Piano cave, dopo l’adozione, torna in commissione (a Lecco)

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Mercoledì 17 aprile ha avuto luogo la Commissione comunale centrata sul nuovo Piano Cave, di recente adozione e prossima approvazione.
Due i punti all’ordine del giorno dei lavori: la sfiducia sia al Sindaco Brivio sia all’Assessore Campione, sotto forma di proposta di Delibera a firma dei consiglieri leghisti, per i ritardi e l’opacità del mai partorito PGT (il Piano di Governo del Territorio). La cui presentazione è posticipata ogni 3 mesi, ormai da 3 anni.
Secondo punto, il tema “Piano cave” dopo la votazione (adozione) dell’8 aprile 2013 del Consiglio provinciale che ha dato il via alla fase di osservazioni, come abbiamo già scritto.

I lavori sul 2 punto iniziano con la dichiarazione dell’Assessore alla partita e vicesindaco Campione, come sempre in procinto di andarsene. Pochi minuti a disposizione, ha detto: se n’è comunque dispiaciuto. “Ci saranno altre occasioni”. Il Presidente dalla Commissione Alberto Invernizzi (Appello per Lecco) ha ricordato ai presenti i tempi per fare, sempreché decidano se farle, le osservazioni al Piano Cave. Sono 60 giorni per i cittadini dalla pubblicazione della delibera all’Albo provinciale (6 giugno) e, corretto dal Dirigente Colombo, un poco di più per il Comune, facendo fede il dato che i 60 giorni partono dalla deposito in ufficio protocollo del Comune della Delibera approvata, e tale atto non è ancora stato depositato.
Invernizzi ha dato conto di un incontro dei giorni scorsi dove la Provincia avrebbe chiesto direttamente a Sindaco e Vicesindaco di non presentare all’ultimo momento, all’ultimo giorno (nemmeno al penultimo) le eventuali osservazioni. Per cortesia. Anche perché sarebbero le prime, avendo fatto scena muta, a differenza degli altri Enti, nelle occasioni disponibili presentatesi nei mesi precedenti quando si sono discusse le due Vas (Valutazione Ambientale Strategica). La presidenza e il vicesindaco hanno poi comunicato ai commissari l’intenzione di far ratificare dal Consiglio Comunale la posizione che verrà decisa dalla Giunta, svuotando di fatto ogni potere decisionale a chi è stato eletto dai cittadini (pratica quotidiana di questa Amministrazione).
Aspetto che ha trovato la netta opposizione del commissario Stefano Parolari (Lega Nord) che ha chiesto invece che tale posizione venisse costruita tutti insieme. Trasversalmente. Come peraltro avvenne nel 1999 per il Piano cave attualmente in vigore. Quando al tempo si vide addirittura l’unanimità dell’intero Consiglio. In quelle Delibere, ha ricordato Parolari, era contenuto l’impegno a far sì che quello fosse l’ultimo Piano cave accettato. Sebbene il parere del Comune sia di fatto una “firma coatta“, dato che in mancanza di questa l’approvazione del Piano passerebbe in automatico a un Commissario ad hoc.
Dietro a Parolari s’è accodato anche il Commissario Magni (indipendente per Prc-Sel), sostenendo -con qualche settimana di ritardo- che Lecco, premiata “Città Alpina 2013”, non possa avere quel buco sulla testa. Secondo Magni sarebbe ora di mandare una delegazione in Regione a perorare la causa del Comune (ammesso che ne avrà una, prima o poi) e che questa non sia composta da politici ma anche da rappresentanti delle Associazioni che sul territorio si sono occupate, nel tempo, del Piano Cave. Inoltre, ha concluso Magni, il Comune dovrà adoperarsi per illustrare e raccogliere le opinioni e il parere su questo Paino degli abitanti dei quartieri maggiormente interessati, nonché tutta la cittadinanza e infine le associazioni che sul tema hanno svolto azioni di sensibilizzazione.

“L’obiettivo è che l’Amministrazione comprenda che le cave debbono rientrare in un percorso sostenibile di consumo suolo zero da tenere in considerazione nella redazione dello stesso PGT”.
La mezz’ora di ricreazione ha visto l’ultimo intervento del consigliere Parolari vertere sulla Convenzione con i cavatori per mettere in atto i ripristini ambientali necessari ai danni provocati dalle escavazioni si costringano gli stessi, con l’aiuto della Regione, a metterci, subito soldi certi, ove necessario anche con l’obbligatorietà delle fideiussioni bancarie per non trovarsi come già successo a vedere a Lecco cave chiuse nel 1974, abbandonate senza alcuna mitigazione. Avendo come impegno quello di non recedere dal principio approvato nel 1999 (all’unanimità) dall’allora Consiglio comunale. La seduta è aggiornata, dopo nemmeno mezz’ora, ancora una volta di vuoto spinto da parte dell’Amministrazione che non sembra avere nessuna idea su come vuole o non vuole questo Piano. Fortunatamente per loro, ancora una volta, in sala consiliare erano in cinque. Noi, 3 giornalisti e la figlia di un consigliere*.

Qui Lecco Libera

* Nella giornata di ieri ci hanno chiamato gli appartenenti al neo-costituito gruppo “No cave Lecco”, precisando che la citata “figlia di un consigliere” era in sala consiliare in loro rappresentanza. Chi di noi era presente non l’aveva inteso, ci scusiamo.

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