Via Belfiore 1, Lecco
"Wall Street" fu la vera e propria roccaforte dell'associazione mafiosa "Flachi-Trovato-Schettini", egemone tra Milano e Lecco (compresa la Comasina) tra il 1986 e i primi anni '90. Uno tra i più importanti processi di 'Ndrangheta in Lombardia degli anni '90 – quello che vide alla sbarra tra gli altri il boss Franco Trovato (classe '47, nato a Marcedusa) - prese il nome per l'appunto dal ristorante pizzeria di via Belfiore, attivo a cavallo tra gli anni '80 e '90. All'interno dell'insospettabile e sfarzoso ristorante si tennero riunioni della cosca per organizzare rete di spaccio e sanguinari omicidi. Il 31 agosto del 1992 Franco Trovato (boss indiscusso della 'ndrangheta lecchese) fu arrestato proprio al "Wall Street" dai Carabinieri. Dopo la confisca, avvenuta nel 1996, il locale "Wall Street", esteso per più di 500mq, venne di fatto abbandonato dalle Istituzioni. Nel gennaio 2010, dopo quindici anni di lassismo, in una fase di stallo amministrativo data dalla caduta dell'Amministrazione di centrodestra (guidata dal Sindaco Antonella Faggi), questo "patrimonio" è stato destinato a divenire "archivio-deposito" della Prefettura di Lecco. Contro questa decisione 2390 cittadini hanno firmato la petizione "Salviamo Wall Street" promossa da Qui Lecco Libera ed Esserevento.it, la quale richiedeva invece un utilizzo sociale e collettivo del bene confiscato. In attesa che la Prefettura si trasferisca nei pressi dell'ex mutua, ci auguriamo che "Wall Street" venga riassegnata al Comune di Lecco, per l'apertura - finalmente - di un procedimento trasparente e aperto che permetta alla roccaforte della 'ndrangheta un presente ed un futuro utilizzo sociale.
Via Ghislanzoni 91, Lecco
Nel '79 Rolando Coco, fratello del boss Franco Trovato, acquistò le licenze per 12 milioni di lire, importo versato a rate e diviso tra Walter Malucelli e Vincenzo Mazza. Negli anni '80 la pizzeria di via Ghislanzoni venne interamente ristrutturata. Nel gennaio del 1985 l'agenzia di Lecco del Banco Ambrosiano Veneto prestò a Rolando Coco 80 milioni di lire. Nel 1988 Coco si rimise in regola con i creditori. Il 6 ottobre del 1987 la Aspromonte Spa gli erogò un altro prestito di 57 milioni di lire. Nel '90 Rolando Coco "acquistò da Piero Renato Parolari lo stabile ove era situata la pizzeria "Del Giglio" al prezzo di 300 milioni di lire circa". Parolari, ritrovatosi in quegli anni in condizioni economiche complicate, decise perciò di dividere l'immobile in due parti: una abitativa e l'altra destinata all'attività che allora veniva gestita da Rolando Coco. Nel giro di sei anni, dal 1985 al 1991, Rolando Coco ottenne quasi un miliardo e mezzo di lire di finanziamenti (1.350.000.000) restituendone circa un terzo (437.000.000). Detto questo, il collegio di "Wall Street" non ebbe alcun dubbio nel ritenerlo pienamente estraneo ad ambienti discutibili: "Si tratta di una situazione finanziaria che pur suscitando sospetti per l'entità degli investimenti compiuti da Coco, non è necessariamente ricollegata all'investimento da parte sua di proventi illeciti". Nel gennaio 2010, la pizzeria "Del Giglio", confiscata nel '94 e puntualmente abbandonata (il disinteresse prefettizio si è tramutato in "poliedrica esigenza"), è rientrata nel patrimonio del Comune di Lecco insieme all'appartamento di Viale Adamello 36/38 in cambio del passaggio alla Prefettura del ristorante pizzeria "Wall Street". Dopo circa due anni di attesa, nella prima metà del 2012 sono partiti i lavori di ristrutturazione dell'immobile di via Ghislanzoni per convertirlo in centro diurno per gli anziani. Tra ritrovamenti artistici e inciampi burocratici i tempi hanno conosciuto, di nuovo, una proroga.
Viale Adamello 36/38, Lecco
L'immobile è stato confiscato alla famiglia Trovato nel 1996. Nel 2008 – stando a documenti ufficiali della Prefettura – il bene non era ancora stato destinato a causa di "ipoteche talmente elevate da non rendere vantaggiosa l'acquisizione al patrimonio dello Stato". Dopodiché, nello scambio "Wall Street-Giglio", nel gennaio 2010, quello stesso bene è passato nelle mani del Comune di Lecco per "finalità di ordine sociale". Di ipoteche, perizie e valutazioni patrimoniali non è stato possibile aver alcuna informazione. Oggi l'appartamento inserito in un progetto di "housing sociale" è stato intitolato alla memoria del Sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, assassinato il 5 settembre 2010 in un attentato di matrice camorristica.
Via Capodistria, Lecco
Di questo bene non si hanno altre notizie se non che nel 1997 fu destinato a servizi tecnico-logistici della Polizia di Stato (Decreto Direzione Centrale del Demanio).
Via Baracca, Lecco
Come sopra, anche di questo bene le notizie sono scarsissime. Di ufficiale si conosce la confisca avvenuta ai danni del clan Trovato e la sua destinazione per "servizi tecnico-logistici" della Polizia di Stato.
