Vivere di paura
Alcuni sondaggi la danno al 13%. Altri intorno all’8. Altri ancora vicina al 10%. Un elettore italiano su dieci (più o meno) vota la Lega Nord.
Tutto questo significa che, specialmente da noi, in Lombardia, ad ogni piè sospinto si ha l’opportunità di confrontarsi con un seguace di Bossi.
Bene. L’unico modo per cercare di arginare questa emorragia democratica – rappresentata dal razzismo zotico dei leader leghisti – è informare e spronare le persone. Proprio coloro che credono ciecamente alle panzane dei ducetti.
Sabato sera, insieme all’amico Daniele, sono andato a trovare Roberto Calderoli. L’occasione era la festa della Lega ad Alzano Lombardo, poco dopo Bergamo. Interpellare, carte alla mano, il potente di turno dovrebbe esser pratica abituale in un Paese maturo e democratico. In Italia, invece, non è permesso. O meglio, è permesso ma non è previsto. I ruoli si invertono. Il cittadino indipendente che s’informa, che si prende in prima persona la responsabilità di chiamare in causa il politico, diviene “molestatore” e “provocatore”. Il ladruncolo è trattato da vittima. Se il dito indica la Luna, i militanti lo spezzano.
Poco importa quindi che il potente (tutelato) si sia pigliato danari da banchieri che raschiavano soldi sin dai conti correnti dei morti. Che scalavano altre banche con l’appoggio dei tanto detestati “parrucconi di Roma ladrona”. Le idee di Calderoli avevano un prezzo. Ed il prezzo lo stabiliva Fiorani.
I risparmiatori leghisti venivano lasciati in pasto a speculatori della peggior risma.
Al dibattito però, guidato da due giornalisti prossimi a diventar stuoini, certe cose non sono state toccate. Ci s’è dilettati a parlare di donne, sesso, terroni e bestie in giardino.
In questo video potrete trovare un piccolo “resoconto” dell’incontro con il Ministro.
Duccio Facchini
Ciao ragazzi! Ho visto il video e non mi meraviglio! la lega non esiste più,è solo una sede distaccata e più razzista,della Pdl
Se penso alle leggi approvate in parlemento in questi mesi, ricordo solo che per molto meno,nel 94 ,aveva mandato zampe all’aria il governo!
Un’altro esempio è Bodega,sentendolo parlare in senato,non capisco veramente come possano avere il coraggio di parlare di ideali!
vabbè!come si dice!
Chi va a Rome prende poltrona! e a quel paese tutti gli altri!
A presto
5′ 20”
“Tu sei una persona che cerca di fare un filmato..attraver…facendomi una domanda come cittadino non sei un cittadino devi far una domanda” NO COMMENT
Grandissimi. Questo e’ per dirvi che per un Calderoli che vi insulta c’e’ un cittadino, io, che vi e’ piu’ vicino che mai. Grazie per quello che fate – e’ null’altro che la migliore interpretazione dei principi contenuti nella Costituzione. Mi vergogno solo a pensare di essere connazionale di un assassino come Calderoli. Si’ perche’ non c’e’ nessun altro modo per definire un miserabile che per la sua idiozia di mostrare una maglietta razzista causa decine di morti. Vergogna infinita vergogna.
Un abbraccio forte.
Come al solito, la prima volta che provo a vedere i video che caricate, il mio caro pc me lo impedisce…
Il fatto PESANTE è riassunto dal titolo: “vivere di paura”. Siamo nel Paese del “giro di vite”, quando c’è un’emergenza. La si reprime con misure drastiche, che quando va bene durano poche settimane. Contentini al gregge. Lo Stato delle continue emergenze, reali o no che siano. Come gli USA, ormai…
hai sempre un coraggio da leone!!! da ammirare!!!
io riguardo al crack borra ricordo di aver acquistato alcune cose a pavia, e nella mia vita di nn ho mai visto nulla di simile…all’asta fallimentare c’erano anche elicotteri missili-alcuni ancora armati- caccia militari…le camice verdi dopo aver assaltato il campanile di san marco volevano prendere roma??? :-D
(non mi dilungo sul video in sè, sufficientemente agghiacciante ma per qualche verso “aspettato” nelle reazioni… sarà che sono troppo vecchio, o disilluso, o tutt’e due. Però ammetto che mi ha fatto venire in mente, sotto il profilo del metodo, il “satyagraha” come raccontato e praticato da giuseppe giovanni lanza del vasto…mah! che Bertinotti avesse ragione a svoltare verso la non-violenza!!??)
vorrei scrivere a Zic se non abbia mai pensato di aggiornare il suo PC con qualche distribuzione Linux, in realtà ne ho una sottomano che è veramente buffa, non devi neppure modificare la macchina perchè agisce dentro una chiavetta per esempio come la mia di prova, di quattro anni e 256 Mb. Poi fai uno spegnimento, togli la chiavetta, e la tua macchina neppure se n’è accorta… sono (quasi) certo che riesci a vedere i clip che vuoi – e magari anche a farne qualcuno…
A questo punto non capisco più se sto pensando a satyagraha o a… acuna matata.
p.s. dei commenti vorrei sottolineare e controbattere che la lega esiste, è uno degli aspetti del razzismo, si sposa esattamente con le altre figure della destra ivi compresi i vari squadrismi… è come al supermercato: saponetta neutra, al gelsomino, al bergamotto, al profumo maschio: ma tutte camay.
