Lecco pedala!
«Ogni volta che vedo un adulto in bicicletta penso che per la razza umana ci sia ancora speranza»
(H.G. Wells)
In Italia, nel 2005, secondo il mensile AltraEconomia, si contavano la “bellezza” di 2500 chilometri di tratti destinati al traffico ciclabile.
Il dato è confortante, seppur minimo rispetto al resto d’Europa.
Berlino, da sola, conta 800 chilometri di piste ciclabili, Vienna 600.
L’Italia ha ben 21 città senza un metro di tratto e ciascun milanese, per esempio, ha a disposizione 1,83 metri per poter scorrazzare con la propria bicicletta.
I dati sono piuttosto demotivanti ma, esistono anche da noi, casi virtuosi.
Parma, per esempio, vola verso i 90 chilometri, Modena e Bologna vanno sui 70.
Confrontati con le grandi metropoli estere, le cifre nostrane fanno arrossire.
Il paese di Coppi e Bartali da sempre ignora il fenomeno della mobilità sostenibile ed investe cifre minime nel metter a punto tratti fruibili dalle biciclette e nella sensibilizzazione della cittadinanza a farne uso.
Il motivo non si capisce. La bicicletta non inquina, non sporca, mediamente in città impiega meno tempo delle auto a percorrere tragitti trafficati, migliora la salute, comporta un calo degli incidenti stradali e concorre a responsabilizzare l’opinione pubblica sul tema inflazionato del rispetto per l’ambiente.
Visti i benefici della bici, allora, perché è così dimenticata dai nostri amministratori locali?
Forse perché non rende quanto un pieno di un autoveicolo?
Oltre ad una doverosa campagna di implemento dei tratti ciclabili, in Europa ed in alcune città ( probabilmente folli) del nostro paese, si sta sviluppando anche un nuovo modello di mobilità basato sul noleggio intelligente della bicicletta : il Bike Sharing.
Il nome dice tutto. Come funziona? Beh per esempio a Bruxelles, dove ho avuto il piacere di andare a fine anno, si trovano sparse per la città delle piccole aree ospitanti una dozzina di bici; ciascuna è “agganciata” ad una torretta munita di lettore di schede magnetiche. Le schede magnetiche (ricaricabili o mono-corsa) si possono acquistare al tabaccaio (come al centro informazioni del turismo) e permettono di “sganciare” il mezzo e poterlo utilizzare quanto si desidera. Ogni bici è munita di un rilevatore GPRS che ne permette la localizzazione istantanea. I prezzi sono risibili: si pedala gratis per un’ora ed in seguito scatta una tariffa che non supera l’euro ogni tre ore. Il bello della cosa è che esistono in città diverse aree per lasciare la bicicletta una volta terminata la pedalata. Le stazioni, per esempio, rientrano in un raggio di “una ogni 400 metri”.
La sostenibilità è ovviamente la parola d’ordine : le torrette a cui la bici è legata sono alimentate da tettoie fotovoltaiche per l’illuminazione notturna, e a Parigi, esistono stazioni di ricarica per le bici elettriche.
Fantascienza direte voi. Non proprio.
A Parma, per esempio, il sistema del Bike sharing si sta diffondendo sorprendentemente e pure a San Donato Milanese (30.000 abitanti).
Provate ad immaginare Lecco: un servizio pubblico efficiente e puntuale, il traffico automobilistico regolato e delocalizzato verso aree esterne al centro città, tratti ciclabili veri e stazioni di Bike sharing.
Meno inquinamento, aria più pulita e (potenzialmente) una città finalmente vivibile.
Ci vuole tanto? Che progetti hanno a riguardo le nostre amministrazioni?
Duccio Facchini
sarebbe molto bello tutto ciò ma a lecco ci sono ancora al potere quelli a cui interessa soprattutto mettere in piazza il loro simbolo politico a spese del contribuente. sai quanto gliene frega della bici…
Sarebbe bello fare una cosa del genere anche a Lecco….quando penso a Lecco, però, mi ricordo di una città tutta “sali-scendi”, le zone pianeggianti (come Bione) sono poche…
Nel senso, a chi piace viaggiare in bici (a ad un atleta, ad un giovane ecc) probabilmente piacerà salire e scendere…Per chi invece vuole fare una pedalata tranquillo, per chi vuole andare al lavoro in bici senza arrivare sudato al lavoro…avere strade in pianura facilita le cose..
Questo non vuol dire che non sia impossibile…solo che sia difficile creare piste ciclabili….