Via Provinciale, Airuno
Secondo la sentenza del processo "Wall Street", il ristorante "Il Portico" - soprannominato "la fortezza" - era la "sede ufficiale" del boss Franco Trovato. L'attività, così come la pizzeria "Wall Street" sita in Lecco, era intestata formalmente alla moglie di Trovato, Eustina Musolino. Tramite il piccolo ascensore esterno si accedeva ad una stanza privata molto grande, sottostante al ristorante, nella quale si svolgevano le riunioni del gruppo. L'immobile è stato confiscato ed assegnato alla Guardia di Finanza nel 1997.
Via Sonna 7/38, Torre de' Busi
Questo rustico è stato confiscato nel 1996 alla famiglia Trovato (branca Marinaro) nell'ambito dell'inchiesta "Wall Street". Nonostante fosse libero da ipoteche è stato abbandonato dalle Istituzioni. Nel luglio 2010, grazie ad un video girato da Qui Lecco Libera, si è scoperto che qualche furbetto stava impunemente occupando il bene. Il garage dell'immobile era stato reinventato come officina dell'adiacente carrozzeria, ospitando all'interno auto di lusso (rubate). Nel gennaio 2011 è stato sottoscritto un protocollo di intesa tra la Prefettura, il Comune interessato e l'Aler per la realizzazione di quattro alloggi popolari. Dopo più di 365 giorni -rispetto ai 90 promessi per l'inizio dei lavori- ancora nulla era stato fatto. Salvo restituire agli illegittimi occupanti i loro arredi, abbandonando nuovamente a se stesso l'immobile. Soltanto nel dicembre 2012 è stata ultimata e pomposamente inaugurata la palazzina di edilizia popolare. In prima fila gli stessi che per anni avevano rimosso il problema, tra cui il primo cittadino di Torre de' Busi, Eleonora Ninkovic.
Via Provinciale 106, Ballabio
Qui si trova un box-garage confiscato alla criminalità organizzata successivamente destinato, con atto risalente al novembre 1997, a deposito del Comune di Ballabio (Ente assegnatario).
Via Spluga, Olginate
Immobile confiscato alla 'Ndrangheta lecchese nell'ambito del procedimento "Wall Street". Con provvedimento del 1998 è stato destinato a fini istituzionali precisamente alla Polizia di Stato.
Via Rocco Praderigo, Olginate
Confiscati nell'ambito dell'inchiesta "Wall Street", i due appartamenti erano intestati a Salvatore Marinaro. Il Comune di Olginate sta provvedendo alla messa in sicurezza.
Località Parè, Valmadrera
Siamo in attesa di informazioni da parte del Comune di Valmadrera.
Casatenovo
Costa Masnaga
Il Comune di Costa Masnaga ha avuto in assegnazione dal demanio un'area in via San'Ambrogio destinata ad impianto sportivo (campo di basket) e annesso parco giochi. Per quanto concerne i fabbricati, in via Cadorna, il Comune ha fatto sapere che: "trattandosi di edifici vecchi e in cattivo stato di manutenzione, inseriti in un piano di recupero complessivo con cinque diversi proprietari, il Consiglio comunale ha approvato la relativa variante urbanistica preordinata al recupero della zona". "La procedura", secondo l'Amministrazione, "sta avendo un iter particolarmente lungo". La destinazione prevista è residenziale (appartamenti per anziani).
Cesana Brianza
Secondo un documento ufficiale della Prefettura di Lecco, datato marzo 2010, si è concluso nel 2009 un procedimento di destinazione del terreno a favore del Comune di Cesana Brianza per finalità sociali dell'Associazione Nazionale Alpini.
Colico
Secondo un documento ufficiale della Prefettura di Lecco, datato marzo 2010, il complesso immobiliare "è stato acquisito dal Comune di Colico nel 2009 e destinato a sede del Distretto Asl o sede degli Uffici di Polizia Locale".
Via Caduti di via Fani, Galbiate
La villetta di proprietà di Vincenzo Musolino e della moglie è stata confiscata nel 1996 e, dopo una radicale ristrutturazione, restituita alla collettività come centro diurno per gli anziani. Per info: Le Querce di Mamre.
Località Sant'Alessandro, Galbiate
Il fabbricato di proprietà di Mario Trovato, fratello del boss Franco Trovato ed anch'egli coinvolto nel maxi-processo "Wall Street", è stato confiscato nel 1996 ed assegnato due anni dopo come alloggio di servizio per il personale della Questura di Lecco. Recentemente è stato assegnato al Comando Provinciale di Lecco del Corpo Forestale dello Stato per la realizzazione di un "comando stazione con alloggi di servizio".
Via Roma 114, Malgrate
L'azienda confiscata a Franco Trovato nel 1996 è uscita dalla gestione dell'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata perché, ha scritto l'ex Direttore Morcone nel settembre 2010, "inattiva e ormai cancellata".
Sede del Comune di Lecco, Piazza Diaz, Lecco
Costante Grassi, ex segretario comunale dal 1984 al 1996 recentemente scomparso, fu sentito come teste nel processo "Wall Street". Grassi riferì di un episodio inquietante accaduto alla fine del luglio '93: ricevette infatti una telefonata minatoria che gli intimò di "stare attento a cosa faceva perché lo avrebbero fatto saltare in aria"; la minaccia riguardava le licenze delle pizzerie "di cui non avrebbe dovuto occuparsi". Il Comune di Lecco, infatti, aveva da poco negato l'iscrizione provvisoria nel Rec dei titolari delle pizzerie a quelle attività in orbita di 'ndrangheta.
