Zerbino rosso

Ha scritto Franco Cordero nel “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani” edito da Bollati Boringhieri:

“Il mago di Arcore ha formato una specie umana, l’amorale rampante”.

E’ difficile trovare parole equilibrate per descrivere quanto accaduto ieri sera presso la sede della Camera di Commercio di Lecco.
Quel che avevamo pronosticato, ovvero una passerella insopportabile, s’è rivelato fin troppo ottimistico.

Non avevamo ipotizzato, ad esempio, che gli organizzatori della sfilata – l’associazione “trasversale” Appello per Lecco – potessero spingersi sino alla “selezione all’ingresso”. Una perquisizione bella e buona degli zaini e delle borse di ciascuno. O meglio: di coloro che la direzione d’orchestra riteneva sgraditi. Ecco allora dei buttafuori nervosi e maleducati, a metà tra il body scanner e qualche discoteca milanese, dare ordini – persino ai poliziotti in divisa.
“Fammi vedere dentro lo zaino”. “Scusi, perché?”. “Motivi di sicurezza”. “E se non volessi?”. “Non entri”.

Nello zaino, ebbene sì, avevamo uno striscione. “D’Alema: sei la patologia, non la cura. Berlusconoide”. Il gorilla l’ha trovato “offensivo”. Anzi: l’ha giudicato “offensivo”; dunque: “questo resta fuori”.
Quand’è passato di lì il “moderatore” della serata, il sempre sobrio Corrado Valsecchi, abbiamo chiesto conto. “Metti che hai una rivoltella nello zaino, ci sono dei politici”, la risposta del Cameriere.

Rivoltella e barzellette a parte, lo striscione l’abbiamo abbandonato all’esterno. Sulla composizione della platea c’è poco da dire. Molto apparato e poca curiosità. Un insuccesso che sarà certamente camuffato da “importante occasione per la città”. In questo, c’è da riconoscerlo, Appello per Lecco è molto abile. Abile, oltreché ridicolo e umiliante, pure il comma delle domande scritte. Un continuo assist a porta vuota: i “giovani”, le “donne”, l'”economia”. E il “confronto” con i cittadini? L’escamotage del taccuino l’hanno partorito in fretta e furia perché terrorizzati da una probabile contestazione.

Nel merito c’è poco da aggiungere. D’Alema è “uomo di Stato”. Garavaglia è Carlo Cattaneo. Pezzotta è molto allegro, questo sì. Mauro è un po’ Aldo Moro e un po’ Briatore. Tabacci, che raccoglie più consensi, è un marziano (il quinquennio 2001-2006 presso Berlusconi l’ha dimenticato, come Cuffaro). Il tutto col timbro di una moderazione così servile da risultare spassosa.

La serata di ieri ha comunque avuto una sua utilità. Chi avesse avuto dei dubbi sul costume, la coerenza e la credibilità dei vertici di Appello per Lecco, non può non aver compreso il trucco. Patetico trucco.

Qui Lecco Libera

Un pensiero su “Zerbino rosso

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *