Critical Mass Antimafia
Pedalando con la Memoria.
Tra tutte le metafore più o meno azzeccate che riescano a rappresentare la vita civile c’è sicuramente quella della strada.
Noi, come biciclette; cittadini del mondo ricchi di sfumature, ciascuno con il proprio rapporto, spesso in salita, a pedalare con lentezza per osservare con profondità il circostante. Biciclette troppe volte schiacciate da quello sciame impazzito, alienato e distratto, fatto di grandi automezzi grigi delle loro lamiere, drogati di un procedere stanco.
Per tutti è comune la strada. Percorso caotico, elettrico, che si porta dietro ostacoli, incidenti, morti, sopravvissuti, scorrettezze, tradimenti, sorpassi, tamponamenti, insulti e grida. Districarsi è dura, specie per le piccole biciclette, magari numerose ma silenti. Più abili nel risolvere il dedalo e perciò disprezzate dagli autori della confusione.
Ogni strada ha le proprie indicazioni. C’è chi ama i modelli che riassumono violenza, intolleranza, furbizia malevola e ipocrisia credulona. Ci sono poi le piccole biciclette, destinate a restar per sempre minoritarie, amanti cocciute di quegli impolverati, scomodi, mai periti cartelli. Sopra ad ogni cartello, che indica una via e uno spunto, ci stanno nomi, volti, parole, idee, sangue, libri. Non c’è cartello che valga più di un altro. Le piccole biciclette scelgono sempre la direzione “ostinata e contraria”. Abitudine mal digerita dai più servili.
Anche nella nostra città ci sono tante piccole anime “non morte”, affamate come sono di quel barlume di Resistenza civile che faccia d’argine contro la “putrefazione morale” dei tempi. Pedali che rivendicano spazio, armati di spirito critico e Democrazia.
Alcune di queste piccole anime a forma di bicicletta scenderanno domenica 23 maggio, dalle 10.15 in piazza Garibaldi, su quella strada comune fatta di cartelli e direzioni. Non sarà una parata autoreferenziale. Una massa critica (Critical Mass) per un appuntamento fondamentale. Quel giorno ricorreranno diciotto anni dalla strage mafiosa di Stato in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. Pochi mesi più tardi, il 19 luglio, sarà invece la volta dell’anniversario di un’altra strage, quella in cui fu ammazzato – insieme alla scorta – il giudice Paolo Borsellino.
Brutali vendette di “menti raffinatissime” che avevano terrore della battaglia di civiltà di quei due.
Due nomi, un Paese. Due volti, una strada sola. Due esempi, una piazza soltanto. Piazza “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”. Ecco ciò che chiederanno quelle biciclette domenica 23 maggio: un segno. Un simbolo. Non è liturgia: è dovere. E’ doveroso quindi che anche Lecco ricordi, finalmente, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, intitolandogli l’attuale Piazza Lega Lombarda.
Luogo in prossimità delle Istituzioni territoriali più importanti: il Comune e la Provincia. Punto di snodo per le persone che partono, restano o arrivano in città. Centro di contaminazione sociale e culturale
Una targa, seppur simbolica, non è abbastanza. Quel che occorre è il fiato per i pedali. Senza l’Impegno credibile di ciascuno, quel “fresco profumo di libertà” resterà un vicolo cieco.
Qui Lecco Libera
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