalla ‘ndrangheta”, 11 novembre 2012).
Torniamo però alla testimonianza di Simeone. Rispondendo a una domanda dei Pm milanesi sulla consapevolezza del sindaco Brivio del contenuto dell’informativa prefettizia su Paré, il dirigente della Prefettura risponde così.
“Su questo non posso rispondere, so solo che nello stesso periodo la prefettura di Lecco aveva contatti con il Comune di Lecco e personalmente anche con il Sindaco Brivo per un’altra informativa atipica avente ad oggetto la società Delux S.r.l. in relazione ad una autorizzazione commerciale che coinvolgeva componenti della famiglia De Luca. Produco fotocopia della informativa a cui ho fatto riferimento, relativa alla impresa Delux, indirizzata al Sindaco del Comune di Lecco in data 11 luglio 2011. […] Ricordo che dopo l’invio di questa prima informativa atipica il Comune non revocò la concessione, cosa che fece invece l’anno successivo a seguito dell’arresto di De Luca Bruno nell’ambito di un’indagine della Guardia di Finanza di Lecco avente per oggetto fatti di stupefacenti. Anche in quest’ultimo caso vi fu un cambio di titolare nell’ambito della società Delux S.r.l.”.
Secondo quanto riportato da Simeone, dunque, nell’estate 2011 (l’11 luglio per la precisione), ben prima che la scorta municipale fosse disposta a tutela del primo cittadino e quindi i giornali ne trattassero diffusamente, la Prefettura di Lecco aveva messo a conoscenza l’amministrazione comunale del “sospetto della sussistenza di tentativi di ingerenze mafiose nel tessuto lecchese da parte di appartenenti alla criminalità organizzata locale, attraverso la società in argomento”, come recita testualmente la prima informativa atipica riservata.
(l’intestazione dell’informativa prefettizia dell’11 luglio 2011 al Comune di Lecco sull’impresa Delux Srl)
(un passaggio dell’informativa prefettizia dell’11 luglio 2011 al Comune di Lecco sull’impresa Delux Srl)
Nonostante questo, il 21 ottobre 2011 il Comune di Lecco rilascia l’autorizzazione alla Delux Srl. Il motivo di questa scelta non è chiaro. Anche perché il periodo della prima nota prefettizia (luglio 2011) è il medesimo del “caso Parè”.
Dunque, sembra di capire che quel sindaco di Lecco che -per quanto lui contraddittoriamente dice- spronava il collega di Valmadrera ad impiegare lo strumento dell’informativa atipica per “stoppare” la presunta mala, ero lo stesso che rinunciava a farlo in “casa sua”. Eppure i contenuti della informativa erano altrettanto inquietanti, forse ancora più circostanziati dell’omologa valmadrerese.
La Prefettura vide lontano, dato che nel febbraio 2012 proprio quel Bruno Deluca al centro dell’informativa verrà arrestato per droga nei locali del The Village. Solo allora -ed è il marzo 2012- il Comune di Lecco deciderà di muoversi, accodandosi al decreto di sospensione della Questura di Lecco del primo marzo 2012. Risale al 27 marzo 2012, infatti, la revoca di quell’autorizzazione rilasciata nell’ottobre 2011 nonostante l’informativa della Prefettura.
Ma non è finita. L’11 maggio di quell’anno la figlia di Bruno Deluca presenta una nuova “domanda per autorizzazione alla somministrazione al pubblico di alimenti e bevande” per lo stesso locale. Poco più di un mese dopo, il 19 giugno, la seconda autorizzazione prende forma, nonostante l’informativa dell’estate precedente, gli arresti di febbraio e il decreto della Questura.
Terminata l’estate 2012, però, l’amministrazione comunale è costretta ancora una volta a fare i conti con la realtà emergente dagli atti di Prefettura e Questura. Il 6 settembre 2012 sarà la volta di una nuova informativa di Corso Promessi Sposi, che “suggerisce” al Comune di Lecco di predisporre una nuova revoca, il 2 ottobre 2012, a danno questa volta della figlia di Deluca, con la giustificazione del “pericolo di collegamento dell’impresa individuale In capo alla Sig.ra Deluca […] con la criminalità organizzata”.
A quel punto scoppia il “bubbone” da cui derivano le riportate minacce. Che sono però riferite in maniera diretta e cristallina dalla testimonianza di chi assiste ad una scena poi ripresa dalla stampa locale e nazionale.
È l’11 ottobre 2012 quando alcuni membri della famiglia colpita dalla revoca si recano in Comune. Cercano il sindaco Brivio e il dirigente con cui si sono interfacciati -Flavio Polano-. Non li incontrano (sono a un funerale) e s’imbattono in quelli che oggi rappresentano i due testimoni su cui si poggia la relazione della Polizia Locale dalla quale tutto è partito (qui sotto l’intestazione).
“Con aria molto ostile, hanno chiesto di vedere subito il Sindaco perché non hanno trovato in ufficio il dott. Polano –fanno mettere a verbale da chi assume le loro Sit, il comandante della Polizia Locale, Franco Morizio-. Abbiamo spiegato che in questo momento, per il funerale di una ex collega, sia il Sindaco che il dirigente e alcuni funzionari del settore erano fuori Lecco. Hanno minacciato pesantemente che domani, se oggi non vengono chiamati, si presenteranno davanti al Comune incatenati”.
E Morizio aggiunge a proposito della testimonianza raccolta: “Si da atto che entrambi confermavano nella sostanza quanto sinteticamente esposto nella mail pervenuta al Comandante Morizio e davano precisa menzione che I sigg.ri DELUCA ‘…non hanno espresso frasi minacciose od intimidatorie….’ e di non essere stati personalmente minacciati”.
L’8 novembre 2012 il Tar -come farà per il caso simile di Valmadrera e Lido di Paré- giudica “congruamente motivato” il provvedimento del Comune di Lecco del 2 ottobre. Ma aggiunge un particolare che alla luce della “novità” di Simeone suona singolare: l’atto di revoca dell’amministrazione non sarebbe “contraddittorio rispetto alla precedente autorizzazione accordata, in quanto adottato solo a seguito della sopravvenuta conoscenza dell’informativa antimafia”.
Ma un’informativa già c’era stata e la prima licenza fu assegnata dopo, non prima, quelle preziose informazioni. Perché?, ci chiediamo.
Una domanda crediamo giustificata, anche alla luce dello strano messaggio postato sul profilo di Brivio dall’utente Facebook “Claudio Pamela Cri Deluca” proprio il giorno delle “minacce”: “sono deluca del ristorante the village.le dico cosa penso fi voi,siete degli assassina ci avete portato via una licenza la prima volta,ingiustamente,poi dopo salti mortali che non riesco neanche a spiegarmi mia sorella è riuscìta a riaprire riuscendo a ottenere una nuova licenza come da consiglio vostro ha avuto l ok della prefettura tramite antimafia e da voi con il rilascio della licenza..dopo soli due, mesi la state revocando mostrando il grado di parentela..cosa è cambiato da quando l’avete rilasciata a oggi? niente!! l’ennesima vostra beffa nei confronti di una famiglia che ha sempre lavorato duro e pure in ginocchio ha continuato ad andare avanti nonostante le vostre umiliazioni nei nostri confronto..mi prendo la responsabllità di quello che vi sto scrivendo.che sia chiaro.e non come avete fatto voi!! vi auguro tutto questo male che state facendo a noi e come sta capitando a noi che dall’altra parte vi troviate gente allettando spietata e corrotta che non vi faccia vivere”.
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