Scusate l’interruzione

Cittadine e cittadini lecchesi: scusate l’interruzione.
Da quel che emerge dalle indagini pare che l’Ndrangheta non rientri nell’omicidio di Francesco Poerio dello scorso venerdì 21 novembre.
Un piccolo imprenditore di trent’anni circa (come riportato da Merate On Line) di nome Michele Zito risulta ormai braccato dagli investigatori.
Mi ero sbagliato. Tornate pure a dormire. Qui la mafia non esiste. Erano tutte panzane per fare “presa nell’opinione pubblica”.

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Per l’ennesima volta: smettiamola di sottovalutare il fenomeno mafioso nel territorio.
Indipendentemente dagli esiti e dai responsi delle indagini riguardanti l’omicidio di Francesco Poerio non si deve e non si può sminuire il livello d’infiltrazione ‘ndranghetista in città. Non bisogna commettere questo sbaglio. Sbaglio che non fa che fortificare la malavita.
Come affermavo nel precedente scritto (intitolato “Il dovere di reagire”) l’ultima cosa da fare è legare indissolubilmente l’accaduto ad un’eventuale debolezza della ‘Ndrangheta. Se realmente si dovesse scoprire che il fattaccio sia dovuto ad una lite tra caratteriali non vedo perché abbassare o “regolare per difetto” il grado d’attenzione incentrato sulla malavita.
Se s’è fatto un collegamento logico tra l’omicidio e la parentela (e la relativa sfilza di dati elencati ne “L’Ndrangheta a Lecco”) della vittima è stato solo per parlare dell’Ndrangheta. Dei suoi traffici, delle sue condanne, di alcuni dei suoi nomi noti (come la famiglia Coco Trovato) e dei suoi beni confiscati e mai assegnati (come la pizzeria Wall Street). E’ lei (l’Ndrangheta) la vera osservata speciale.
Non tanto dell’uccisione del singolo quanto della distorsione della realtà economica, sociale e culturale del nostro territorio. Che riguarda tutti noi.

Francesco Poerio non è morto per ‘Ndrangheta? Come cittadino ne sono sollevato.
Questo però non scalfisce minimamente quel che rappresenta a Lecco la malavita d’origine calabrese.

Chi lo dovesse credere o (peggio ancora) far credere commetterebbe un errore. Più o meno colposo.

Duccio Facchini

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