Forse una linea ciclabile si potrebbe fare costeggiando il lungo lago…che ne dite?
Piffo
la questione orografica pare pregnante a lecco, ancor più a erba, spruzzata in dieci contrade, ognuna con la sua individualità, ognuna, guardacaso, su un “bricco”, per cui per scendere in città, ci può stare, a salire i polmoni e le gambe dicono “no”.
Ma credo che questa prospettiva sia pretestuosamente usata spesso per uccidere sul nascere il dibattito: chissà se non sorga un “movimento per la vita delle idee” tra i cattolici di destra…
Il perimetro del dibattito ha certamente a che fare con la storia, anche recente (negli anni 50-60 era normale farsi erba-arosio in bici per lavorare, e anche il trasporto di oggetti voluminosi in bicicletta: poi gli anziani aggiungono “ma non c’era questo traffico”) e soprattutto si riferisce a un concetto del territorio come pura sovrastruttura rispetto a un modello di “sviluppo” [inciso: dov’è sto c**** di sviluppo, da 7 anni le statistiche e le Banche Centrali gridano alla recessione, allora mi vien da dire “sviluppo ‘na fava! siamo consapevoli che stiamo grattando il fondo e smettiamola con la propaganda] un modello di sviluppo, dicevo, che è velocità, spostamenti, week-end lunghi e strade veloci, o non è. Poi la statale 36 e ancor più la statale di sondrio si percorre a 40 all’ora, con fermate frequenti. E con gas.
Allora il “buon pianificatore territoriale” che ti fa? una sopraelevata, flussi enormi, velocità! agli svincoli: cioè quando rimettono i piedi per terra e tornano tra la gente, di nuovo code, intasamenti infiniti… e taccio delle violazioni al territorio, che ovviamente non è un accessorio ma la vera infrastruttura sulla quale tutti, buoni e cattivi, camminiamo e dalla cui salute (ricordo val di stava) dipende in senso proprio la nostra vita. QUESTO è il punto, la bicicletta se non riesco a pedalare la spingo a mano, le massaie a milano vanno al mercato in bicicletta per appenderci le borse!
condivido le titubanze di Scudo legate alla morfologia della nostra città..
ma questo non deve corrispondere ad un ostacolo.
anzi, si dovrebbe riflettere sulla necessità di potenziare il servizio di trasporto pubblico, sull’allargamento delle zone a traffico limitato, sull’incentivare il car-sharing e il chiudere le zone adibite a parcheggi nel centro città.
qui ci starebbe bene una bella intervista all’ass. Virginia Tentori.
io sono convinto che sia solo un ostacolo culturale….nel 2008 fanno biciclette abbastanza leggere e con i rapporti…quindi le salite sono fattibili dai!
…il nocciolo della questione è prima di tutto mettere nella testa delle persone (noi compresi) che LA BICICLETTA E’ UN MEZZO DI TRASPORTO!
se la bicicletta viene vista come un attrezzo sportivo quindi come uno sci,un pallone o una racchetta da tennis il concetto resterà sempre vago e secondario.
la bicicletta è un mezzo di trasporto economico,agile,ecologico e libero di circolare ovunque.
per iniziare questa rivoluzione dei trasporti abbiamo bisogno però anche il supporto delle autorità!
NON NE POSSIAMO + DI MACCHINE E TV!
Sono fattibili, dài!
Facciamo pure i conti con l’età media dei deambulanti; ma consideriamo anche che “le code della gaussiana” sono quelli che avrebbero più voglia (o tempo, semplicemente) di usare la bicicletta, ma che sono i più disincentivati: se piccini, perchè è pericoloso pedalare in strada; se anziani, perchè oltre che pericoloso è faticoso…
Eppure penso che il problema non sia a questo livello.
Penso (come te, del resto, gigi – da un osservatorio diverso) che la questione sia politica, nel senso che la politica è NECESSARIAMENTE connessa agli affari (non parlo di mafia, parlo di finanziamenti statali e europei!!) mentre la scelta ciclistica è “banalmente” poco costosa, alla portata di tutti, silenziosa e individuale. Come vedi, queste quattro qualità sono letteralmente ANTITETICHE alle logiche, per esempio, della propaganda elettorale prossima ventura! Parlando alla Emilio Fede, non buca il video, anzi si propone programmaticamente proprio il CONTRARIO.