Sede dell'Unione Commercianti, Piazza Garibaldi, Lecco
Giuseppe Crippa, attuale Presidente onorario della società "Calcio Lecco 1912", fu Presidente dei Commercianti lecchesi per quasi vent'anni (1976-1997). All'inizio degli anni '90 le sue utenze furono poste sotto controllo dalle forze dell'ordine che stavano indagando sulla 'ndrina Flachi-Trovato-Schettini. Gli inquirenti motivarono la scelta dal momento che in passato Crippa fece "lodi pubbliche a queste persone per l'imprenditoria, per le attività commerciali che aprivano in Lecco. [...] dava un accredito [...] quantomeno dubbioso". Il rapporto "privilegiato" tra Franco Trovato e Giuseppe Crippa, che si concretò anche nei lavori all'interno del ristorante "Wall Street" e non solo, portò l'allora Presidente dei Commercianti ad insignire i titolari del "Wall Street" di una medaglia d'oro per l'imprenditoria. Armando Spataro, allora Pubblico Ministero del processo "Wall Street", pur non ravvisando alcuna rilevanza penale, ha definito in udienza Crippa un utile "passepartout" tra settori teoricamente inconciliabili.
Corso Martiri della Liberazione 55, Lecco
Il 31 marzo del 1992 venne intercettata una conversazione tra Giancarlo Vitali, co-fondatore nonché responsabile dell'emittente "Radio Cristal Area", ed il figlio del boss Franco Trovato, Emiliano (condannato nel luglio 2010 nell'Appello del processo "Oversize" a 18 anni per mafia). Quest'ultimo si lamentò con Vitali "della notizia fornita dall'emittente in merito all'omicidio di Giuseppe Caligiuri", avvenuto il 30 marzo '92 in Calabria. Vitali si difese precisando che la notizia era stata diffusa dall'emittente "Radio SuperLecco" e non dalla sua. Interrogato il 15 maggio del '96, Vitali ebbe a chiarire la sua idea di "giornalismo": P.M. - E perché Lei si dichiara non d'accordo su questo modo? Ci spiega, per favore, se questo è frutto di una Sua valutazione oggettiva o un desiderio di, come dire?, non essere coinvolto nelle lamentele? [...] V. - Non tanto nelle lamentele, ma nel problema gruppo Coco, ecco. P.M. - Perché non voleva essere coinvolto nel problema Coco? V. - Perché quello che si leggeva sui giornali non era troppo bello. P.M. - Mhmm. Quindi il Suo desiderio era che fosse chiaro alla famiglia Coco che Lei non c'entrava niente con quel giornalismo... V. - Esatto. P.M. - ... che denunciava... V. - Né col giornalismo, né con... né pro né contro, ecco, standone all'esterno. P.M. - Giustamente Lei voleva starsene fuori, no? V. - Io avevo un rapporto di lavoro e dovevo riscuotere il lavoro che facevo, ecco. P.M. - E non pensa che il giornalista abbia anche un dovere di impegno morale di denuncia dei crimini, specie in una località ristretta come quella di Lecco?
Lungolario Piave 19, Lecco
Di proprietà della moglie di Mario Trovato, fratello del boss Franco Trovato, la società "La Tartaruga Srl" fu costituita il 14 febbraio 1991. Il 21 settembre del 2009, l'attività "La Tartaruga Srl" venne cancellata dal registro della Camera di Commercio di Lecco. Fino ad allora il suo amministratore unico, nominato nel febbraio '91, fu Rosario Trovato, figlio di Mario Trovato. Stando ai documenti della Camera di Commercio di Lecco, la società " La Tartaruga Srl" risulta aver avuto come unità locale anche il bar "Cafè Marlene Gelateria" in via Lungo Lario Isonzo 12 a Lecco.
Lungolario Cadorna 23, Lecco
La società fu costituita nell'aprile del 1989 con amministratore unico Mario Trovato. Nell'ottobre '91, l'allora Amministratore unico cessò tale incarico per divenire "liquidatore". Nel luglio del '93 vi fu il sequestro dell'attività. Nel novembre del 1994 arrivò il decreto di confisca. Nell'aprile del 1997 vi fu la revoca del decreto del Tribunale e della Corte d'Appello di Milano, con conseguente restituzione delle quote alla socia Marisa Caon. Ad oggi la società "Finadda Srl" risulta "cancellata" e posta in liquidazione.
Lungolario Isonzo 12, Lecco
Unità locale della società "La Tartaruga Srl", le licenze del caffè "Marlene" furono acquistate da Mario Trovato nel 1990 ad un prezzo di circa 35 milioni di lire. Secondo documenti recenti della Camera di Commercio di Lecco, il 30 novembre 1994 fu ordinata la confisca dell'attività a seguito delle misure di prevenzione emesse dal Tribunale di Lecco.
