Il Coisp difende Alberto Valsecchi
Cito per esteso il nome del collega per il solo fatto che tale nome è stato ripetutamente “stuprato” in un articolo del Giorno del 15/07/2010 a firma di D.D. (io preferisco usare le iniziali di tale giornalista, al fine di non rovinarne la reputazione): si è sempre molto attenti ad usare per esteso il nome ed il cognome dei delinquenti o dei sospettati di reato; evidentemente è un’etica che si ritiene non valga per gli Operatori di Polizia, di cui si tende a dare (volentieri e per esteso) in pasto all’opinione pubblica il nome e cognome. Da questa vicenda il Sovrintendente Valsecchi, responsabile della Squadra di Polizia Giudiziaria della Sezione Polstrada di Lecco, uscirà a testa alta, in quanto uomo dalla grande perizia professionale e dirittura morale.
Un Operatore di Polizia dal quale si dovrebbe prendere esempio per la dedizione e l’impegno che ne hanno contraddistinto in questi anni l’attività lavorativa, come testimoniano le operazioni di Polizia Giudiziaria di cui è stato protagonista (in positivo) e come testimoniano i numerosi encomi ed i numerosi riconoscimenti datigli dalla Polizia di Stato”. Così Gaspare Liuzza commenta oggi l’articolo del Giorno dal titolo “Ndrangheta, dalle telefonate spunta un poliziotto”, in cui viene dipinto un quadro fosco che vedrebbe tra i soggetti coinvolti in un’indagine relativa alla criminalità organizzata il Sovrintendente Valsecchi. “Qui si sta parlando di un uomo che lavora con passione e professionalità indiscusse agli occhi dei colleghi e dei superiori: un poliziotto efficace che si è sempre dedicato con straordinario impegno personale al suo lavoro.
Eppure, anche se nessuna contestazione penalmente rilevante al momento è stata mossa nei confronti di Valsecchi (come correttamente afferma il giornalista D.D.), oggi il suo nome e cognome sono in piazza, esposti alla pubblica gogna: il tutto nonostante allo stato attuale non siano stati accertati fatti penalmente rilevanti imputabili al collega. Il Co.I.S.P. – conclude Liuzza- è indignato sulle forme e sui modi per i quali il nome del collega è balzato nella bocca dell’opinione
pubblica e si chiede come questo possa essere avvenuto, chi ha fornito informazioni alla stampa, quale ruolo extraprofessionale gli si voglia affibbiare, dal momento che lo stesso non sembra risultare sino ad ora in alcun registro degli indagati. Saremmo invece lieti che il suo nome fosse associato alla professionalità, ai tanti successi ottenuti, alla dedizione con la quale ha sempre compiuto il suo lavoro”. Con gentile preghiera di pubblicazione e diffusione.
IL SEGRETARIO GENERALE PROVINCIALE CO.I.S.P. DI LECCO DOTT. GASPARE LIUZZA
Questo è il comunicato diffuso in queste ore dal Sindacato di Polizia Coisp, sottoscritto dal Segretario Generale Gaspare Liuzza. Dal momento che, insieme a “Il Giorno”, abbiamo scritto del “Sovrintendente Valsecchi”, sentiamo il dovere di fornire una replica stringata ma decisa. Sbaglia il Coisp quando lamenta “stupri” o invoca ad alta voce la sostanziale censura dell’identità del coinvolto (non indagato). Le iniziali avrebbero sanato il pastrocchio nel quale s’è infilato Valsecchi? Inoltre, ed è la domanda di fondo: perché un “uomo dalla grande perizia professionale e dirittura morale” sente il bisogno di contrattare più o meno velatamente con un impresario come Ivano Perego la promozione presso la neonata Polizia monzese? Non è in discussione la caratura del professionista, quanto la credibilità intrinseca di chi – in cambio di “una contropartita” dicono i magistrati – spende tempo nel richiedere spintarelle attraverso il cancerogeno apporto dell'”elemento politico”. E’ probabile, e l’abbiamo scritto, che non vi sia nulla di penalmente rilevante nel pianificare promozioni a tavolino al posto che lavorare con “dedizione e impegno”; non si può però ignorare il livello di credibilità, responsabilità e trasparenza che viene prima di qualunque risvolto penale. Richiamarsi al silenzio da imporre alla stampa non ci pare una soluzione intelligente. Forse il problema sta da un’altra parte.
