L’incontro con il Prefetto

“Non voglio essere strumentalizzato, altrimenti i canali con me li troverete chiusi”. Così il Prefetto Valentini ha voluto metter in chiaro l’abc del rapportarsi. “Amor di verità” e “dialogo con tutti”: regole gradite, specialmente da chi – come noi – le pratica quotidianamente. Dopo l’incontro di giovedì 28 si è usciti con le tasche piene di vuoto. Un paradosso. Il paradosso è il miglior amico del cittadino attivo.

Abbiamo preso atto che “no”, il Prefetto non ha denunciato nessuno. “Sbaglia” chi crede che il successore di Nicola Prete abbia esordito steccando. Lui, insediatosi il 30 agosto, s’è “limitato ad una segnalazione alla Questura”. D’altronde, come dargli torto, potevamo pensare di entrare in “casa sua” per fare delle fotografie senza che qualcuno s’offendesse? Chi non denuncia, dunque, non ritira un bel niente. Affari nostri, in tutti i sensi. Il cerino lo passo a te che lo passi a lui. Però, s’intenda, “nessuno sta scaricando la responsabilità”. Che sollievo. “Quindi, signor Prefetto, ha preso male la notizia della denuncia, dunque sta dalla nostra parte, vero?”. “No”, mica si è tutti un “Tribunale”. “Staremo a vedere”. “Crede che il nostro atteggiamento possa in qualche modo averla offesa?”. “Non mi pare, bastava chiedere e vi avrei fatto entrare”. Un mese e venti giorni per un incontro, figurarsi per un sopralluogo. Poco importa. “E l’archivio?”. Il bene è assegnato da gennaio e le librerie arrivano giusto appunto dopo la querela per “invasione di edifici”? Casuale. “No, quella è la tempistica degli ordini”. Già. Entro pochi giorni, però, potremo effettuare un “sopralluogo” presso la ex pizzeria di via Belfiore. Insieme a questa buona notizia, possiamo tranquillizzare chi, all’alba di qualche mese fa, dava per “irrecuperabile” l’ex roccaforte del clan Trovato: il dottor Valentini ci ha infatti chiarito che basterà un investimento minimo per mettere in sicurezza la struttura.

Abbiamo poi appreso che il celebre “scambio”, che ha dato origine alla nostra petizione “Salviamo Wall Street” (che ha scoperchiato temi altrimenti dimenticati), non è stato voluto dal Prefetto Prete e dal Capo di Gabinetto Simeone, bensì da “due assessori della passata amministrazione”. Un paradosso in qualche modo sanato da carte che, per fortuna, restituiscono l’agognato “amor di verità”. La Delibera nr 5 del 14 gennaio 2010 del Commissario Prefettizio dott. Frantellizzi è infatti inequivocabile quando riporta, a pagina 2, l’opposto di quanto asserito dalla Prefettura. Si può leggere infatti che: “ Considerato inoltre che nel mese di settembre 2009 Sua Eccellenza il Prefetto di Lecco ha manifestato interesse ad uno scambio del citato immobile del Comune di Lecco con due immobili in possesso della Prefettura …”. “Con lettera del Commissario prefettizio del 1 dicembre 2009, prot. 55450, Il Comune di Lecco ha accettato lo scambio proposto dalla Prefettura…”.

E le ipoteche che gravano sulla pizzeria Giglio e l’appartamento di viale Adamello (due milioni di euro ora sul groppone del Comune)? “Le ipoteche”, se le banche che vantano il diritto sono in buona fede, “vanno pagate”. Nonostante ciò “si sta cercando” – Prefettura e Comune di Lecco – di “trovare una soluzione” che eviti ciò che pare inevitabile. E le affermazioni del dottor Simeone sulle “difficoltà di entrata in possesso” legate proprio ai gravami di cui sopra? Risposta: i giornali scrivono tante fesserie. Punto e a capo.

Abbiamo inoltre scoperto chi ha scovato e “risolto” l’occupazione del bene confiscato di Torre de Busi. La Prefettura di Lecco. E prima perché non si fece nulla, in particolare fino all’estate di quest’anno, quando Qui Lecco Libera pubblicò il video che dava notizia della vergognosa occupazione? Prima non si discute, “parliamo di adesso”!

Infine, ma non per importanza, abbiamo avuto una risposta chiara sui beni confiscati. I dati forniti dalla Prefettura prima dell’arrivo del dottor Valentini erano lacunosi, errati o addirittura “scaduti”. Su questo, pur non concordando, il Prefetto ci ha in parte dato ragione parlando di “problematicità” in questo ambito. Quello che alcuni descrivevano come un precisissimo specchietto che gli oltranzisti (noi) male interpretavano è infatti ora “in costruzione”. Ma se era perfetto e concorde ai dati dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati o del Commissario Governativo per i Beni Confiscati, perché costruirne uno nuovo? Portiamo a casa una buona notizia: verrà stilata on-line una lista effettiva di tutti i beni ed aziende confiscati alla ‘Ndrangheta in Provincia di Lecco, sia da un punto di vista quantitativo che da qualitativo (stato di gestione).

Qui Lecco Libera, come anni di impegno stanno a dimostrare, andrà quindi avanti a lavorare nell’interesse della collettività. Il contrasto alla ‘Ndrangheta si fa con gesti e comportamenti seri, coerenti, concreti e credibili.

Proposte chiare. Analisi, documenti e dati di fatto.
Come il documentario che ripercorre lo “scambio” tra Comune di Lecco e Prefettura del gennaio scorso nonché la mappa dei luoghi simbolo di ‘Ndrangheta che abbiamo donato stamane al Prefetto.

Qui Lecco Libera

2 pensieri riguardo “L’incontro con il Prefetto

  • 3 Novembre 2010 in 13:44
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    Nota tecnica: le ipoteche sono a garanzia di un credito. Dunque andrebbe capito a quanto ammonta il credito residuo vantato dalle banche e garantito dalle ipoteche sui due beni citati (Giglio e via Adamello). Il milione di cui si parla è l’effettivo debito o l’importo dell’ipoteca?
    La mia osservazione tecnicistica non vuole minimamente sminuire i risultati dell’ottimo lavoro che avete fatto e che continuate a fare.

  • 4 Novembre 2010 in 09:08
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    Figurati Luca, hai fatto benissimo a domandare.
    Ti rimando a questo link in cui abbiamo pubblicato un documento dell’Agenzia del Demanio del 2007 che stimava l’importo complessivo delle ipoteche solo sul Giglio, via Ghislanzoni.
    http://www.quileccolibera.net/?p=2492
    D.F.

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