Lungolario Isonzo 9, Lecco
Nel 1989 Mario Trovato propose all'allora socia in affari Caterina Intini e a suo marito di entrare nella società "Eureka Srl", costituita per gestire il Bar "K2". Dal 1978 i fratelli Travagliante ne erano i proprietari. Nel 1989, dice la sentenza del processo "Wall Street", "proposero a Mario Coco-Trovato l'acquisto del locale; fu concluso un contratto di affitto d'azienda per un compenso di 60 milioni di lire annue e contestualmente fu stipulato un contratto preliminare di cessione per un compenso di 900 milioni di lire da versare in tre anni ". Nel giro di un anno, Mario Trovato smise di pagare pur senza abbandonare il locale. "All'inizio del 1992, i fratelli Travagliante chiesero la dichiarazione di fallimento, perché non erano in grado di far fronte ai debiti e nell'ambito della conseguente procedura Salvatore Marinaro (componente insieme al fratello Giovanni detto "Gianni" dell'associazione "Flachi-Trovato-Schettini") acquistò all'asta la licenza al prezzo di 244 milioni di lire". Parte dei 244 milioni di lire sborsati dalla "C.M.B. Srl" di Salvatore Marinaro fu finanziata da Vincenzo Musolino. Secondo dati ufficiali della Camera di Commercio di Lecco le quote della società "Eureka Srl" riconducibili a Mario Trovato furono confiscate con provvedimento d'ufficio il 30 novembre 1994.
Via Roma 114, Malgrate
Nel febbraio del 1985 Franco e Mario Trovato acquisirono da Alessandro Bodini le licenze del ristorante "Il Ponte Vecchio" al costo effettivo di 140 milioni di lire. Pochi mesi dopo, i fratelli Trovato le cedettero a loro volta a Pietro Ruscitti al costo di 180 milioni di lire (in realtà 440 milioni di lire pagabili in otto anni). Nel giro di qualche anno, alla luce delle difficoltà del Ruscitti e dei debiti maturati nei confronti dei Trovato, Vincenzo Musolino iniziò a minacciare Ruscitti, intimandogli di cedere l'attività a Totò Schettini, membro dell'associazione mafiosa. Nel 1988 Schettini offrì in maniera irrisoria 40 milioni di lire per "sistemare" i debiti lasciando l'attività al clan (dopo che Ruscitti aveva già pagato 220 milioni ai fratelli Trovato). Nel 1990, sostiene la sentenza "Wall Street", "Ruscitti recedette dal contratto di locazione dell'immobile, nel quale subentrò Schettini, per un compenso di 40 milioni di lire"..
Via Roma 31, Pescate
Nel 1990 Mario Trovato acquisì il 50% delle quote della neonata società (1988), sorta a seguito di un incendio che coinvolse una precedente società ("Asta Lariana"). Fu allora che Caterina Intini e suo marito invitarono Mario Trovato ad entrare come consigliere all'interno della società "Città Arredo".
Via Gaggio 54, Malgrate
La società venne fondata da Vincenzo Musolino nel 1987 avendo come oggetto sociale il movimento terra. Insieme alla "Sata Srl", la società "G.M.T. S.r.l." risultò intestataria delle vetture di lusso dell'associazione criminale (Mercedes, Porsche, Ferrari). Il 19 marzo 1990 la "G.M.T. S.r.l." acquisì per 1 miliardo e 190 milioni di lire l'immobile che di lì a poco sarebbe diventato il "bunker" dell'associazione mafiosa "Flachi-Trovato-Schettini", il "Wall Street". Nell'aprile del '98, la società di movimento terra di Vincenzo Musolino chiuse per dichiarato fallimento.
Viale Adamello 36/38, Lecco
Unità locale de "La Pizzeria del Giglio", il bar "Sun City" aprì i battenti nel febbraio 1992 dopo che Rolando Coco versò 30 milioni di lire per l'acquisto delle licenze. Nell'agosto del 1995 il locale venne raggiunto definitivamente da un ordine di sequestro e confisca da parte della Corte d'Appello di Milano.
Piazza degli Affari 7, Lecco
Società finanziarie legate a Vincenzo Musolino e Stefano Aldè, poi coinvolti nell'inchiesta sugli "strangolatori di aziende". In particolare la "A.p. Leasing" costituì il canale di riciclaggio e prestito ad usura della cosca di Franco Trovato. Si ricordi il caso di Piero Bestetti, scomparso nel '94, raggirato dal direttore di filiale e dirottato tra le braccia degli strozzini. Non a caso "le condizioni di prestito" furono "talmente gravose da comportare il suo definitivo dissesto economico" (175% di tasso!).
Piazza degli Affari 7, Lecco
La "Multileasing" fu costituita nel '90 su impulso di Vincenzo Musolino per "conglobare" le diverse finanziarie che la cosca Trovato possedeva sul territorio. Grazie all'ausilio di un "grossissimo studio di Bergamo", il clan riuscì ad investire e riciclare ingenti quantitativi di denaro sporco. Musolino fornì ai magistrati una descrizione scientifica del meccanismo diabolico: "se io dovevo spostare un miliardo da oggi al domani, mi costava il 4%, e lo trovavo a Montecarlo; da Montecarlo potevo spostarlo in qualsiasi parte del mondo, pagando il 4% senza nessuna traccia. Perché? Perché il gruppo che ci ha proposto questo, diciamo, affare aveva clienti all'estero bisognosi magari di liquidità".
Piazza Cermenati, Lecco
Rolando Coco acquistò nel 1986 l'attività per 100 milioni di lire. Tre anni più tardi rivendette il locale al prezzo di 150 milioni.
