Provincia di Lotta

Il Movimento Studentesco lecchese naviga in acque complicate. Fatica a ritrovarsi, probabilmente a trovarsi. Per responsabilità condivise, per eccessi emozionali e per difetti di approfondimento e serietà. E’ una navigazione che si sta cercando di raddrizzare, almeno in parte, puntando su una coscienza separata dalla bolla mediatica e dalle strumentalizzazioni politiche. E’ un lavoro duro che richiede precisione e serietà laddove, per responsabilità degli attori che hanno animato la scena, han dominato egocentrismi di varia natura.

Sbaglieremmo quindi se imputassimo ad altri, fuori dal contesto del Movimento, il fallimento e la precarietà della consapevolizzazione studentesca. Ciò non toglie che si debba e si possa ricominciare a tessere un’esperienza nuova, rinnovata e rinnovabile.

Fatta questa premessa, non posso sorvolare su due fatti gravi capitati il primo sabato mattina in piazza ed il secondo la domenica sul giornale locale La Provincia di Lecco.

Partiamo da sabato. Durante la settimana passata viene diffuso per le scuole superiori della città un volantino propagandistico contro la Riforma Gelmini. No ai tagli, no alla privatizzazione del sapere. Dietro alla liturgia semplicistica del “No Gelmini Day”, si intravede però il simbolo di “Lotta studentesca”, gruppo di estrema destra, neofascista, fortunatamente poco radicato a Lecco. L’appuntamento indetto da LS è fissato per sabato 23 alle 8,30 presso la stazione ferroviaria.

Da lì si scatena una polemica che ha interessato anche il Movimento Studentesco cittadino, sebbene sia più una firma che un soggetto autonomo. Se ne discute e si condivide che no, i fascisti non possono ingannare gli studenti (seppur pecoroni) a colpi di slogan di distrazione di massa, difendendo una Scuola Pubblica nata dai valori di una Resistenza che li ha visti e li vede su barricate opposte. Le vie per contrastare questa mossa farlocca sono diverse. Dalle più radicali alle più sobrie. Alla fine, grazie soprattutto alla lucidità di alcune studentesse presenti alla riunione del Movimento, si sposa una linea più mordida: presenziare, al massimo con un volantinaggio condiviso da “studenti antifascisti”. Il timore era quello che, favoleggiando chissà quale antagonismo verso il Governo e la Ministra, i fascisti di Lotta Studentesca potessero in qualche modo reclutare ignari per ingrossare le loro fila.

Sabato 23 ottobre, verso le 7,45, ci si presenta dunque alla stazione. Qualche volantino, qualche battibecco evitabile, qualche sguardo preoccupato delle forze dell’ordine. Alle 8,30, ora del concentramento di Lotta Studentesca, si è tutti curiosi di saggiarne la portata. I neofascisti, puntuali come cameratismo impone, sono a dir tanto una ventina. Si vocifera che qualcuno sia venuto da fuori città, chiamato a dar sostegno. Bandierine gialle con “LS” più un conciliante spadone e qualche tricolore avvolto che ricordava le mazze di Piazza Navona. Il capataz di turno in testa con megafono e saluto romano. A quel punto ecco lo schieramento portarsi verso via Centrone, che porta dalla Stazione al liceo Grassi. “Boia chi molla è il grido di battaglia”, il coretto da stadio dei poveri cristi. Tra noi che osserviamo parte qualche contro-coro. La polizia detta i tempi e i venti neofascisti s’incamminano. Il premio fedeltà condiviso tra le parti sarà assegnato al mai morto “merdeeeeeee” da stadio, pronunciato a mò di ruggito.

Assistito al circo prendo e torno verso casa. Al pomeriggio avremo la manifestazione antimafia, roba un po’ più seria dei razzisti nostalgici col debole per gli spadoni.

La mattina dopo ecco la sorpresa, che poi è il secondo fatto grave di cui vorrei parlare. La Provincia di Lecco, nella prima pagina di cronaca locale, al fianco della manifestazione antimafia (sorvolo sul resoconto per evidente conflitto di interessi), dedica un bel trafiletto ai gladiatori. Titolo: “Tutta la rabbia degli studenti contro la riforma”. Rabbia contro la riforma? Prendo e leggo. Il pezzo è casualmente anonimo, capita spesso. Prima frase: “Lotta studentesca è tornata”. Gelo. “Un gruppo di studenti ha manifestato per le vie della città creando anche qualche intralcio al traffico”. Quanti studenti? Non lo può scrivere, non lo sa, non lo vuol sapere. “Una manifestazione che va aggiungersi (sic!) alle già tante che si sono susseguite in questo periodo”. Eh sì, tutte uguali. “Ieri mattina con striscioni contro i tagli alle risorse […] i ragazzi di Lotta studentesca si sono fatti sentire”. Grandi ragazzi, La Provincia è con voi! “Una manifestazione che non sarà l’ultima visto che nei prossimi mesi torneranno in piazza”. Per fortuna! Non c’è però un virgolettato del referente, si chiama così?, del movimento elogiato. Queste sono affermazioni dell’anonimo autore del pezzo o è parte di un comunicato stampa? Ecco poi ampio spazi ai dati che “parlano chiaro”. Dati che non si capisce da chi siano stati forniti. E’ una rielaborazione de La Provincia o sono dei documenti prodotti dai nostalgici? Non è dato sapersi. Dopo l’elenco dei numeri orfani, ecco il finale-morale. “Unico neo della manifestazione […] la scarsa informazione che gli organizzatori hanno dato alla protesta, e soprattutto le difficoltà causate dal blocco del traffico”. La Provincia fa le pagelle. Il solo “neo”, che poi si scoprirà esser doppio, è la “scarsa informazione data alla protesta”. Peccato che i camerieri del “boia chi molla” e del saluto romano fossero solo una ventina (di cui la metà venuti da fuori). Chissà lo scoramento dell’inviato. Forza ragazzi, organizzatevi meglio, raffinate gli strumenti! E’ un peccato vedervi così sgangherati.

Stiano sereni i pigri fascisti con lo zainetto griffato “Duce” e la stampa sdraiata: tra poco è il 28 ottobre, data a loro molto cara. Ritentate, la sorte aiuta gli audaci!

Duccio Facchini

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