L’Altra Via: l’impronta ecologica

L’impronta ecologica è un indicatore ideato nel 1990 da William Rees e Mathis Wackernagel e continuamente perfezionato.

L’impronta è utilizzata per correlare lo stile di vita ed i consumi di una popolazione con “la quantità di natura” che serve per sostenerli a tempo indeterminato. Questa “quantità di natura” – espressa in ettari di territorio pro capite – comprende sia le risorse naturali necessarie per mantenere quel tipo di vita e di consumi (es. campi per produrre grano, alberi per la carta, spazio per il costruito ecc.), sia gli spazi ambientali necessari per smaltire i rifiuti generati (es. ettari di foreste per assorbire l’anidride carbonica prodotta dalle auto); in pratica l’impronta rappresenta “il peso” (espresso in ettari) che ogni popolazione ha sull’ambiente.E’ molto interessante confrontare l’impronta con la “produttività pro capite” o “biocapacità” del territorio abitato dalla popolazione presa in esame. Dal punto di vista dell’equilibrio ecologico se l’ impronta è minore della biocapacità tutto va bene, se è maggiore c’è da preoccuparsi perché significa che la popolazione esaminata preleva risorse dai territori esterni ai suoi confini. E’ interessante notare che il benessere non corrisponde necessariamente al valore definito dall’impronta di una popolazione: un americano, un olandese o un italiano, infatti hanno raggiunto un livello di benessere paragonabile, ma ottengono valori comunque dissimili nell’”impronta”. Questo fa pensare che si possa operare per ridurre l’impronta di una popolazione senza diminuirne il grado di benessere.

I sistemi e le tecnologie per rispettare i valori di equità ecologica sono molteplici: vanno dal risparmio energetico alla condivisione dei mezzi di mobilità (ad esempio, con il car sharing), dal consumo di alimenti prodotti locali, alla produzione di prodotti riparabili, senza i costi dell’”usa e getta”.

L’impronta ecologica é quindi un indicatore molto utile per far cogliere ai cittadini e ai decisori politici – in maniera rigorosa, ma facilmente intuibile – la relazione tra lo stile di vita di una popolazione e la “quantità di natura” necessaria per sostenerlo.

Si può quindi ridurre l’impronta di una popolazione senza diminuirne il grado di benessere.E’ necessario anche per la città di Lecco quindi conoscere e monitorare questo valore per addirittura aumentarne il benessere e la qualità della vita e del territorio, anche in termini economici, diminuendo verosimilmente nel contempo oltre gli sprechi anche le malattie. Questo permette di scegliere come e dove andare con oculatezza per un’amministrazione seria al passo ed al servizio dei cittadini.

L’Altra Viaaltravialecco@gmail.com

Un pensiero su “L’Altra Via: l’impronta ecologica

  • 17 Febbraio 2010 in 09:45
    Permalink

    Invito tutti ad utilizzare questo calcolatore del peso della vostra impronta ecologica sul sito del WWF svizzero e a pubblicare qui il risultato: http://www.wwf.ch/de/tun/tipps_fur_den_alltag/footprint_wwf_schweiz/
    Leggete attentamente le domande e rispondete con sincerità…ho riscontrato (anche in me stesso) una tendenza a ritenere i propri comportamenti migliori di quello che poi in realtà sono…
    Se tutti adottassero il mio stile di vita ci vorrebbero 3.4 pianeti per sostenerci. E’ un risultato imbarazzante e che mi ha già fatto modificare alcuni comportamenti quotidiani…ma tra tutte le persone a cui l’ho fatto fare non ho visto risultati molto differenti!
    Buona gornata

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