Android e la burocrazia
dal blog Di Antonio di Pietro
Riporto la lettera che mi invia Ettore, uno dei tanti connazionali che vive e lavora all’estero.
Ettore scrive dalla Silicon Valley dove Google ha lanciato un importante bando mondiale per lo sviluppo di una piattaforma mobile.
L’Italia ne è esclusa, il motivo è la burocrazia che opprime il nostro Paese.
Questo treno perso ha un significato profondo ed il giudizio è pesantissimo, i Paesi burocrati sono fuori dall’innovazione e dallo sviluppo.
“Caro Di Pietro,
come saprà, l’Italia è stata esclusa da Google dalla competizione legata alla nuova piattaforma mobile, Android. Rinunciamo in partenza quindi, a 10 milioni di dollari che sarebbero potuti entrare in Italia. Faccio presente che l’Italia è l’UNICO, dico l’unico Stato al mondo escluso per motivi non politici. (Ok, anche una parte del Canada è stata esclusa, ma è solo una parte.) I motivi sono i soliti: la burocrazia e le leggi fuori dal tempo che obbligherebbero Google a dialogare con Ministeri, notai, monopoli di Stato e compagnia bella, con il risultato inevitabile di una procedura lunga ed assurda.
La posizione di Google è comprensibile: chi me lo fa fare a me, Google, di farmi venire un mal di testa (italiano) quando sto offrendo 10 milioni di dollari??
A me tutto ciò sembra pazzesco: è mai possibile che questo possa succedere oggi, nel 2007?
Vorrei riflettere anche su un’altro problema intimamente collegato all’iniziativa individuale e alle relative infrastrutture. Perchè in Italia l’impresa individuale è scoraggiata? Vivo nella Silicon Valley, in California, e tutt’attorno a me vedo ragazzi ventenni che mettono su aziende dopo aziende e creano lavoro, creano innovazione, continuamente. Qui c’è anche una parola bellissima per identificare le aziende che iniziano: “startup”.
La Apple, la HP, Google, Flickr, Facebook, sono tutti nati così. Per aprire un’azienda in California bisogna compilare un foglio, pagare qualche dollaro, e in mezz’ora sei libero. In Italia dovrebbe essere non dico così, ma ANCORA PIU` SEMPLICE, perchè non c’è lavoro: e allora bisogna crearne di nuovo, e chi meglio dei giovani ha voglia di crearne?
Allora facilitiamo, inventiamo, rendiamo possibile la creazione di startup e di venture capital. Che senso ha lamentarsi che non c’è lavoro quando complichiamo l’iniziativa individuale? Impedendo addirittura la partecipazione ad un concorso estero? Mi dia retta: per risolvere il problema lavoro, mettete i giovani nelle condizioni di crearlo.
Sarebbe bello che lei parlasse di questi problemi di base (infrastrutturali?) sul suo blog.
Complimenti per il suo lavoro e la sua onestà, che comunque apprezzo.
E’ in nome di questo apprezzamento che le scrivo.