‘Ndrangheta: “Oversize” e il tessuto economico lecchese
Tutte le persone coinvolte e/o citate a vario titolo, anche se condannate nei primi gradi di giudizio, sono da ritenere innocenti fino a sentenza definitiva.
D.F.
Il 19 marzo di quest’anno, a Milano, il Collegio giudicante presieduto dal Giudice Paolo Salvatore, a latere Andrea Ausili e Massimiliano Magliacani, ha comminato oltre 370 anni di carcere per circa una trentina di imputati nell’ambito del procedimento derivante dall’inchiesta “Oversize”.
Da una ricerca effettuata si evince come alcuni dei condannati in primo grado nell’ambito di “Oversize” gestissero (e gestiscano ancora) una considerevole porzione del tessuto economico della provincia di Lecco.
La fonte cui ci si è rivolti è il servizio informatico Telemaco, della Camera di Commercio di Lecco.
Ecco cosa ne è uscito:
Emiliano Trovato (22 anni e 6 mesi in primo grado in “Oversize”) non compare negli archivi. La superficiale ricerca non ha quindi dato alcun frutto utile. Il figlio di Franco Trovato si trova in carcere.
Giacomo Trovato, classe ’73, condannato a 18 anni e tre mesi in “Oversize”, secondo gli archivi di Telemaco, è socio accomandante dal 2005 dell’attività O46 S.a.s di Trovato e S. & C. in via Pasubio 19 a Lecco. Ambito: ristorazione.
Il figlio di Mario (e nipote di Franco Trovato) è tutt’ora recluso in carcere.
Federico Pettinato, 44 anni, condannato a 9 anni, è socio unico della Eurocostruzioni S.r.l. sita a Galbiate in piazza Don Gnocchi 4 e titolare di alcune quote del Bingo di Stezzano. L’imprenditore è stato condannato perché ritenuto responsabile di aver reinvestito montagne di denaro sporco per conto del clan dei consanguinei di Franco Trovato.
Salvatore Caligiuri, 33 anni, di Calolziocorte, s’è beccato ben 13 anni e otto mesi di carcere. Così come Pettinato, Caligiuri è attivo nel settore dell’edilizia essendo titolare firmatario della C & G di Caligiuri Salvatore con sede legale in via Fratelli Cervi a Calolziocorte. Il giovane costruttore era pure socio accomandante dell’inattiva e poi cancellata Edilcinque di Sirianni Carmine e C. S.a.s. di Calolziocorte, in via Cavour 67.
Giuseppe Giovanni Foriglio, di 48 anni, anch’egli calolziese, risulta aver (avuto) partecipazioni nelle attività Resegone Srl e nella Prospettiva Immobiliare Srl. Foriglio. S’è visto condannare a 9 anni e quattro mesi.
Antonio Bubbo, classe ’76, imprenditore rampante di Galbiate, è titolare firmatario della BBB di Bubbo Antonio della centralissima via Cairoli 31 a Lecco. Attività: commercio al dettaglio di articoli di abbigliamento ed accessori.
Bubbo può definirsi un vero motorino dell’economia nostrana.
Infatti ha rivestito in passato cariche tra cui: titolare firmatario della Euro Edil di Galbiate (cancellata), socio amministratore della Comer Snc con Danilo Gentile (cancellata) che si occupava di commercio all’ingrosso despecializzato, socio della (cancellata) Pasticceria Pan per focaccia di Annamaria Miceli e Gianbattista Farina e socio fondatore della (cancellata) DFT di Boccardo Fabrizio Michele con sede legale in via San Rocco a Valmadrera. La DFT operava nel settore della manutenzione e riparazione di apparecchi trasmittenti radio televisivi.
Bubbo è stato condannato a 6 anni di carcere e recentemente è stato arrestato nell’operazione “Isola” incentrata più sulla zona di Cologno Monzese.
Angelo Sirianni, di 53 anni, condannato a 12 anni di carcere, è amministratore di Edil Siria Srl nata nel 2004 e sita nella nevralgica via Aspromonte 13 a Lecco. Settore: lavori generali di costruzione di edifici. Anche Sirianni è residente a Calolziocorte.
Tommaso Scalzi, classe ’69, accusato di recuperare violentemente crediti pendenti, è stato condannato a 11 anni e otto mesi. Anche Scalzi è imprenditore edile: la sua Scalzi Tommaso sita a Verona in via Pennazzi lo vede infatti titolare firmatario.
Giovanni Rizzuti, 35enne di Petronà (Cz), ha un concessionario in Calabria – appunto a Petronà – dal nome Euro Car in via Vaccari (titolare firmatario) e coltiva la passione per il gelato. A Mandello (Lecco) è infatti socio amministratore del Bar Bellavista nella strada per Maggiana 9/B.
Rizzuti è stato condannato a 13 anni di carcere.
