La politica fatta dai pregiudicati

“Non è accettabile che la politica sia fatta da un pregiudicato, che una città sia guidata da chi è stato condannato”. Sul Giornale di Lecco di questo lunedì è affidata a Ennio Fumagalli (segretario provinciale della Lega Nord) la stoccata sinora più pesante ai danni del cervello occulto del “golpe” in Comune: Bruno Colombo, ex coordinatore provinciale di Forza Italia e braccio destro del ministro Brambilla. L’accusa: i pregiudicati non possono fare politica, specialmente chi “è un pregiudicato condannato per concussione, truffa e corruzione” in via definitiva.
Tralasciando per il momento la stoffa politica, penale e morale di Bruno Colombo, mi si permettano un paio di appunti al redivivo senso critico manifestato da Fumagalli.

Il metodo: i tempi.
Primo appunto: da quanto tempo Bruno Colombo è noto alle cronache giudiziarie? Almeno dai primi anni ’90, inizio di Tangentopoli, quando scoppiò il caso della truffa dei “pannelli solari d’oro“. Allora Colombo era sindaco socialista (proprio così!) di Ballabio. Per non parlare delle ombre riguardanti la “lario connection” dei rifiuti, sempre di quel periodo.
Seconda domanda: da quanto tempo Lega Nord e Forza Italia (ora Popolo della Libertà) governano a braccetto nella città di Lecco e in provincia? Il curriculum di Bruno Colombo non era noto all’elite legalista al comando del Carroccio lecchese prima di lunedì 9 novembre 2009?

Il merito: la coerenza e la credibilità.
Fumagalli, con il suo accorato appello alla politica dalle mani pulite, ha intrapreso un terreno scivoloso. Il partito di cui fa parte, infatti, è l’ultimo a potersi riempire la bocca del motto “no ai pregiudicati in politica”. Ci si potrebbe infatti ricordare dell’alleanza Lega Nord-Pdl al Governo. Un partito come la Lega che sostiene Silvio Berlusconi concorrendo alla sua continua impunità stabilita per legge in barba ai lamenti etici di Fumagalli (vedi Lodo Alfano). Si potrebbe poi fare memoria delle leggi vergogna (ad personam) firmate dal leghista Roberto Castelli quand’era titolare del ministero di Largo Arenula.
Preferisco invece citare per nome e cognome le contraddizioni della fasulla indignazione di Fumagalli, il quale fa propria una battaglia giusta distorcendola ad arte con la sua ipocrisia elettorale.

Umberto Bossi, intoccabile e inarrivabile leader dei padani: condannato in via definitiva per i 200 milioni di finanziamento illecito intascati dalla maxitangente Enimont e condannato in via definitiva per istigazione a delinquere e oltraggio alla bandiera. E’ un pregiudicato: Fumagalli, che facciamo?
Roberto Maroni, l’alfiere del leghismo al Viminale: condannato in via definitiva a 4 mesi e 20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale. Il fautore delle ronde azzannò nel ’96 la caviglia di un poliziotto che si accingeva a perquisire la sede della Lega Nord in via Bellerio a Milano.
Mario Borghezio, il nazi-fascista spacciato come folklore: condannato in via definitiva a 2 mesi e 20 giorni per incendio aggravato. Nel luglio del 2000 pensò bene di dar fuoco all’accampamento di migranti romeni che si trovavano sotto un ponte a Torino.
Giancarlo Gentilini, ras omofobo e razzista prosindaco di Treviso: condannato per istigazione al razzismo. Celebri le sue invocazioni alla “pulizia etnica” contro gli omosessuali e i campi nomadi.
Flavio Tosi, altro prodotto della propaganda razzista nonché sindaco di Verona: condannato in via definitiva nel luglio di quest’anno per “propaganda razzista”.

