Metastasi, il peggio deve ancora venire
Ebbene sì, tocca addirittura sorbirsi le incredibili esultanze per la “semplice” associazione a delinquere dell’ex consigliere comunale Pd Ernesto Palermo. C’è dunque chi è contento che un appalto -come fu per il Lido di Parè- sia stato gestito secondo logiche diverse dalla trasparenza e correttezza istituzionale? Sì, e lo dice apertamente. Complimenti vivissimi ai raffinati interpreti della sentenza di primo grado di un pezzo di Metastasi (che tirano in ballo pure Italo Bruseghini a sproposito, facendogli anche un torto).
Li comprendiamo: è dura resistere per un anno a colpi di rimozione storica e mistificazione politica. Uno sgangherato sospiro di sollievo da parte di chi aveva candidato Palermo doveva pur scappare. Ma i brindisi probabilmente li hanno obnubilati: quelli che secondo alcuni di loro sarebbero i “magistrati in erba” -tradotto per le persone oneste e perbene: “coloro che hanno letto l’ordinanza di custodia cautelare e hanno capito come sono andate le cose”- hanno sempre chiarito che un conto era il piano penale (interesse zero) e un altro quello politico. Se i sostenitori dei bandi alla Lido di Parè ritengono che brigare per sventare i controlli della Corte dei Conti, rivelare il contenuto di allarmanti informative prefettizie ai diretti interessati, invitare teste di legno in municipio per concordare mediazioni ingiustificate piuttosto che spingere per una revoca poi confermata dal Tar, raccontare sui giornali locali molteplici versioni tra loro clamorosamente contrastanti, siano cosa buona e giusta, beh, giù il cappello.
La condanna in primo grado di Palermo, politicamente, sposta poco. Il sindaco di Lecco (per non parlare di Marco Rusconi) si è comportato male, anzi malissimo. Il giudizio di chi non ha poltrone da difendere, liste da spacciare, bandi da vincere, voti da raggranellare o ricatti da sopportare, è serenamente identico a prima. E che la “banda del Lido” andasse evitata non è un teorema decaduto di Qui Lecco Libera ma fu l’invito (informativa) -che qualcuno spifferò, tu guarda- della stessa Prefettura di Lecco.
I fatti politici non si cancellano, festeggiamenti indecorosi permettendo.
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