Via Mattia Rusconi 4, Lecco
Rodolfo Bubba, condannato in via definitiva nel processo "Oversize a 15 anni e 4 mesi, soprannominato dagli affiliati "o vangelo", fino al '95 ospitò in casa parte dell'arsenale della cosca di Franco Trovato. Dopo l'arresto del boss (agosto '92), Bubba il "santista" raggiunse il vertice del clan, con precisi compiti tra cui: officiare le cerimonie di battesimo, risolvere conflitti interni e pianificare al meglio l'attività mafiosa. Il potere dello "zio Rodolfo" è perciò indissolubilmente collegato all'abitazione di via Rusconi.
Via dell'Isola, Lecco
"E' un delitto di mafia al contrario. Poerio era imparentato con la famiglia Trovato, storica cosca di 'Ndrangheta egemone nel lecchese. E' stato freddato, in pieno giorno nel centro di Lecco, da Michele Zito, piccolo imprenditore edile calabrese esasperato dalle sue vessazioni e dalle continue richieste di soldi. Il 4 aprile 2009 Zito è stato condannato in primo grado a 18 anni di reclusione". Da "Omicidi di mafia al Nord 2005-2010", di Paolo Biondani e Mario Portanova, Espresso.it
Via Cesare Beccaria 9, Lecco
Paolo De Stefano, "capo indiscusso dell'area criminale a cui sia la famiglia Zagari che la famiglia Coco facevano riferimento", fu detenuto nel carcere di Lecco nel luglio del 1983 a seguito dell'estradizione dopo l'arresto presso la sua villa a Cape d'Antibes in Francia per traffico di droga. Carmine De Stefano, figlio del ras di Reggio Calabria ammazzato nell'ottobre del 1985 durante la seconda guerra della mafia calabrese, come ulteriore suggello dell'alleanza tra le famiglie, prese in moglie una figlia di Franco Trovato (Giuseppina) nel settembre del 1992. Il carcere di Pescarenico è altresì importante per le rivelazioni che Vincenzo Musolino fece durante il processo "Wall Street". Scrivono infatti i magistrati: "in occasione della breve detenzione subìta nell'ambito dell'indagine sugli "strangolatori di aziende"; appena giunto a Pescarenico fu avvicinato da un maresciallo degli agenti di polizia penitenziaria, il quale gli disse che conosceva il cognato e che poteva fare affidamento su di lui per qualsiasi cosa avesse avuto bisogno; nel corso della permanenza in carcere, Antonino Parisi si presentò come amico di Franco Coco-Trovato, indicandogli due o tre guardie carcerarie disponibili ad aiutarlo. Tali personaggi gli fornirono liquori e introdussero in carcere sostanza stupefacente per conto di Parisi".
Via Malpensata 5, Lecco
L'impresa sorta nel 2003 è attiva nel settore del movimento terra e del trasporto merci su strada. Il titolare firmatario è Giuseppe Mazzei, nato nel 1974 a Cerva (Cz), condannato a 9 anni nel rito abbreviato del processo "Oversize". Dalle carte della recente operazione "Redux-Caposaldo" del marzo 2011 è emerso che la M.T. Trans, gestita dai fratelli Mazzei, ha ricevuto commesse dall'impresa "Alma Autotrasporti", gestita "occultamente" da Giuseppe Romeo, presunto punto d'appoggio della cosca di Africo in Lombardia. E' il 15 luglio 2009 quando la moglie di Mazzei telefona a Francesco Gligora (nipote di Romeo) lamentando il ritardo nei pagamenti. Questi, preoccupato per possibili ingiunzioni legali, minaccia la donna. Mazzei, costretto a casa, informato dalla compagna dell'accaduto, richiama Gligora, infuriato: "Non posso venire perché sono agli arresti domiciliari". Il conflitto verrà sanato grazie all'intervento di Davide Flachi, figlio dello storico boss della 'ndrangheta lombarda Pepè Flachi.
Via Torri Tarelli, Lecco
Luogo caro a Giacomo Trovato, figlio di Mario Trovato e nipote del boss Franco. Il "Bar Smile" fungeva da centro per le riunioni dell'associazione e da snodo logistico per riscossioni di pagamenti di partite di cocaina, come quella dell'estate 2003.
Via Aspromonte 13, Lecco
Costituita nel gennaio del 2004, questa impresa attiva in "lavori di completamento di edifici", vede tra i suoi amministratori Angelo Sirianni, detto dai sodali "tasche lunghe", nato a Petronà (Catanzaro) il 19 maggio 1955 e condannato a 12 anni in Appello nel processo "Oversize".
Via Cairoli 31-33, Lecco
Attività nata nel gennaio del 2006, è specializzata nel "commercio al dettaglio di articoli di abbigliamento e accessori". Il titolare firmatario è Antonio Bubbo, nato nel '76 a Lecco ma residente a Galbiate. Nel luglio '10 gli è stata confermata in Appello la condanna a 6 anni di reclusione per il procedimento "Oversize".
Via Baracca 42, Lecco
Giuseppe Gigliotti, condannato nell'Appello di "Oversize" a 7 anni di reclusione, ne fu – nel 1999 – "socio amministratore". L'attività risulta "cancellata" nel febbraio 2006.
