Brivio, l’ingenuo?
(il sindaco di Lecco, Virginio Brivio – da Lecconews)
Inaugurando il suo secondo mandato, Virginio Brivio ha dichiarato d’aver compreso che l’”ingenuità è una colpa”, riferendosi ai fatti dell’inchiesta Metastasi. Ma l’immagine che il primo cittadino continua a proporre di sé -l’ingenuo, il disponibile, l’esperto al servizio di colleghi meno preparati- è poco credibile. Non ce ne vogliano i fan della melassa post elettorale, ma val la pena ricostruire questo nodo, almeno a futura memoria.
A proposito dell’appalto del Lido di Parè dell’estate 2011, il sindaco di Lecco si presenta come ingenuo quando in realtà pare aver rivestito consapevolmente un ruolo politicamente discutibile. Che non si tratti di congettura lo dimostra il semplice confronto tra le parole che Brivio stesso ha proferito in aula il 30 aprile scorso, quelle che spese davanti ai pm l’11 aprile 2014 subito dopo gli arresti e quelle dell’ex sindaco di Valmadrera, Marco Rusconi, intercettate durante la calda estate del 2011. Abbiamo atteso i verbali di udienza per evitare distorsioni.
Primo dato di fatto, poco sottolineato dalla cronaca locale: sentito come teste al processo Metastasi nell’aprile 2015, Brivio ha confermato il suo ruolo di mediatore nell’affare del Lido di Paré. E l’ha fatto in due passaggi.
Il primo, quando ha riconosciuto il “ruolo” che uno dei soci della Lido di Parè Srl si attendeva ricoprisse.
P.M. – Quindi lei, dopo che ha sentito Redaelli, che era venuto da lei quindi per… non ho capito, perché lei facesse pressioni su Rusconi per rilasciare la concessione definitivamente? Oppure per che cosa?
BRIVIO – No, no, no, quando è venuto era già morta la storia. Quando è venuto ha detto… banalizzo un po’ il concetto: “Il Comune ci ha comunque lasciato andare avanti, noi abbiamo avuto dei danni, perché questa cosa o si fa qui o non si fa da nessuna parte”…
P.M. – Quindi cosa voleva in sostanza?
BRIVIO – Un aiuto a mediare, tra virgolette, sulla parte dei danni, assolutamente.
Che è esattamente quel che sostenne il Gip nell’ordinanza di custodia cautelare. Ecco il passaggio esatto:
In tale fase finale della vicenda, come sintetizzato, appare allarmante anche se allo stato privo di rilievo penale il comportamento del Sindaco di Lecco BRIVIO Virginio; questi, senza avere dirette competenze istituzionali e ben consapevole dei collegamenti mafiosi prospettati a carico dei privati coinvolti, attraverso i descritti contatti con PALERMO Ernesto, REDAELLI Antonello e RUSCONI Marco cerca di raggiungere con la sua mediazione un compromesso economico tra i primi e il Comune di Valmadrera.
Il secondo, dove di fatto Brivio stesso conferma le parole del Gip.
P.M. – Quindi la sua presenza assieme a Redaelli come l’ha giustificata in quell’incontro presso di lei?
BRIVIO – Di conoscenza. Diceva che era a conoscenza di tutto e poi dice: “Questi qui hanno fatto le cose. Il Comune li ha fatti andare avanti. Ci sono già pronte tutte le cose e adesso viene fuori questa storia” e io, ovviamente, in quel caso, non è che l’aiuto volevo darlo a Redaelli o al Lido di Pare, ma ho capito che c’era una situazione un po’ esposta da parte del Comune, anche se – ripeto – legittimamente il Comune poteva far andare avanti questo tipo di lavori, visto che poi anche il Tribunale Amministrativo gli ha dato ragione, essendo un po’ preoccupato però del fatto che, fossi stato io personalmente, come Amministrazione, non avrei certo lasciato andare dei lavori di questo tipo, mi è sembrato giusto. Ma è valso due o tre telefonate, forse qualcuna di più, per cercare di mitigare un pochettino una richiesta, ma poi sono uscito…
“Mitigatore”, “mediatore”, è così che Brivio si qualifica in aula. Varrebbe la pena dunque correggere il discorso fatto in municipio: “Ho capito che la mediazione e la mitigazione a volte sono delle colpe”.
Ma non è finita. Il punto centrale è il seguente: Brivio conosceva o non conosceva il contenuto dell’informativa atipica confezionata in Prefettura di Lecco, dalla quale emergeva la delicatezza dei personaggi coinvolti? Se sì, il buon senso avrebbe suggerito di starne alla larga -invece Brivio ha ricevuto un socio della Lido di Parè Srl in municipio, definendolo persino “prestanome”- oppure evitare di “mediare” o “mitigare”, anche se fosse “solo” per “un pochettino”. In caso contrario, e cioè se Brivio non avesse avuto minimamente contezza dell’informativa prefettizia, beh, la “mitigazione”, pur grave, ne uscirebbe quasi mitigata.
Ecco una breve rassegna della “versione di Brivio”. 11 aprile 2014, i pm dell’inchiesta di Milano vogliono vederci chiaro rispetto alla questione dell’“atipica”. Il sindaco di Lecco la vide o no?
“Preciso che quando ricevetti queste informazioni dalla Prefettura, non ricordo se dal prefetto VALENTINI o dal vice prefetto SIMEONE, io non ebbi in visione il provvedimento ma seppi soltanto che la Prefettura aveva rilevato collegamenti con la criminalità organizzata in capo a uno o più dei soci della Lido di Pare S.r.l..”.