Per Acido Bangher: la risposta è uno scontatissimo “no” :-)
propongo una colletta per comprare una scorta a Duccio…almeno un armatura…un caschetto…?
purtroppo ho la sensazione che se anche Calderoli avesse detto” si ho rubato un sacco di soldi”, quasi nessuno se ne sarebbe scandalizzato(fra i suoi fans leghisti), perchè la Lega fornisce comodi capri espiatori a dei cittadini che non riescono proprio a trovare una spiegazione allo stato attuale delle cose: quindi che problema volete sia qualche soldino sgraffignato qua e la,quando c’ è il marocchino che mi stupra la nipote, quando devo lavorare anche per i terroni che stanno tutto il giorno al bar con i miei soldi ecc ecc…tant’ è che probabilmente anche qualcuno fra coloro che ha perso i propri risparmi avrà votato lega…”perchè ha a cuore i veri problemi della gente”. Questo “Leghismo” è frutto di istituzioni che da decenni ormai non danno più risposte ai cittadini, troppo impegnate a scornarsi per i loro affari e la lega furbescamente ne ha approfittato piazzando a destra e a manca i suoi specchietti per le allodole, agendo nella connivenza (quantomeno morale) di tutti i gruppi politici, anche quelli che ora sbattono la testa sul muro chiedendosi PERCHE’?????….essi, perchè?
Bravo Bigio, ottima analisi della situazione :-)
Il Leghismo non è un fenomeno politico, bensì sociologico.
E il riemergere dell’uomo delle caverne nella società post-moderna
Per una volta sorrido alla Giovane Destra Lecco :-) Ci stava, ci stava!
Si, l’analisi è abbastanza concisa e magari un pelo troppo generica…
Ma direi che per quanto riguarda la direzione del partito Giovane Destra Lecco l’ha azzeccata in pieno!
Un articolo interessante su un tema caro alla Lega: la devolution. Vediamo come è stata affrontata in modo, pare, serio in Scozia
Pontida vista da Edimburgo di Marco Simoni
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=78753
Alex Salmond è il primo ministro scozzese, un politico energico e carismatico che guida un governo di minoranza ed un partito che continua ad avere nel suo programma l’indizione di un referendum per l’indipendenza della Scozia. In questi giorni a Edimburgo, teatro di uno degli esempi recenti maggiormente citati di devolution, si tiene la più grande conferenza mai organizzata dalla associazione universitaria di studi europei (Uaces), e il primo ministro ha tenuto un orgoglioso discorso di benvenuto alle centinaia di docenti universitari giunti da tutto il mondo (con una eccezione: neanche un docente da università italiane nella lista dei partecipanti, il nostro governo, che ha ridotto al lumicino le risorse per la ricerca, potrebbe forse essere sensibile almeno al rischio della “brutta figura”).
La Scozia dal 1999 ha un suo parlamento ed un suo governo, con poteri superiori a quelli delle nostre regioni, in temi come la sanità, l’educazione, la polizia, l’ambiente. Le università, di altissima qualità (il principe William ha studiato a St. Andrews, appena più a nord di Edimburgo), erano completamente gratuite per gli studenti scozzesi a seguito di una decisione del parlamento di Edimburgo; ora le rette vanno pagate a rate dopo essersi laureati ed aver iniziato a lavorare. La finanziaria più recente, scritta da Salmond, prevede tra le altre cose un aumento delle risorse destinate alla assistenza sanitaria di base, in particolare nelle aree più povere, un aumento degli agenti di polizia, ed una diminuzione delle tasse sulle aziende dal tipico sapore conservatore.
Osservare da vicino questa devolution detta e fatta (era nel programma con il quale Blair vinse le elezioni nel 1997 e nel 1998 era già diventata operativa) porta a riflettere sulle enormi differenze con la retorica del federalismo imperante nel nostro paese da circa quindici anni, e sulle recenti proposte del governo. La Scozia ha una sua identità ed una sua storia di reame distinto da quello inglese. Costumi e tratti culturali unificano molto chiaramente un territorio vasto e lontano da Londra. Ma a parte i temi socio-culturali, che pure conservano la loro rilevanza, la differenza principale sta nel fatto che la Scozia, che ha voluto e ottenuto una ampia autonomia legislativa e impositiva, è uno dei territori più poveri del Regno Unito. Al contrario, i più ferventi sostenitori della necessità storica e delle virtù palingenetiche del federalismo in Italia sono i rappresentanti politici delle regioni ricche.
