‘Ndrangheta a Lecco. Caro Coisp (sindacato di polizia): a quando il “mea culpa”?
“Ebbene si …. È proprio vero, il tanto vituperato e denigrato (dai alcuni giornali e blog su intenet e non solo…) Sovrintendente Valsecchi Alberto, in servizio alla Sezione Polizia Stradale di Lecco, oggi è stato premiato con DUE LODI per aver coordinato due distinte operazioni: l’una, risalente al luglio 2008, in cui furono arrestati due cittadini stranieri “responsabili di detenzione di sostanza stupefacente del tipo eroina”; l’altra, dell’ottobre 2008, in cui a Desio furono arrestati due persone responsabili del reato di detenzione, spaccio, trasporto di sostanze stupefacenti”. Orbene per noi che conosciamo il Sovrintendente Valsecchi ed il modo in cui ha lavorato e continua a lavorare non c’è alcuna sorpresa: anzi quanto sopra conferma ciò che pensavamo quando nel luglio 2010 il nome del collega fu dato gratuitamente in pasto all’opinione pubblica da alcuni giornali e da alcuni bloggers della Provincia di Lecco nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla D.D.A. di Milano relativa alla criminalità organizzata in Lombardia, per la quale a tutt’oggi (il relativo processo è iniziato nei confronti degli imputati poco tempo fa) nessuna contestazione penalmente rilevante è stata mossa nei confronti di Valsecchi. In questo giorno di festa per la Polizia, pertanto, si coglie l’occasione per chiedere ai giornali, ai bloggers in questione (E A CHIUNQUE ALTRO PENSASSE DI DOVERLO FARE) di recitare il mea culpa, chiedendo scusa pubblicamente, possibilmente cospargendosi il capo di cenere, al Sovrintendente Valsecchi ed alla Polizia di Stato che ha l’onore di avere quest’ultimo tra i suoi “servitori””.
Era maggio del 2011 quando il sindacato di polizia Coisp, per bocca del segretario provinciale di Lecco, Gaspare Liuzza, pretendeva pubbliche scuse da chi s’era permesso di sollevare un punto di opportunità nei confronti d’un suo uomo. In estrema sintesi: il pluridecorato sovrintendente Alberto Valsecchi della Questura di Lecco era stato pizzicato al telefono con personaggi coinvolti di lì a poco nei maxi-arresti dell’operazione Infinito (luglio 2010). All’impresario Ivano Perego (condannato in primo grado nel procedimento a 12 anni di reclusione) aveva chiesto infatti un aiutino per esser promosso alla polizia di Monza e Brianza. In quel caso, il brillante curriculum cedeva il passo all’elemento politico, per citare Valsecchi. In cambio, s’era speso per risolvere l’annosa questione delle multe agli automezzi dell’impresa, poi scoperta esser nelle mani delle ‘ndrine. Pur in assenza di rilievi penali, avevamo giudicato gravemente discutibile il comportamento dell’agente, chiedendo conto a chi ne difendeva a spada tratta l’operato.
In cambio ricevemmo fango.
Oggi, tre anni dopo i fatti e due anni dopo la richiesta di pubbliche scuse da parte del Coisp, pubblichiamo con piacere l’estratto della relazione conclusiva sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti in Lombardia messa a punto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta ad hoc, indagine che è stata presentata ieri a Milano. Estratto che chiarisce ogni dubbio.
“La strategia di inquinamento della vita istituzionale contempla non solo il fatto di intessere rapporti con professionisti della politica, ma anche di scendere in campo personalmente, addirittura nell’Arma, con uomini di comprovata fiducia. Altro personaggio istituzionale indicato come avvicinabile è l’ispettore della Polizia di Stato, Alberto Valsecchi. Valsecchi compare, per la prima volta, a proposito della annosa questione delle multe, che venivano elevate sistematicamente ai camion della Perego, per il superamento dei limiti di carico, in zona di competenza della Polizia stradale di Lecco. Il giorno 5 maggio 2009 (ore 8,20, n. 175724) Tommaso Ghezzi, capo dei trasportatori, chiama Ivano Perego, rappresentando il solito problema e Ivano Perego replica che lì era competente Lecco e Ghezzi risponde di avere già provato a contattare Alberto (Valsecchi), ma senza esito”.