E ancora
“Non presi visione dell’informativa atipica, nel senso che non ebbi mai una copia della stessa e ricevetti solo informazioni abbastanza sommarie da RUSCONI Marco circa la risposta e il contenuto della informativa stessa”.
Prendiamo atto dunque che Brivio, come racconta nell’aprile 2014, pur non avendo visto o letto l’informativa, era venuto a conoscenza di un interessamento della criminalità organizzata. Già qui ci si chiede: e uno che tratta, pardon, “mitiga” a fare? Proseguiamo: 30 aprile 2015, tribunale di Lecco, processo Metastasi. Il pm Bruna Albertini chiede a Brivio di chiarire che cosa si disse in Prefettura a proposito della questione del Lido di Parè. E Brivio ricostruisce la sua verità.
P.M. – Torniamo al colloquio con il prefetto, di cui ci stava parlando prima, dopo che Rusconi l’ha interessata su questo punto. In questo colloquio lei ha detto che ha chiesto sostanzialmente… era interessato ai tempi dell’emanazione dell’informativa da parte della Prefettura e poi gli ha detto quali erano le problematiche, i problemi…
BRIVIO – No, assolutamente, in termini generali, che c’erano problemi…
P.M. – Quale tipo di problemi?
BRIVIO – Che la certificazione, la atipica c’era, che in qualche modo non c’era una interdittiva generale, che a quel punto avrebbe chiaramente sciolto ogni qualsiasi problema di eventualità…
P.M. – …una informativa atipica?
BRIVIO – Atipica, esatto, spiegando un attimino, perché erano le prime volte, anch’io ero sindaco da un anno, non è che di tutte queste cose ne fai frequentemente nella vita, rispiegando quelle che erano le discrezionalità che l’Amministrazione comunale poteva, in qualche modo, avere, ma assolutamente non è che mi ha descritto il merito…
P.M. – Non le ha detto qual era il contenuto dell’atipica, né le ha detto quali erano le problematiche e i personaggi interessanti…
BRIVIO – No, mi ha detto che l’atipica aveva un esito positivo, nel senso che c’erano dei problemi, non il merito dei problemi però.
“Non il merito dei problemi però”. Ma come? Nell’aprile 2014 Brivio non aveva raccontato di aver saputo di presunti collegamenti tra la società Lido di Parè Srl e la criminalità organizzata? Ci deve esser stato un problema di comunicazione e infatti il primo cittadino di Lecco ha modo di tornare sul punto durante il suo racconto da teste.
P.M. – Lei poi ha avuto modo di vedere l’informativa atipica?
BRIVIO – No, l’ho vista solo nei mesi scorsi, dopo il 2 aprile, dopo che è venuta fuori tutta questa vicenda.
P.M. – Dopo il 2 aprile, nel senso…
BRIVIO – Dell’anno scorso…
P.M. – Dopo l’indagine…
BRIVIO – Sì, sì.
PRESIDENTE – Dopo la…
P.M. – Quindi non l’aveva mai vista.
BRIVIO – Assolutamente.
P.M. – Né in qualche modo Rusconi gli aveva detto quali erano i…
BRIVIO – Genericamente i contenuti, ma non l’ho mai letto, me l’aveva riassunta sommariamente in un incontro che avevamo avuto, ma non l’ho vista.
Mai vista, “assolutamente”, ma “genericamente” i contenuti gli erano stati “riassunti” da Rusconi. Quali? Che c’erano presunti collegamenti con la criminalità organizzata operante nel lecchese? Che c’erano “legami parentali” allarmanti? Non è dato saperlo: dando la buona fede al sindaco si potrebbe dire che dietro a quell’avverbio “sommariamente” si nascondesse il nulla, qualche parola abbozzata, sconclusionata, taciuta da Marco Rusconi. E mica è sempre colpa di Brivio! Del resto è “ingenuo”.
Però. Però c’è qualcuno che rischia di smontare il castello di ingenuità costruito faticosamente da Virginio Brivio, fenomeno nell’impilare carte. Questo qualcuno si chiama Marco Rusconi. Proprio lui, il presunto allievo pasticcione. È il 20 luglio 2011, la tempesta perfetta del Lido è in atto. Rusconi, come al solito, è sconvolto, incastrato dagli eventi. In serata telefona a “Beppe”, non immaginando di essere intercettato. Il contenuto della conversazione è riassunto dagli operanti ed è questo, attenzione:
RUSCONI Marco dice che ha visto Virginio (BRIVIO sindaco di Lecco) che gli ha fatto vedere una lettera che gli è arrivata che dice che chi ha aperto Parè è il fratello di un mafioso che ha ucciso persone…la quale lettera racconta tutto il contenuto della storia e che comunque è un atto riservato e che non può essere usato in nessun caso e se fossi in lui io gli farei fare una autocertificazione e li farei aprire perché poi si ci va a mettere in un contenzioso e questi non coprono assolutamente niente…
L’abbiamo già chiesto e torniamo a farlo (saremo ingenui). Quello di cui parlava Rusconi era il contenuto dell’atipica? Se sì, Brivio racconta fiabe (e dovrebbe smetterla). Non può infatti definirsi “sommario” il cuore del problema. In caso contrario è Marco Rusconi a raccontarle, e a metter i carboni ardenti sotto ai piedi dei più ingenui.
Chi chiarirà tutto questo? Forse, ma solo forse, la viva voce degli interessati. Quella cioè registrata nelle intercettazioni telefoniche che ancora non sono state depositate e che potrebbero chiarire questi e altri passaggi della triste vicenda di Metastasi.
Nel nostro piccolo continueremo a raccontarla.
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