Anche Torre de Busi ha il suo stile.
Torre de Busi, piccolo paesino di confine della provincia di Lecco, si è stancato di guardare, con occhio invidioso, al “vicino” impianto di Valmadrera, e al lussuosissimo Inceneritore (perdonatemi, ma alcune testate giornalistiche mi hanno espressamente pregato di chiamarlo termovalorizzatore) di Brescia.
Pensa e ripensa, alcuni privati locali, dopo essersi spremuti le meningi, sono arrivati a presentare una proposta geniale al comune della gloriosa Valle San Martino. Si tratta di un impianto a Biomasse in grado, grazie al teleriscaldamento, di dare energia al nuovo complesso residenziale (uno scempio ambientale da 250 unità abitative), che sorgerà appena fuori paese (località Casarola), nelle immediate vicinanze del paese di Caprino Bergamasco.
Tutti gongolano, ripetendo a mo di pappagallo: “le fonti di energia da biomassa sono costituite dalle sostanze di origine animale e vegetale, non fossili, che possono essere usate come combustibili per la produzione di energia” E in paese pochi obbiettano, anche perché probabilmente il problema non è molto toccato dalla venerabile e impalpabile, stampa locale.
Ma veniamo al punto della situazione. Biocombustibili o biomassa? Cioè, cosa brucerà questo benedetto fornello? Ancora oggi il mistero è tenuto sotto chiave in chissa quale cassetto. Va bhe, intanto classifichiamo questi maledetti combustibili. I biocombustibili sono: legname da ardere (come quello dei camini, tanto caro alle nostre tradizioni nordiche), residui agricoli e forestali, scarti dell’industria agroalimentare, reflui degli allevamenti (che in questi periodi spopolano nel lecchese ), rifiuti urbani, specie vegetali coltivate per lo scopo. Mentre le biomasse sono, gli “scarti” della natura presto presi dal boschetto a monte del complesso di abitazioni. Peccato che ci siano studi che mettano in chiaro che il bosco che sovrasta i caseggiati non sarebbe abbastanza per far si che il riscaldamento arrivi a tutte le case. La soluzione allora sarebbe chiedere un aiuto “in legno” ai vicini impianti veneti, senza contare i costi e l’inquinamento che ne deriverebbero dal trasporto. Il gioco vale la candela? Nulla da obbiettare? Bene, però vi consiglio di tornare momentaneamente all’elenco dei biocombustibili e di soffermarvi su “rifiuti urbani”, generico e interessante. Più che un fornello da camping ci si augura allora che l’impianto diventi una succursale del ASM di Brescia. Niente male. Il pretesto è sempre lo stesso, si punta sul potere calorifico dei rifiuti per velare tutto ciò che si brucia. Buttando così all’interno del forno sia farine animali che, per esempio, la cera…
In ultimo, non ci vengano a dire che un progetto esclude l’altro. Il forno l’hanno mascherato da contentino, per lasciare sempre i pieni poteri ai tecnici del cemento e della cazzuola.
L’omertà come al solito la fa ancora da maestra, i cip6 (che non sono gli scoiattoli della disney, bensì una tassa che paghiamo in bolletta per sponsorizzare gli inceneritori ) riempiono le tasche dei finti ecologisti, e i cittadini sani ci vanno sempre di mezzo.
Attendiamo notizie dalla casa delle sinistre, che sta facendo “ferrea” opposizione al progetto, e dalla Lega nord che ha denunciato l’impianto… Stiamogli con il fiato sul collo.
Daniele Vanoli
l’ho già postato come commento nel mio precedente articolo, ma vista l’attinenza con l’articolo di oggi di Vano lo ripropongo ;-)
Io consiglio anche questa conferenza sul tema rifiuti zero:
http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Unique&id=8870
Secondo me è molto meno utopistico di quanto si pensi. Semplicemente dobbiamo smettere di accontentarci del male minore.
Il che non significa eliminare tutti gli inceneritori con una bacchetta magica, ma prendere coscienza del problema, porsi un obiettivo e andare nella giusta direzione.
Maicol
Alla fine è 60 anni che esistono i rifiuti, gli abbiamo inventati noi. Ora bisogna lavorare, e far sì che, il prodotto di scarto di un ciclo, sia la materia prima per un altro…
Vano
Sottoscrivo e faccio i complimenti all’autore.
Applaudo il Commissario Vanoli..sempre pronto scovare malefatte e malfattori.
Mò vado a buttare l’umido raga…
Complimenti bell’articolo!! credo che per risolvere questo dannato problema, si dovrebbe cominciare anche ad eliminare i famosi cip6 ,e magari destinare questi fondi , a imprenditori (xché no) che facciano del riciclaggio SERIO la loro fonte di guadagno, evitando magari facili speculazioni sulla nostra pelle. Mauro
Mauro,
hai ragione, ma meglio ancora sarebbe dedicare i cip6 a quello per cui era stati introdotti, ovvero sovvenzionare le energie alternative.
Una seria raccolta differenziata porta a porta e’ di per se molto più conveniente (ai cittadini, alle comunità ma anche agli imprenditori onesti) che qualsiasi inceneritore o discarica.
Basta pensare che l’energia elettrica prodotta bruciando carta e plastica, vale meno che non la stessa carta e plastica riciclata.
Per non parlare del fatto molte materie prime, fra cui soprattutto carta e plastica, potrebbero non finirci proprio nel cestino dei rifiuti (o della raccolta differenziata)! Basterebbe una più corretta progettazione dei prodotti ed imballi, che deve tenere conto anche del fatto che prima o poi dovranno essere smaltiti.
Maicol
Io credo che i politicanti, soprattutto quelli locali, hanno l’obbligo morale di rompere le scatole al cittadino, per migliorare e ottimizzare la differenzianta. Solo con una politica di questo genere si può arrivare ad un bassissimo livello di scarti.