Sono certamente per la scelta ciclistica, che “può dare uno stato di euforia”. Penso anche necessario un progettone “elettorale”,
pensa a Erba un servizio di taxi collettivi magari elettrici a chiamata, con tre – quattro basi, una certo al bennet/zona commerciale, che a prezzo politico ti portino poco lontano da casa tua: orari definiti e passaggi frequenti, il costo della corsa a valori di mercato, suddiviso per il numero dei passeggeri. Come in Palestina.
Ci proviamo? la legge e le lobby lo consentono? mi piacerebbe scoprirlo! (il vaso di pandora.)
Come assessore provinciale ai trasporti con delega alle ciclabili ho lavorato lo scorso anno ad un progetto di bici in affitto nel territorio meratese, visto che su Lecco città non ho competenze. Insieme a Sandro MAgni e altri siamo andati a Parma a vedere come funziona il sistema bici in affitto, ho predisposto un progetto con stalli per bici a Merate, Paderno e Cernusco in corrispondenza delle stazion ferroviarie, dell’ospedale e del centro città. Costo circa 100.000 euro. Poi ho iniziato il confronto con i comuni, ho chiesto una compartecipazione economica e l’impegno alla gestione del sistema. In un primo momento sembrava ci fosse interesse, poi uno alla volta si sono sfilati, non hanno creduto alla bontà del progetto: troppo costoso e poco funzionale secondo le amministrazioni, preferirebbero depositi bici coperti e custoditi alle due stazioni. Così ho riposto il progetto e non ho messo nel bilancio 2008 i 100.000 euro. Peccato.
In prospettiva penso che il comune ideale per una bici in affitto è Lecco, tanti centri attrattori in cui dislocare gli stalli, ci sarebbe un bell’utiizzo. So che l’ass. Tentori ci ha fatto un pensierino ma aspetta che i soldi arrivino dalla Regione o dal Governo. Magari potreste intervistarla! ;-)
Anche Piffo scrive qui :-)
Cmq sia il bike sharing è davvero una figata… sapevo già di sta cosa, ma non smette mai di stupirmi quando ci penso. Farlo a Lecco secondo voi è fattibile?
fattibile si ma se la gente non lo usa, magari perchè oltre mezza città è in salita rispetto al centro, la proposta diventa inutile…. andrebbe valutata bene
ma per circolare in zona lungolago – meridiana – ospedale – vialturati dove le vedete queste salite degne della peggiore tappa alpina del giro d’italia?
una citybike dal peso contenuto, 2 corone davanti e 5 dietro ti muovi dappertutto…
chiaro,se hai problemi cardiaci o sei superanziano posso capire…ma per il resto no.
mi rifiuto di pensare che un individuo dai 7 anni ai 70 non riesca a spostarsi in bicicletta per Lecco!
e anche se così fosse…sarebbe comunque da fare,chissà che un pò di attività fisica faccia risparmiare un pò di soldini per l’assistenza medica futura.
Gg
Confermo che l’Assessore Provinciale Fumagalli ci ha proposto l’iniziativa. Come vicesindaco di Cernusco Lombardone sono stato tra coloro che sono stati dubbiosi, preferendo in prima fase la realizzazione di depositi custoditi e coperti: attualmente chi va in bici in stazione or della sera rischia di trovare la bici mancante delle ruote o della sella o del telaio o del manubrio… Credo che tanta gente vorrebbe andare in bicicletta in stazione, anche senza stalli di bike sharing, ma non lo fa solo perchè manca il deposito. E’ l’obiettivo primario, come stiamo potenziando le piste ciclabili che portano in stazione.
La proposta – nel pezzo che ho scritto – mi sembra abbastanza articolata. Trovo semplicistico dire :”Eh ma Lecco è in salita”.
Io non lo trovo troppo semplicistico, perchè è un punto cruciale.
Un progetto simile lo vedo perfetto per città come Milano, totalmente pianeggianti, per cui se la mattina voglio andare al lavoro in bici lo faccio e non devo arrivare sul posto sudato e giuro che se abitassi a Milano mi piacerebbe tantissimo farlo.
Anche con il cambio più leggero una salita è sempre una salita e serve essere un minimo allenato con le pendenze di Lecco e dintorni, se si va ad un appuntamento (perchè altrimenti o sono a casa o sono al lavoro), arrivare già stanco è impensabile. Da ragazzino me ne son fatte di pedalate e non son tutte rose e fiori.
A Lecco un discorso del genere a mio avviso sarebbe fattibile solo se si creassero piste ciclabili nel lungo lago (non parlo solo della città di Lecco) per cercare di sfruttare più il lato turistico dell’iniziativa che non quello quotidiano, ma a questo punto l’investimento penso sia altro che 100.000 €