Il Consiglio dei giochi
Emendamenti presentati e poi repentinamente ritirati. Consiglieri distratti, polemiche sterili, cifre strumentali. Opposizioni che impongono l’agenda, capigruppo di maggioranza sbugiardati dalle proprie fila. Figure super-partes che mediano, tessendo una tela opaca che lascia sfumati i distinguo tra chi le elezioni le ha vinte e chi le ha perse. Non l'”inciucio”, come denuncia col sorriso il Consigliere leghista Colombo. Più semplicemente il “teatrino”. Sul palcoscenico trionfa la superficialità, salvo eccezioni.
Era questo il contesto dove ieri, a tarda sera, si è approvato il Regolamento di “disciplina” del fenomeno delle sale giochi. Doveva essere la conclusione di un iter complesso ma esaurito, chiarito, sviscerato. In realtà è stata la stessa maggioranza di centro-sinistra a presentarsi sfilacciata, distratta, addormentata. Parevano timidi, erano spregiudicati. Spregiudicati perché poco e male informati. Dall’altra parte, invece, le truppe della destra erano ugualmente disordinate ma unite dal collante della propaganda. Sentire il Viceministro Castelli, generosamente sbarcato da Trastevere tra i comuni mortali, lamentarsi della cultura del gioco d’azzardo è stato qualcosa di offensivo. O il consigliere De Capitani, ospite del listino formigoniano con la Nicole nazionale, che rimbrottava i “moralisti” scordandosi di ciò che il suo partito ha fatto e sta facendo a pochi chilometri da Lecco, a Calolziocorte (“Ma io mi occupo solo di Lecco”, dirà con un ghigno).
Ed è così che un Regolamento che tale non è, o lo è timidamente, è passato con 18 voti favorevoli in un clima di pressoché totale disinformazione. Grazie a questa nuova “disciplina” giungeranno in città altre due nuove sale giochi. Strano, visto che il centro-sinistra prometteva lotta senza quartiere. Una lotta debole, si sa, perché lo Stato è il banco e la Legge il muro di gomma. Debole, e ci può stare, ma drammaticamente “moscia” (termine caro alla consigliera leghista Bettega).
Il punto chiave è stato quello del rapporto tra sale giochi e numero di residenti. Una ogni ottomila, è stato deciso in Commissione. Una ogni venticinquemila è stata la proposta provocatoria del consigliere Parolari (Lega). Peccato che la seconda, a riprova del fatto che il Carroccio vive e vegeta grazie a slogan e non a fatti, è rimasta lettera morta, mai trascritta e mai ufficialmente avanzata. Una boutade, per “vedere” il gioco dei dilettanti. Avrebbe vinto, Parolari. Avrebbe trionfato la Lega. Il Pdl era già rosso in faccia, aveva addirittura chiesto il rinvio – alzando la palla al Pd. C’è voluto Castelli per ristabilire la sottile differenza tra rosso e nero, verde e azzurro, opposizione e governo.
I sostenitori della proposta, primo fra tutti il Pidiellino critico Antonio Pasquini, rivendicano d’aver rotto o contrastato l’oligopolio delle quattro già esistenti. Con le nuove due che arriveranno, stiamone certi, il mercato sarà libero, concorrenziale, regolato da una mano invisibile.
Della nostra proposta protocollata e consegnata a ciascun consigliere non s’è visto nè sentito nulla. Oltre a Buizza, soltanto il Consigliere della Sinistra Sandro Magni l’ha citata, senza nominarla direttamente. Peccato che l’abbia fatto per difendere la sua scelta, “anti-proibizionista”, di non regolare il Far West perché i soldati son lo Stato e poco ci si può inventare. A patto che, ha rilanciato, il Sindaco riferisca ogni tanto al Consiglio dell’infiltrazione mafiosa sul territorio. Come se ciò bastasse.
Riassumendo in poche parole il pensiero della maggioranza e dell’Amministrazione Brivio potremmo dire che sì, il gioco fa male ed è brutto, che lo Stato organizza la Bisca e usa la Legge per legare le mani, che le mafie ci sono e fanno affari, che la dipendenza è cattiva e va contrastata, che il soldo deve venir dal lavoro e non dalla magìa, etc. etc. etc., ma – ahìvoi – non c’è alternativa (ripetiamo: nessuna parola sulle nostre proposte assai più stringenti, non una). E visto che non c’è alternativa, eccovi due nuove sale. Tiè!
E la Lega Nord si sfrega le mani.
Qui Lecco Libera
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