E ancora:
“Invero, nonostante la pessima fama che accompagna gli uomini della ’ndrangheta, accade che con piena consapevolezza non solo imprenditori, di cui si è detto, ma anche uomini delle istituzioni e uomini politici, consiglieri provinciali e regionali si rapportino a personaggi del livello mafioso, quale quello di Salvatore Strangio, rivolgendo loro richieste di intervento e di favori vari, anche di carattere politico-elettorali. In tal modo, con simili comportamenti, vengono conferiti a personaggi di tal fatta la piena legittimazione a essere presenti e ad operare nella società civile. E così, nelle ordinanze di custodia cautelare, relative ai proce- dimenti « Caposaldo » e « Tenacia », compaiono tra gli altri i nomi di:”
all’undicesimo posto:
“Valsecchi Alberto, ispettore della Polizia di Stato, che si attiva sulle multe elevate nei confronti degli autisti della Perego e molti altri ancora;”
Dunque, segretario provinciale Liuzza, chi tra i due deve pubbliche scuse?
Duccio Facchini – Qui Lecco Libera
Caro Facchini, noto che insiste su questa vicenda e che tenta di raccontare una storia diversa da quella che emerge dagli atti processuali. Premesso, infatti, che nel nostro ordinamento i processi vengono celebrati nelle aule giudiziarie (e non sui giornali o nelle aule parlamentari: in quest’ultimo caso si tratta di una conseguenza diretta del principio della separazione dei poteri), è di tutta evidenza che il poliziotto in questione non ha commesso alcun illecito: secondo lei perchè la Dott.ssa Boccassini, magistrato ligio ai propri doveri (ricordo che la nostra Costituzione prevede l’obbligatorietà dell’azione penale quale garanzia estrema per il cittadino, in quanto quest’ultimo ha diritto che venga accertata la verità e, con essa, l’eventuale estraneità ai fatti contestatigli), non ha indagato il Valsecchi e non lo ha neppure mai sentito come persona informata sui fatti? La risposta è semplice: 1) il Valsecchi non ha posto in essere alcun comportamento suscettibile di integrare sotto il profilo oggettivo e soggettivo una fattispecie penale incriminatrice prevista dalla legge; 2) Il Valsecchi non è una persona in grado di riferire sui fatti oggetto dell’indagine. Lieto di aver contribuito a chiarire degli aspetti che sono l’asse portante del nostro ordinamento giuridico (e che spero vengano da Lei approfonditi per evitare che in futuro si verifichino situazioni analoghe a quella in questione), colgo l’occasione per porgere distinti (e distanti) saluti.
Dott. Gaspare LIUZZA
Segretario Regionale Aggiunto COISP Lombardia
Caro Liuzza,
capisco che la questione suscita imbarazzo. La invito però a non confondere i piani. Da un lato, quello penale -o di procedura penale, seguendo il Suo ragionamento- che mai è stato posto in discussione. Dall’altro, quello legato a motivi di opportunità e sensibilità istituzionale. Come scritto, l’agente che Lei continua corporativamente a tutelare -vestendo inutilmente la toga e stravolgendo il merito- ha conferito, secondo la Commissione parlamentare indicata in forza degli atti processuali di cui evidentemente Lei è impreparato relatore, “a personaggi di tal fatta la piena legittimazione a essere presenti e ad operare nella società civile”, “rivolgendo loro richieste di intervento e di favori vari”.
Prendo atto che al Coisp tale conclusione poco interessa, preferendo, ribadisco, chiudersi a riccio dinanzi ad un enorme punto di credibilità e di opportunità. Rimanendo, sì, distante. Dalla realtà.
DF
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