Via Belfiore 11, Lecco
Nell'ambito del processo "Oversize" viene nominato più volte il Bar Belfiore. Non perché questo fosse riconducibile direttamente ad attività illecite, bensì perché "frequentato assiduamente" da alcuni rappresentanti di spicco della cosca. Questi ultimi, infatti, erano soliti chiamarlo il "Bar della lupara": Marco Malugani, 10 anni in "Oversize", additò poi il titolare Claudio Bongarzone come "confidente della Questura". Nei primi anni Duemila, il "Bar della Lupara" subì un attentato incendiario nell'ambito dell'installazione delle macchinette video-poker, settore caro all'associazione mafiosa.
Via Cairoli 9/d, Lecco
L'attività di elaborazione e registrazione elettronica di dati, nata nel 2001 e cancellata nel 2006, ha visto sino al 2004 Giacomo Trovato come "socio accomandante".
Via Nullo, Calolziocorte
Questo esercizio era il luogo di riferimento e ritrovo degli affiliati dell'associazione criminale coinvolta nell'operazione "Oversize". Il proprietario, Giuseppe Foriglio, metteva a disposizione il locale per vere e proprie riunioni di 'Ndrangheta e per occultare armi. Tra gli assidui frequentatori del bar di via Nullo c'erano Rodolfo Bubba detto "Vangelo" (15 anni e 4 mesi in "Oversize"), i fratelli Salvatore e Giovanni Marinaro (coinvolti nell'operazione "Wall Street") e Angelo Sirianni detto "tasche lunghe" (traghettatore della 'ndrina lecchese per imposizione del boss Franco Trovato).
Via Spluga 39, Olginate
Durante la gestione di Emiliano Trovato, figlio del boss Franco Trovato, il locale era diventato luogo di spaccio e di riunione del gruppo criminale. Un collaboratore del processo "Oversize", Danny Esposito, ha raccontato di aver assistito al deposito di circa cinque chili di cocaina presso il seminterrato della pizzeria. Nelle motivazioni di "Oversize", inoltre, è ricostruito l'episodio del versamento di una mazzetta a titolo di "protezione" da parte del titolare di un night club di Monticello Brianza.
Via Giovanni XXIII, Oggiono
Il 16 gennaio 2001 Luca Frigerio, imprenditore di successo nel settore del gioco (ex Ad di Sisal Slot), fu vittima del furto della Ferrari 360 Modena (di proprietà della Figestim Leasing) realizzato da Giacomo Trovato, Francesco Prestia e Michele Folino. Secondo la ricostruzione dei magistrati, tale azione rientrava in una logica di "avvicinamento" di quello che i mafiosi percepivano come un concorrente nel settore delle macchinette videopoker. L'obiettivo, secondo le carte di "Oversize", veniva raggiunto. Frigerio, infatti, diventava "punto di riferimento per indicazioni e suggerimenti", nonché garanzia di "cooperazione e non concorrenza". Le motivazioni della sentenza "Oversize" fanno riferimento anche allo stato di "assoggettamento" del titolare della concessionaria dove era in riparazione la Ferrari al momento del furto, Gianfranco Tettamanti, e di un maresciallo dei Carabinieri di Oggiono. Nel settembre 2011 Frigerio ha scritto una lettera aperta giustificandosi così: "Non fare concorrenza è semplice buon senso".
Piazza Don Gnocchi 4, Galbiate
Filippo Bubbo, classe '54, è stato condannato in via definitiva nel processo "Oversize" a 11 anni di reclusione per aver fatto parte della "locale" di Galbiate insieme - tra gli altri - al cognato Federico Pettinato. "Capo società" a Petronà, il suo paese natale, Filippo Bubbo (detto "cane da mandria") abitava, all'epoca dell'inchiesta "Oversize" a Galbiate in Piazza Don Gnocchi 4, sede della società "Eurocostruzioni Srl" facente capo a Federico Pettinato (9 anni in "Oversize").
Via Lucia 29, Lecco
Sorta nel 1988, questa attività di movimento terra e di "autotrasporto di merci per conto terzi", con ufficio in via Gaetano Donizetti 5, vede tra i suoi ex "soci amministratori" Francesco Riillo e Michele Oppedisano, nonché come "socio amministratore" (nominato nel febbraio '09) Pasquale Varca – tutti e tre arrestati nell'estate 2010 nell'ambito dell'inchiesta sul gruppo "Perego" con l'accusa d'aver costituito (e diretto) la 'ndrina di Erba.
Corso Promessi Sposi, Lecco
Nell'ambito dell'inchiesta "Tenacia" spunta il nome dell'Ispettore di Polizia Alberto Valsecchi. Intercettato dagli inquirenti nel giugno '09, Valsecchi si ritrova infatti a chiedere l'intercessione dell'impresario Ivano Perego per un posto di rilievo presso la neonata polizia monzese. D'Altronde, sostiene il poliziotto, "i politici hanno parlato sicurezza, sicurezza sulle strade, questa cosa qua, io saprei anche gestire un'organizzazione. […] a me interessava appunto il discorso ad andare a dirigere una cosa del genere". Perego lo tranquillizza: "o veniamo su noi a Lecco in Questura, o vieni tu giù da me dai [...] poi hanno vinto Monza, ha vinto la destra, il Popolo della Libertà tutto lì è non c'è problema". Gli inquirenti, nel commentare il curioso rapporto tra presunta guardia e presunto ladro, saranno durissimi: "il rapporto con l'ispettore si inserisce in quella zona "grigia" di scambi e favori con soggetti istituzionali che, se pure con contributi apparentemente minimi rispetto a ciascuna specifica vicenda, alimenta la complessiva capacità della organizzazione di percorrere strade in grado di procurare illeciti vantaggi su ogni piano".
