Colpo di grazia alla scuola pubblica
Ancora un minuto per parlare di scuola. Brevemente.
Dopo il sì della Camera, venerdì 9 gennaio è stato approvato il disegno di legge 1966 di conversione del decreto legge n.180 del 10 novembre 2008 con 281 voti favorevoli, 196 contrari e 28 astenuti. Il decreto legge 180, in modifica alla 133, è quello che aveva sollevato l’onda studentesca. Non ci sono modifiche sostanziali nel testo convertito: blocco del turn over, finanziamenti differenziati in favore degli “atenei virtuosi”, smantellamento della ricerca già precaria e sotto finanziata. Tutto confermato. Il governo ha anche posto la fiducia chiudendo le porte al dibattito parlamentare e impedendo il voto sugli emendamenti al testo approvato dal senato. La motivazione di questa scelta è che l’ingorgo decretizio rende impossibile attendere i tempi di una discussione in aula. Detto con parole semplici: siccome ci sono troppi decreti (che vengono decisi dal governo), il governo non può rispettare le lungaggini del Parlamento nella loro conversione. E per “lungaggini” si intende esame di commissione, relazione all’assemblea, discussione in assemblea, voto. Queste inutili, superflue nonché fastidiose lungaggini sono state sostituite da un solo voto dell’assemblea su un testo bloccato, preceduto dalle dichiarazioni di voto dei capogruppo parlamentari.
Tutto ciò sui giornali potreste anche trovarlo, ma non in prima pagina. In questi giorni ci sono cose ben più importanti di cui parlare: Alfano e Why Not, il Vaticano e Israele, Obama e l’economia da rilanciare, Bossi e Berlusconi che discutono su Malpensa. E la cosa più disarmante è che la conversione in legge, che rende definitivo quel che prima era precario e provvisorio, non ha sollevato nessun’onda. Gli studenti non sono ancora rientrati dalle vacanze natalizie o sono presi dallo studio per la vicina sessione d’esame o sono stanchi. Io personalmente sono stanca. Stanca di impegnarmi per difendere la scuola pubblica, l’istruzione, quindi una cosa che dovrebbe essere di primaria importanza per un governo, dal governo stesso. Sono stanca di scendere in piazza in mezzo al disinteresse e alla cecità. Sono stanca di lottare per il diritto allo studio e sentirmi dire che lo faccio solo perché “non avete voglia di studiare”. Nella città dove frequento l’Università, alla prima manifestazione c’erano seimila studenti. All’ultima assemblea studentesca organizzata pochi giorni fa per discutere dei prossimi passi del movimento “no133” eravamo in cinque. Quando si è saldi nelle proprie convinzioni e decisi ad andare avanti, il “nemico” non fa paura, anche se è al governo. Quando però oltre al “nemico” si deve combattere il disinteresse della popolazione e la disillusione dei propri compagni, la convinzione, a volte, non è più sufficiente.
Nell’ultimo articolo su quest’argomento scrivevo “mai tornare indietro”. Ora mi chiedo se ne valga davvero la pena.
Laura Isacco
Credo che la sconfitta sta nella rinuncia, tu ci hai provato(difficile stabilire se con successo o no) ed è questo quelloc he conta.
Quelli che non ci provano sono i veri sconfitti!
Con il tuo impegno hai aiutato in primis te stessa, hai poi smosso pensieri, emozioni…voglia di conoscere ed impegnarsi…
Dici poco?!?
questo tipo di leggi, dunque questo di tipo di relatà che comprende un educazione ed un istruzione strumentalizzate e asservite al produrre/consumare , non sono altro che il prodotto dell istruzione di chi ha fatto queste leggi. Anche se non fosse passato questo decreto, sarebbe stata questione di tempo perchè i risultati fossero i medesimi.Va cambiato ciò che si insegna e come lo si insegna, è ilo momento di chiedersi che scuola si vuole per quale futuro, di chiedersi se davvero questa crisi economica non dipenda strettamente dalla crisi della macchina dell’ istruzione/educazione che sta producendo individui programmati all’ obbedienza e finalizzati al consumare e produrre.è la banalità del male.
Pure io sono rimasto scornato da questa notizia… Mesi e mesi di ritrovi, proposte, passione così cancellate con un colpo di spugna e un trafiletto a pagina 24 dei quotidiani. Come se non fosse più una cosa che conta, che fa audience.
Però ne vale la pena. Ci hanno pigliato per il culo fino ad adesso dicendo che si posticipava e altre cose così. Balle.
Qui bisognerebbe incazzarsi il doppio di prima. Solo che ora abbiamo gli esami, siamo tornati dalle vacanze, hanno proprio scelto il momento più propizio.
Incazziamoci. A Lecco, se tutto va bene, la mobilitazione continua.
“Qui bisognerebbe incazzarsi il doppio di prima. Solo che ora abbiamo gli esami, siamo tornati dalle vacanze, hanno proprio scelto il momento più propizio.”
Bravo. (hai capito bravo)
mi sa che fanno sempre così. Provocano. Monta la protesta. Poi il tempo scorre, la gente normale ha le incombenze normali. La lotta decresce. Loro ripropongono le stesse logiche, anzi appena appena peggiorate.
E’ successo con alitalia; è successo con il contratto dell’Impiego Pubblico; è successo. Succederà ancora.
Al di là (o al di qua) dei contenuti, è il metodo! che disorienta. Il metodo non democratico anzi manipolatorio che taglia la discussione, impedisce il dibattito, se ne strafrega del confronto. Tanto “abbiamo i numeri”.
Domanda provocatoria: se il parlamento rappresenta il popolo, allora perchè scaldarsi: hanno ragione. Se il parlamento non rappresenta (più?) il popolo, perchè pagare questi parlamentari? A meno che non si verifichi la terza via: il parlamento non conta più.
E’ così? vorrei sentire dei pareri. Perchè se così fosse, allora, democraticamente, resterebbe una sola via, la “via zero” che porta alle montagne.
Una sconfitta causata dall’individualismo che ormai dilaga anche noi giovani, a discapito del bene comune.
Una sconfitta abilmente orchestrata anche dai media.
Una sconfitta che però diventa ancora più amara se ad ammetterla è uno studente che getta la spugna.
Sono dispiaciuto, anche io ormai da ex ex ex ex studente avevo riposto speranze nel movimento, speravo che oltre ai giovani “alla Lucignolo” si potesse parlare di giovani che hanno ragionato, lottato e ottenuto delle vittorie per la propria scuola pubblica.
Da una parte mi dimostra che l’informazione ufficiale (tv e giornali) pilotano aspirazioni e sentimenti della gente, anche di quella “generazione internet” che dovrebbe concentrarsi sui nuovi media.
Dall’altra mi dispiace constatare che l’appassionarsi alla lotta degli studenti (la maggioranza) è stato un effimero amore estivo, non un progetto costruttivo di lungo tempo che richiede dedizione e pazienza.
Cazzo! Sono iniziati il Grande Fratello ed X-Factor!
x Bangher
Secondo me il problema del parlamento è la mancanza di ricambio (attenzione! Non solo generazionale) e responsabilità: chi sbaglia non va a casa, ma addirittura sale la piramide. Ma come possiamo sperare che taglino il ramo sul quale sono appollaiati? Chi controlla i controllori? Tieni presente che parte degli italiani (la maggioranza? la minoranza? boh!) è d’accordo con loro, in parte coscientemente in parte suggestionata ad arte.
Però per ora in montagna preferisco andarci per sciare e per funghi… La speranza è l’ultima a morire.