Ennio Fumagalli, oltreché sbadato, è pure poco astuto. Dopo il capitombolo di Antonella Faggi e della sua maggioranza, il Nostro (cit!) ha riunito il partito per un chiarimento. C’erano anche Giancarlo Giorgetti e Roberto Castelli. Due esponenti leghisti che con la moralità di cui si fa megafono Fumagalli han poco da spartire.
Il primo è noto per essere il tesoriere del partito nonché uomo assai influente al fianco di Bossi. Giorgetti, sebbene non si ritrovi una condanna sul groppone dal momento che se l’è data a gambe nel momento opportuno, è lo stesso che negli anni del crack della banchetta leghista “Credieuronord” (nata nel 2000 e fallita poco dopo imbrogliando centinaia di risparmiatori) spacciava, nel 2005, Giampiero Fiorani e la banda criminale di Banca Popolare di Lodi come “capitani coraggiosi” osteggiati dalla finanza rossa. Semplicemente perché Fiorani, rilevando, dividendo e spolpando la banca del Carroccio, aveva salvato dall’inchiesta per bancarotta i leader leghisti. Ed è lo stesso Giorgetti che, nei mesi in cui s’era scoperto che Antonio Fazio, allora capo della Banca d’Italia, aveva appoggiato (omettendo controlli adeguati) la scalata illegale e furfantesca dell’amico Fiorani, si stracciava le vesti nel difendere quel banchiere tanto caro al Vaticano. E poi ancora: è lo stesso Giorgetti che nel 2005, come tutta la Lega, cambiava radicalmente posizione sulla Legge sul risparmio allineandosi alla propaganda dei sostenitori di Fiorani e di Fazio.
Stupisce poi che Fumagalli dispensi ritardatarie lezioni di moralità quando invece non fa che prendere ordini da un più volte salvato dalla “casta” nonché dissipatore di denaro pubblico come Roberto Castelli, vice ministro alle Infrastrutture.
Brevemente: quando era ministro di Grazia e Giustizia, Castelli si distinse per consulenze facili e progetti faraonici senza futuro. Per il primo dei due filoni che son finiti sotto la lente della Corte dei Conti è stato condannato a risarcire lo Stato di trentamila euro per aver affidato alla società (di amici suoi) “Global Brain” il compito di valutare l’efficienza della magistratura italiana. Peccato che la decisione del ministero è stata ritenuta “irrazionale, illegittima ed illecita” e quindi dannosa per le casse dello Stato. La parte penale della vicenda s’è impantanata in Parlamento grazie al salvataggio (nel 2007) da parte del Senato che ha negato l’autorizzazione a procedere. Fosse capitato ad un socialista nel ’92 i leghisti avrebbero sventolato cappi e forconi.
D’altronde Castelli, secondo gli amici parlamentari che l’hanno salvato anche quest’anno per la supposta diffamazione ai danni di Oliviero Diliberto, ha sempre agito nel nome di un “preminente interesse pubblico”.

“Non è accettabile che la politica sia fatta da un pregiudicato, che una città sia guidata da chi è stato condannato”. Grazie Fumagalli: aspettiamo i fatti. Da una ventina d’anni.

Duccio Facchini

4 pensieri riguardo “La politica fatta dai pregiudicati

  • 11 Novembre 2009 in 13:58
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    Il dramma, lo detto, ridetto, ripetuto cento, mille volte, è che non c’è alternativa a questa gente! Non ce n’è!
    L’altro schieramente, per favore, lasciamolo perdere.

  • 12 Novembre 2009 in 01:48
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    Ero già a conoscenza di questi fatti, ma due cose mi sorprendono sempre: come “la casta” sia presente anche a livello locale e come i veri giornalisti siano poco avvezzi all’esercizio della memoria quando riportano certe dichiarazioni

  • 12 Novembre 2009 in 14:25
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    Sul mio blog da qualche mese ho lanciato un’iniziativa contro i condannati al Parlamento Europeo. Se Qui Lecco Libera condivide che ne dite direste di pubblicare il logo dell’iniziativa sul vostro blog?
    Grazie
    Andrea

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