Negli scorsi mesi, a volte con inutili polemiche condite da interpretazioni dietrologiche, ci si è stupiti della propensione di una parte rilevante del Partito Democratico a tessere un dialogo con la maggioranza, e segnatamente con la Lega, al fine di arrivare ad approvare quel che viene chiamato “federalismo fiscale”, al momento ancora in forma di bozza presentata dal ministro Calderoli a ridosso di Ferragosto. Questa nuova riforma dovrebbe rendere completa la devolution di casa nostra, conferendo entrate fiscali dirette alle regioni, e condizionando trasferimenti a vantaggio delle regioni povere agli standard di efficienza delle regioni più virtuose. Una tabella pubblicata dagli esperti de lavoce.info, Giampaolo Arachi e Alberto Zanardi, mostra come le conseguenze distributive che si possono prevedere siano tutt’altro che marginali. In estrema sintesi, la nuova legge stabilisce il principio per il quale il costo unitario dei servizi deve essere uguale in tutt’Italia. La redistribuzione a favore delle regioni più povere coprirà solo questi “costi standard”, ossia i costi che sostengono per unità di prestazione le regioni maggiormente efficienti. Per dirla in maniera meno tecnica, la proposta suggerisce che un numero consistente di regioni italiane ha un livello di inefficienza nei servizi pubblici fondamentali che non va più tollerato, e pertanto le regioni più virtuose (e più ricche) devono chiudere i cordoni della borsa per costringere le regioni inefficienti a migliorare. La tabella pubblicata da lavoce.info mostra come siano due i gruppi di regioni che beneficerebbero dall’eventuale approvazione della riforma: le regioni del Nord, e le regioni della cintura rossa dell’Italia centrale ad eccezione dell’Umbria. In altre parole, sia il cuore elettorale della Lega (Lombardia e Veneto), che il cuore elettorale del PD (Toscana, Emilia Romagna, Marche – col Piemonte che fa riferimento ad entrambe le forze politiche, ed al momento è governato dal centrosinistra), avrebbero vantaggi netti in termini di risorse che anziché essere trasferite al sud, potrebbero rimanere nelle regioni d’origine. Per citare poche cifre, il Veneto e l’Emilia Romagna avrebbero rispettivamente circa 400 e 300 milioni di euro in più nelle loro casse rispetto ad oggi, mentre la Calabria e la Campania una decurtazione rispettivamente di circa 500 e 900 milioni di euro. Non serve la dietrologia per capire come mai il PD e la Lega possano trovare convergenze, basta guardare i numeri. Una strategia così radicale potrebbe anche avere successo, spingendo la classe politica meridionale a comportamenti più virtuosi, a reagire alla contrazione di risorse con un grande sforzo collettivo che migliori l’efficienza dei servizi, distribuendo le scarse risorse in base al merito e ai risultati. Come possa bastare ridurre le risorse a disposizione per migliorare i comportamenti individuali rimane tuttavia qualcosa che andrebbe spiegato. Al contrario, una maggiore scarsità di risorse potrebbe esacerbare il ricorso a pratiche clientelari, in una lotta per la sopravvivenza dai costi sociali molto pesanti. Ricerche recenti e ancora in corso alla London School of Economics, mostrano come la devoluzione di potere a livello locale abbia conseguenze virtuose solo in regioni relativamente ricche, mentre finisce per aumentare il peso dei rapporti clientelari, peggiorando livelli già bassi di etica pubblica e gestione della spesa, in regioni povere e con scarsa capacità amministrativa.
Credo comunque che vi siano pochi dubbi sul fatto che una contrazione così radicale di risorse pubbliche avrebbe effetti molto severi nel breve periodo. Una politica seria non dovrebbe nascondere questo dato, ma forse giustificarlo come l’amara medicina da prendere per sperare di cambiare il corso dello sviluppo del meridione. Spiegare come lo Stato debba allontanarsi (ancora di più) dai suoi territori in maggiore sofferenza sociale, nella speranza che sappiano rialzarsi da soli.
Per fare questo tuttavia, sarebbe necessaria, sia a destra che (in maniera diversa) a sinistra, una idea nazionale ed anche europea nella quale inscrivere questo progetto federalista, che parla in maniera ossessiva un linguaggio tecnico ma che, mutando sostanzialmente i principi di solidarietà economica, finisce per mutare profondamente il contratto sociale della nostra tradizione risorgimentale e repubblicana. Quale sia il posto di questa nuova Italia e di queste regioni nell’Europa del XXI secolo rimane invece una domanda senza risposta, così simile all’assenza di docenti da università italiane alla conferenza di Edimburgo di questi giorni. Al contrario, concludendo il suo discorso davanti alla platea degli europeisti, il primo ministro scozzese che sogna una Scozia indipendente ha fatto tre cose. Ha magnificato le tradizioni della sua terra “patria dell’Illuminismo”, che tanto ha contribuito al progresso europeo; ha indicato le sfide principali che vuole affrontare nel contesto globale: fare della Scozia la principale esportatrice di energia pulita; ha poi chiuso con quella retorica che funziona sempre quando è preceduta da contenuti seri, citando “l’istinto naturale” degli scozzesi di essere e sentirsi europei, perché quella europea “è la strada davanti” da percorrere tutti assieme. Mai Edimburgo sembrò così lontana da Pontida.