Via Milano 1, Erba
Il maneggio era la sede della "locale" 'ndranghetista di Erba. Pasquale Varca, capo della cosca, provvedeva ad occultarvi armi, ingenti quantitativi di cocaina e in alcuni casi latitanti. Un assiduo frequentatore del maneggio era anche Michele Oppedisano, classe '69, affiliato alla 'ndrangheta, appartenente alla cosca Pesce di Rosarno, nonché nipote di Domenico Oppedisano, detto Micu, eletto Capo Crimine. Secondo il Gip dell'inchiesta, Giuseppe Gennari, il maneggio era "il centro della vita della locale [...] dove sono ricoverati mezzi del movimento terra e dove sono ricevuti i rappresentanti delle altre famiglie".
Lago di Pusiano, Eupilio
Francesco Crivaro detto "Franco", coinvolto nell'operazione "Infinito", è accusato di aver fatto parte della "locale" di Erba. Oltre ad aver più volte messo a disposizione il proprio ristorante "Coconut" per summit di 'ndrangheta, Crivaro, vecchia conoscenza all'epoca di "Wall Street" per aver avuto collegamenti con il sodalizio criminoso di matrice 'ndranghetista "Flachi-Trovato-Schettini", avrebbe prestato denaro a canoni usurari a due imprenditori. Nell'aprile 2012 è stato condannato a 14 anni, di cui 8 per associazione mafiosa, nell'ambito del processo "Infinito".
Provincia di Como
Il 9 novembre 2009 Pasquale Varca, affiliato con grado di "trequartino", capo della "locale" di Erba, veniva intercettato all'interno del maneggio di Via Milano mentre raccontava un interessante episodio al cognato Aurelio Petrocca. Così il GIP Gennari, nell'Ordinanza di custodia cautelare dell'operazione "Infinito", riassume l'accaduto: "(Pasquale Varca) spiegava di aver avuto un alterco con "trecozze", alias Luigi Vona (capo della "locale" di Canzo, nda), al quale aveva chiaramente indicato i confini territoriali che delimitavano le rispettive zone di competenza. Pasquale Varca riferiva di aver detto al Vona che questi sarebbe dovuto rimanere "dietro il lago", volendo far intendere che il confine del loro territorio era il Lago del Segrino, che divide nettamente i comuni di Erba, da Canzo ed Asso".
Via Spluga 52, Cernusco Lombardone
Cosimo Vallelonga, classe '48, arrestato dopo una breve latitanza nell'operazione "Infinito", è accusato di aver fatto parte della "locale" di Mariano Comense, affiliato con il grado di "Mamma Santissima". Nativo di Vibo Valentia e residente al Nord dal '70, Vallelonga è stato condannato a 4 anni nell'operazione "Fiori di San Vito" nel 1994. Secondo il Gip Giuseppe Gennari a lui farebbero riferimento le attività "Casa Mania Arredamenti" di Cernusco Lombardone ed il "Centro risparmio mobili Pisano S.r.l." di Cremella. Vallelonga è stato consigliere fino al 2003 della società "Blue Ribbon" di Sirtori che gestisce il bowling di Merate. Vallelonga, sempre secondo l'accusa, è poi cugino di Damiano Vallelunga, capo della "locale" di Serra San Bruno (VV).
Via Andrea Appiani, Merone
L'abitazione e il box, di proprietà della moglie di Pasquale Varca, sono stati oggetto di provvedimento di confisca, nel novembre 2011, in seguito alla sentenza di primo grado del rito abbreviato del processo "Infinito". Il Giudice dell'udienza preliminare, dottor Roberto Arnaldi, ha condannato il presunto capo della locale di Erba a quindici anni di reclusione e due anni di libertà vigilata.
Via Calchirola 18, Bosisio Parini
L'abitazione e il box, di proprietà della moglie di Aurelio Petrocca, sono stati oggetto di provvedimento di confisca, nel novembre 2011, in seguito alla sentenza di primo grado del rito abbreviato del processo "Infinito". Il Giudice dell'udienza preliminare, dottor Roberto Arnaldi, ha condannato il presunto capo della locale di Erba a quindici anni di reclusione e due anni di libertà vigilata.
Viale Certosa 294, Milano
Il 100% della G.a.v. Logistica Srl, controllata al 99% della Ve.Ca. Trasporti, è stato oggetto di provvedimento di confisca, nel novembre 2011, in seguito alla sentenza di primo grado del rito abbreviato del processo "Infinito".
Via Giacomo Tosi 3, Monza
Il 100% della Global Service, avente come oggetto sociale "l'acquisizione di mandati assicurativi da parte di compagnie di assicurazioni nazionali e internazionali", è stato oggetto di provvedimento di confisca, nel novembre 2011, in seguito alla sentenza di primo grado del rito abbreviato del processo "Infinito".
Via Calchirola 18, Bosisio Parini
Le quote sociali della società (pari a 8.500€), pur essendo intestate a prestanome, sono state oggetto di provvedimento di confisca, nel novembre 2011, in seguito alla sentenza di primo grado del rito abbreviato del processo "Infinito". Secondo gli inquirenti, infatti, la società era gestita "di fatto occultamente" da Pasquale Varca ed il cognato Aurelio Petrocca.
