‘Ndrangheta a Lecco: il “pacco” è svelato

Il quotidiano “Il Giorno”, nelle pagine dedicate alla manifestazione di ieri pomeriggio, si è concentrato sui beni confiscati. Ciò che ci preme è chiarire, per amore di verità, tre aspetti riportati dal giornale locale inerenti entrambi allo “scambio” tra il Comune di Lecco e la Prefettura avente per oggetto tre beni sottratti alla cosca Trovato: la pizzeria Wall Street, il Giglio e l’appartamento di Viale Adamello.

Il primo aspetto merita d’esser sottolineato perché frutto di un’interpretazione quanto meno erronea. Non è affatto vero infatti che “da pochissimo il quartier generale (Wall Street, nda)” sarebbe stato “assegnato dall’Agenzia nazionale Beni confiscati alla Prefettura”. La realtà è che il bene di via Belfiore è stato destinato alla Prefettura mediante un’anomala procedura che ha visto le due parti interessate convergere in un singolo ente, la Prefettura appunto. Riassumendo si potrebbe affermare  che la ex pizzeria Wall Street, dopo quasi quindici anni di lassismo e disfatte (altro che “simbolo della lotta alla mafia”!), è stata trasferita alla Prefettura dalla Prefettura. E non dall’Agenzia nazionale Beni confiscati.

Anche il secondo punto che poniamo all’attenzione è frutto di un altro errore. Non è vero che la Prefettura abbia ricevuto “contributi della Fondazione Cariplo” per “mettere mano alla ristrutturazione della pizzeria” Wall Street. La Fondazione Cariplo, in verità, ha messo sì 200.000€, che andranno però investiti sul bene Giglio, in via Ghislanzoni. Stando a quanto dettoci dall’ex Prefetto Nicola Prete e dal Capo di Gabinetto Stefano Simeone nel maggio di quest’anno, i lavori eseguiti in Wall Street (che non era “allagata”) sarebbero costati meno di 20.000€ (messi dallo Stato).

Il terzo ed ultimo aspetto, il più gustoso, non è una svista giornalistica. E’ un’insperata rivelazione. “Il Comune invece difficilmente potrà venire in possesso degli altri due beni che sono gravati da pesanti ipoteche bancarie”. E’ una frase che a prima vista potrebbe sembrare esser stata copiata dalla nostra petizione “Salviamo Wall Street” contro lo scambio torbido tra Prefettura e Comune di Lecco (commissariato). A gettare simbolicamente la maschera, restituendo verità alle nostre denunce e rivendicazioni, è invece colui che più di tutti ha voluto, gestito e difeso lo scambio (o “pacco”) di beni confiscati: il Capo di Gabinetto della Prefettura, dottor Stefano Simeone.

A questo punto sorge una domanda spontanea: ora che la stessa Prefettura ha ammesso d’aver assegnato al Comune due beni inutilizzabili perché “gravati da pesanti ipoteche”, come si comporteranno i “realisti” inquilini di Palazzo Bovara? Non sarebbe forse il caso di chiedere conto a chi, con qualche mesetto di ritardo, si accorge – bontà sua – di aver cucinato una minestra inservibile? Ci permettiamo di dargli un consiglio: dopo aver revocato la delibera che ha ufficializzato lo scambio – cosa che 2390 cittadini hanno chiesto tramite la petizione dimenticata, ripensate al cecchinaggio fatto nei nostri confronti (“provocatori”, “urlatori”, “disfattisti”, “bastian contrari”) ed infine ringraziate il dottor Simeone. Almeno lui è sincero!

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