Vito Moro, nativo di Ostuni e classe 1965, ha collezionato 13 anni e tre mesi di carcere. Anche lui ha il vizio della ristorazione: la Vipa Srl sita a Calolziocorte in via SS Cosma e Damiano 52 lo vede amministratore unico. Ristoratore sì ma anche immobiliarista nel milanese. Amministratore unico anche della C.P. Immobiliare Srl in via Pastorelli Giovanni 10 a Milano. Anche il ristorante La Perla di Valmadrera ha conosciuto il suo passaggio: ne è stato socio accomandante sino al 2003 prima di cedere la carica.
Giuseppe Mazzei, ricorso al rito abbreviato e condannato a 9 anni di carcere, classe 1974 e nativo di Cerva (Cz), risiede a Lecco ed è titolare firmatario della M. T. Trans di via Malpensata 5 a Lecco. La M. T. è specializzata nel trasporto di merci su strada sin dal 2003.
Massimiliano Costa, residente a Calolziocorte, è stato condannato a 9 anni e dieci mesi. Il 33enne è pure lui imprenditore: titolare firmatario dell’impresa individuale della Costa Massimiliano attiva in lavori generali di costruzione di edifici.
Vincenzo Falzetta, coinvolto anche nell’inchiesta “Soprano” del 2006, classe ’61 e originario di Marcedusa (Cz), è stato condannato a 12 anni e sei mesi. Residente a Bollate (Mi), “Banana” (come era soprannominato) è stato amministratore unico e poi liquidatore della Dueffe Srl (completamento di edifici) con sede a Milano in via Egadi 7. Inoltre Falzetta è socio unico (ex amministratore unico) della Sidam Srl: inattiva e in stato di liquidazione. Infine risulta esser stato amministratore unico della Nico Srl dedita alla ristorazione con somministrazione; anche quest’ultima a Milano in via San Vittore 40.
Giuseppe Gigliotti, condannato a 5 anni di carcere, classe ’55 è residente a Galbiate in via Cavour 26. Gigliotti è socio dell’inattiva Impresa Edile di Gigliotti G. & Folisi G. in liquidazione sita ad Asso (Co) in via A. De Gasperi 2. Inoltre è amministratore unico della Liguria 2000 (cooperativa) attiva nel campo dei lavori generali di costruzione di edifici a Borghetto Santo Spirito (Sv) in Piazza Libertà 5. Ma c’è di più: Gigliotti è stato amministratore e socio della Edil G.F. Snc di sé medesimo e Ferro Gregorio in via Rivierasca 358 a Calusco d’Adda (Bg). Nata nel 2006, poco meno di un anno dopo, la Edil G.F. Snc – lavori di completamento di edifici – venne presto cancellata.
Poi ancora: Impresa Edile Valentina, cancellata come sopra e dedita anch’essa a lavori generali di costruzione di edifici. Gigliotti ne è stato il titolare. Ancora: Gigliotti Giuseppe, impresa individuale nel solito ambito, cancellata nel ’06 con Gigliotti titolare firmatario dal 2000. E poi di nuovo: Edil G.F. Snc di Gigliotti e di quel Ferro Gregorio incontrato poco sopra. La sede questa volta è a Galbiate (Lc) in via Cavour 26: lavori di completamento di edifici. Gigliotti ne è stato socio lavorante e socio amministratore. L’impresa è nata e poi è stata cancellata nel giro di cinque mesi (gennaio ’06 – giugno ’06). Infine: Joker di Miceli A. e L. Snc. Gigliotti ne è stato socio amministratore. Nel giro di pochi mesi abbandonò la carica.
Questi solo alcuni dei nomi emersi dalle carte processuali riportate da alcune testate locali. Molti altri non risultano all’interno del ricco archivio della Camera di Commercio di Lecco vuoi perché non titolari di alcuna attività o vuoi perché più furbi (Emiliano Trovato ad esempio).
Mancano all’appello Filippo Bubbo, Rodolfo Bubba, Giuseppe Elia, Pierino Marchio, Marco Malugani, Carmine Sirianni, Armando Le Rose e molti altri ancora.
Quel che emerge dalla ricerca fatta sottolinea ed evidenzia quanto infondato e ottuso sia il teorema che a Lecco l’economia sia sana e che la ‘Ndrangheta agisca su chissà quali livelli d’investimento. I settori che fan gola alla mafia sono diversi: ristorazione, imprenditoria, vendita al dettaglio di merci d’abbigliamento, movimento terra, immobiliari e via dicendo.
Una persona è innocente fino al terzo grado di giudizio, tutti d’accordo. Forse però non è sempre il caso di attendere il timbro della Cassazione per smetterla di frequentare, alimentare, foraggiare, arricchire determinate attività economiche ed i loro titolari.
Duccio Facchini
Veramente preoccupanet ed anche parzialmente sconosciuta l’infiltrazione della ndrangheta a Lecco e provincia.
Bene ha fatto Duccio a rimarcare la questione cercando di evitare che sulla faccenda scenda la solita cappa di silenzio perbenista.
Vorrei che anche i candidati alla presidenza della provincia trovassero il tempo per parlarne.
Giancarlo Villa