Via Calchirola 18, Bosisio Parini
Le quote sociali della società (pari a 42.500€), pur essendo intestate a prestanome, sono state oggetto di provvedimento di confisca, nel novembre 2011, in seguito alla sentenza di primo grado del rito abbreviato del processo "Infinito". Secondo gli inquirenti, infatti, la società era gestita "di fatto occultamente" da Pasquale Varca ed il cognato Aurelio Petrocca.
Via Fontana 5, Cassago Brianza
Il Gip dell'inchiesta "Infinito-Tenacia", Giuseppe Gennari, definisce Ivano Perego - amministratore delle società del Gruppo Perego - come "partecipe" dell'associazione 'ndranghetista colpita da numerosi arresti nel luglio 2010: infatti "accosentiva e favoriva l'ingresso in società del boss Salvatore Strangio; richiedeva l'intervento di quest'ultimo per indurre impreditori concorrenti a ritirare le offerte; intratteneva rapporti privilegiati sia con esponenti poltici che con pubblici dipendenti, al fine di ottenere, anche a mezzo di regalìe ed elargizioni di denaro, l'aggiudicazione di commesse pubbliche, sia in generale affinchè la Perego fosse favorita nei rapporti con la pubblica amministrazione; dava direttive ai dipendenti ed organizzava lo smaltimento illecito di rifiuti, anche tossici, derivanti da bonifiche e demolizioni di edifici din discariche abusie". Il processo è in corso a Milano. Ivano Perego - "cocainomane stolidamente convinto" di governare l'imminente partecipazione del gruppo "'ndrangheta snc" - ha scelto il rito ordinario.
Via Como 18, Sirtori
Secondo Giuseppe Gennari, Giudice per le Indagini Preliminari dell'operazione "Infinito", Amedeo Tedesco, cugino di Antonino Belnome, "organicamente inserito" nell'omonimo gruppo criminale, "viene utilizzato con mansioni meramente operative". Tra queste, scrivono gli inquirenti, oltre ad aver partecipato quale "ausiliatore" all'omicidio del secessionista Carmelo Novella nel 2008, avrebbe cercato "di assoggettare al volere dell'associazione il titolare del bar "Vanilla Café", il quale viene "avvicinato" con metodologia tipicamente mafiosa, basata sull'intimidazione, affinché accetti di mettere a disposizione il suo locale quale base per la gestione di traffici illeciti in cambio di "protezione"". I fatti, avvenuti nella primavera 2009, sono stati denunciati dal titolare ai Carabinieri.
Via Gramsci 6, Barzago
Il titolare della società attiva nel settore del commercio all'ingrosso di articoli in ferro e altri metalli si chiama Massimiliano Croci. Quest'ultimo è stato condannato a due anni e otto mesi nel rito abbreviato del processo "Infinito" nel novembre 2011, perché, "mediante minaccia, consistita nel prospettare a Pasquale Mattioli di mandarlo all'ospedale, di massacrarlo, di violentargli la moglie, costringeva quest'ultimo a corrispondergli interessi usurari" (così recitava il tentato reato contestato nell’Ordinanza di custodia cautelare). Per dovere di precisione riportiamo l’estratto del paragrafo dedicato alla vicenda dalle motivazioni della sentenza del novembre 2011 del rito abbreviato di “Infinito”: “Le risultanze suffragano adeguatamente la sussistenza di un grave quadro probatorio a carico di Varca e Croci per il solo reato di estorsione, peraltro da riqualificare nella forma tentata, atteso che, come emerge con chiarezza dalla lettura degli atti, gli attuali accusati non erano riusciti a procurarsi l'ingiusto profitto. Per quanto riguarda l'ipotesi di cui all'art. 644 c.p. - peraltro contestata al solo Varca dopo che il Tribunale del riesame l'aveva già esclusa per il Croci - appare evidente che le stesse dichiarazioni rese dalla persona offesa smentiscono la tesi accusatoria, non risultando che il Croci avesse prestato al Mattioli la somma di euro 70.000 e ne avesse preteso una di importo superiore, tanto da configurare interessi usurari. In buona sostanza Varca Pasquale deve essere mandato assolto dal reato di cui al capo 67) non essendo stata provata la sussistenza di un rapporto di natura economica rientrante nei parametri di cui alla norma citata Con riferimento, invece, alla tentata estorsione, il fatto criminoso appare chiaramente provato, alla luce non solo delle telefonate intercettate, ma anche dalle chiare ed esaustive dichiarazioni della persona offesa in capo alla quale non è dato rinvenire intento calunniatorio alcuno. L'episodio, inoltre, non può essere qualificato, come chiesto dalla difesa, quale esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Infatti, come evidenziato dalla giurisprudenza del Supremo Collegio, quando la violenza e la minaccia asseritamene finalizzate a far valere un diritto consistono in manifestazioni sproporzionate e gratuite, la coartazione dell'altrui volontà è, per sua natura, finalizzata a conseguire un profitto ingiusto e, pertanto, in tal caso è configurabile il delitto di estorsione e non quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Nel caso di specie, inoltre, il Croci si era, altresì avvalso dell'ausilio di soggetti appartenenti alla criminalità organizzata - così cristallizzandosi la specifica aggravante prevista dall'art. 629 comma terzo c.p. -, la cui forza intimidatrice, ben conosciuta al Mattioli, spingeva l'attività minatoria oltre ogni ragionevole intento di far valere un proprio preteso diritto e la coercizione della volontà del soggetto passivo assumeva di per sé i caratteri dell'ingiustizia”.
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