Qui Lecco Libera
Buona sera, ad onor del vero non sapevo che anche voi aveste pubblicato la notizia citando per esteso il nome del collega: ad ogni buon conto sono convinto che i processi “sulla pubblica piazza” in un Paese civile e democratico (come dovrebbe essere il nostro) dovrebbero essere evitati (visto che la naturale sede istituzionale dove i processi vanno celebrati sono le aule dei Tribunali: chi non ha nulla da temere non si sottrae agli accertamenti dell’autorità giudiziaria, non credete?), soprattutto quando si traducono in uno sputtanamentio mediatico lesivo della dignità professionale e personale di una persona che (fino a prova contraria) è onesta: ribadisco, pertanto, la frase relativa allo stupro mediatico che ha avuto come vittima Valsecchi.
Per quanto concrene, invece il silenzio da imporre alla stampa, ritengo che avete preso un abbaglio: in democrazia la libertà di stampa è un dirtitto assuluto che non ammette alcuna forma di affievolimento; certamente ciascun giornalista ha il dovere (voi lo saprete, senza dubbio) di non ledere la dignità e l’onore altrui (questa si, sarebbe una soluzione intelligente).
Per quanto concerne il vs. commento sui presunti rapporti tra il Valsecchi ed Ivano Perego sono sconvinto che tutto verrà chiarito nelle sedi istituzionali senza lasciare alcuna ombra (o meglio zona grigia). Mi auguro (anzi ne sono certo) che, ove si realizzasse tale ipotesi, sarete pronti a scusarvi (l’intelligenza e la deontologia professionale lo imporrebbero) con chi è stato messo alla pubblica gogna senza che vi fossero fatti penalmente rilevanti.
Cordialmente, Gaspare Liuzza
Buona sera, ad onor del vero non sapevo che anche voi aveste pubblicato la notizia citando per esteso il nome del collega: ad ogni buon conto sono convinto che i processi “sulla pubblica piazza” in un Paese civile e democratico (come dovrebbe essere il nostro) dovrebbero essere evitati (visto che la naturale sede istituzionale dove i processi vanno celebrati sono le aule dei Tribunali: chi non ha nulla da temere non si sottrae agli accertamenti dell’autorità giudiziaria, non credete?), soprattutto quando si traducono in uno sputtanamento mediatico lesivo della dignità professionale e personale di una persona che (fino a prova contraria) è onesta: ribadisco, pertanto, la frase relativa allo stupro mediatico che ha avuto come vittima Valsecchi.
Per quanto concrene, invece, il silenzio da imporre alla stampa, ritengo che avete preso un abbaglio: in democrazia la libertà di stampa è un diritto assoluto che non ammette alcuna forma di affievolimento; certamente ciascun giornalista ha il dovere (voi lo saprete, senza dubbio) di non ledere la dignità e l’onore altrui (questa si, sarebbe una soluzione intelligente).
Per quanto concerne il vs. commento sui presunti rapporti tra il Valsecchi ed Ivano Perego sono convinto che tutto verrà chiarito nelle sedi istituzionali senza lasciare alcuna ombra (o meglio zona grigia). Mi auguro (anzi ne sono certo) che, ove si realizzasse tale ipotesi, sarete pronti a scusarvi (l’intelligenza e la deontologia professionale lo imporrebbero) con chi è stato messo alla pubblica gogna senza che vi fossero fatti penalmente rilevanti.
Cordialmente, Gaspare Liuzza.
Gentile Liuzza,
continuo a non capire questa scissione profonda tra piano penale e piano prettamente etico e di responsabilità quando si parla di uomini appartenenti alle istituzioni.
Qualora non vi fossero fattori di rilevanza penale nel comportamento di Valsecchi (ed è probabile, l’abbiamo scritto), come commenta la richiesta fatta al faccendier Perego, evidente e oggettivamente certificata, di una promozione presso la Polizia monzese?
Inoltre: perché scrive “presunti rapporti”? Le intercettazioni sono lì da vedere. Ha qualche dubbio che i due interlocutori fossero il suo “tutelato” e l’imprenditore Perego? No. E allora perché “presunti”? Vuole nasconderli? Pensa ad un complotto?
La “gogna mediatica”, anche se tale non è, l’ha causata al massimo quel malcapitato di Alberto Valsecchi.
L’unico, mi permetta, che deve “chiarire” è soltanto colui che, piuttosto che guadagnarsi promozioni sul campo, ha pensato bene di strizzare l’occhio all'”elemento politico” di turno.
Altrettanto cordialmente, Duccio Facchini
Gentile Facchini,
dopo le tante parole pronunciate e scritte (anche da Lei) celebrando un processo mediatico avente ad oggetto fatti che (per quanto riguarda il Valsecchi) non hanno assunto rilevanza penale, quando tutto verrà chiarito spero di leggere (l’intelligenza e la deontologia professionale lo impongono) le Sue gentili parole di scuse.
Per l’ultima volta, Gaspare Liuzza.
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